Science Art, mostra di Marina Iorio a Napoli

Science Art, mostra di Marina Iorio a Napoli

Artista e ricercatrice al CNR, Marina Iorio inaugura il 21 marzo (e fino al 5 aprile) una sua mostra intitolata Wireless Puppets al Centro Domus Ars di Napoli.

Arte digitale a fondamento scientifico. Infatti, in essa si fondono le due anime di Marina, la pittrice e la ricercatrice scientifica. Un po’ vicina al concetto vita-arte di matrice decadentistica ma senza voli di soggettività autoreferenziale o di self-expression. La tecnica impiegata lo conferma pienamente: un’elaborazione di dati Mbes (sonar utili, ad esempio, per mappare i fondali marini).

Marina Iorio ha affinato una sua tecnica mista tra stampa digitale e materie tradizionali: stampa digitale su inox dibond e inoltre acquerello. Tutto questo con basilare contributo del Multibeam Side Scan Sonar (Mbes).

La conseguenza è che la sua libera espressività ha propri binari. E così non è esattamene arbitrario il movimento che assumono le forme astratte nelle quali si traducono scie, sciami, folgorazioni policromatiche, tensioni luministiche, fasce di onde sonore. L’arte (ad essa la Iorio si dedica da più di 10 anni) diventa per lei ad un tempo terreno privilegiato e pure elemento dialettico nel suo ineludibile rapporto con la scienza. Di fatti si tratta spesso di suoni che diventano forme espressive.

Science Art, mostra di Marina Iorio a Napoli
Marina Iorio, Hopeful (Un filo di speranza), elaborazione dati multibeam, stampa a inchiostro, acquarello su acciaio dbond, 2023-2024, 120×70 cm.
Courtesy Diana di Girolamo

Il titolo dato alla mostra “Marionette senza fili” ha vero e proprio fondamento nella danza ed è dovuto al coreografo tedesco Marco Goecke.

Per queste ragioni non è il caso di associare il cinetismo che è nelle opere di Iorio a momenti di fotodinamica futurista. Come scrive Diana di Girolamo, “la danza diviene la radice simbolica di cui Marina Iorio si serve per dare voce non solo a una fase ulteriore della sua ricerca, ma anche – e più specificamente – per ricondurre le opere esposte alla loro genesi. Attraverso di esse l’artista cerca, infatti, di dare espressione al senso di smarrimento che la recente esperienza della pandemia ha generato, mettendo l’uomo di fronte alle sue debolezze, alle sue criticità, alla difficoltà di dare un senso agli eventi di cui è, spesso involontariamente, protagonista”.