Corrispondenza, seguendo Dalì e Gala

Salvador Dalì e Gala

Premessa
Colpita da un viaggio a Cadaqués.
La baia, colorata dal bianco abbacinante delle casette in pietra, inondata dall’azzurro del mare. Pan y tomate, acciughe, boccali di birra fresca.

Poi l’incontro con Dalì e Gala. Una coppia straordinariamente poetica. Un fuoco di arte e passione che mi ha scosso e che ha generato questi versi (AdG)                                                                                                                                    Qui di seguito, una testimonianza critica di Carmelo Strano

Dalí e Gala. Una delle coppie più esaltate ed esaltanti che siano mai esistite. Ciascuno vedeva nell’altro l’universo, il suo habitat quotidiano e spirituale, affetti, il luogo dell’altissima pulsione fisica e creativa e delle esperienze estreme.

Lei, durante il matrimonio con Paul Éluard, nel 1922, vive una storia intensa con Max Ernst. Alla luce del sole, o meglio: un triangolo solare. È il 1929: Magritte e Éluard, con le rispettive mogli, e altri sono invitati da Dalí a Cadaqués. Subito lei impazzisce, e lui pure. Gala dà il suo arrivederci a Paul. A separare Gala e Salvador sarà la morte di lei nel 1982.

La visita a Cadaqués di Anastasia Del Giglio non deve essere stata casuale né meramente amena. Il locale museo della grafica raccoglie disegni di Goya, Picasso ecc., ma probabilmente è andata in quei luoghi della conturbante coppia per respirarne sussulti e tumulti. Vi ha trovato – come scrive l’autrice di questi versi – “un fuoco di arte e passione che mi ha scosso e che ha generato questi versi”. Ma la Del Giglio deve avere sentito il bisogno di alimentare la sua passione col fuoco della celebre coppia.

Tuttavia, quello che qui interessa è il prodotto, i versi che hanno trovato ispirazione a Cadaqués e che sottolineano il raccordo ideale con quella coppia.

La pulsione in realtà si sprigiona in ognuno dei brevi componimenti. Pensieri e azioni passionali si aggrovigliano inestricabilmente. Non parlano di eternità né di futuro e neanche di passato, neanche prossimo. In generale insistono in una specifica e circostanziata azione performativa.

Icasticamente Del Giglio ne fissa l’incidenza emotiva e pulsionale in un sereno o estasiato effimero. Senza toccare temi di tipo esistenziale. L’esposizione è pietrificata in uno spazio e in un tempo irripetibili, proprio perché non si riallacciano né al prima, né al dopo.

Lei è la protagonista totale, come se lui non fosse importante, o avesse ruolo strumentale. Contano i pensieri di lei assieme al suo stato d’animo attimale. Non c’è tempo né spazio per lui. Magari una camicia poggiata sulla sedia, ma nulla di più.

Per il resto egli, volano di passione, certo, è essenzialmente la causa di quanto succede a lei: nel bene e nel male, nell’esaltazione e nel dispiacere. Questa sua centralità non impedisce all’autrice di essere spietata con sé stessa: niente autocompiacimento né fisico né mentale. Quasi fa capolino una tendenza voyeuristica, di vedersi in azione. E così i versi puntano a incidere più per sintomi che non per descrizione realistica. Al lettore la possibilità di immaginare quanto non detto, o detto indirettamente.

Ma lasciamo parlare uno dei componimenti più belli e interessanti che è, guarda caso, quello dedicato a Cadaqués.
Dopo avere circoscritto seccamente l’ambiente (“Tra bianche callecitas”), la Del Giglio si esprime con stringatezza metonimica, in cui un dettaglio esprime il tutto. Intanto: “vanno per mano”, di più non è detto, e non si tratta certo di Dolce stil novo.

Ed ecco che metafora e delimitazione spaziale sono fusi: “in alto/ una chiesa promessa di eterno”. E spazio all’immagine emotiva: “disegni portati dal mare”. E si punta all’assoluto: “sublimi colori”. Ed ecco il raccordo con la ragione del viaggio: “forme disciolte nel tempo/racconto di un genio”. E chiude con l’emozione che prende corpo in un’immagine ossuta di forte sintesi: “un’ombra dai baffi sottili e una donna dell’est”.

 

Corrispondenza a Cadaqués
(Dalì e Gala, baffi sottili e una donna dell’est)
ANASTASIA DEL GIGLIO

 

SCIOGLITI

Nell’ombra scura che ti segna lo sguardo
nella bocca morbida che si curva e si sforma
nelle mani che tremano e riavvolgono
ancora
quel nastro
vedo pulsare una pietra.

Tu di colpo
spossato
sanguinare
godere.