La seconda parte del trittico di Pascal Rambert, iniziato nel 2022 con Prima, continua con Durante, nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Il drammaturgo e regista francese di Nizza, amante del teatro – l’unico amore profondo ed intenso della sua vita, il solo al quale ha giurato fedeltà assoluta, come da lui stesso dichiarato – prosegue il lavoro di ricerca fra linguaggi, stili e registri.
L’opera si inserisce organicamente nel rapporto viscerale fra linguaggio, parole e corpo che il Piccolo vuole mettere al centro della stagione 23/24 intitolata “Il corpo delle parole”. “Un corpo a corpo con la lingua e con la fisicità, esplorando le diverse possibilità di questo incontro attraverso tutti i registri, dal sublime al grottesco, con un’ansia di dire la realtà” e raccontare “il mondo e il corpo attraverso il linguaggio”. Sono le parole del direttore Claudio Longhi che spiegano il significato della presenza in cartellone (oltre che nell’ambito della seconda edizione del Festival Presente Indicativo) del lavoro di Rambert.
Sul palco la medesima squadra vista in Prima, attori e coreografia. Il tempo è trascorso e ciò che interessa a Rambert in questa scrittura drammaturgica non è solo ciò che appare – una sorta di teatro nel teatro – ma soprattutto il racconto di una “avventura umana” che si costruisce sulle persone. I personaggi sono un pretesto per mettere a nudo questioni umane e sociali capitali. Sono un sottofondo necessario attraverso il quale la drammaturgia riesce a rappresentare con efficacia lo stato dell’arte del teatro, anche grazie alle molteplici forme espressive che compongono Durante.
Il presente e il passato del teatro si compenetrano nei due lavori della trilogia, Prima e Durante, che si concluderà con Dopo. La Storia fornisce spiegazioni circa i fatti del presente che altrimenti non esisterebbe. Rambert dimostra di avere inteso bene il concetto, tanto che i suoi primi due testi attingono a piene mani al passato, diventando l’occasione per scandagliare tutti gli elementi della società attuale e dei rapporti fra gli uomini. Il risultato è un affresco elegante, esteticamente equilibrato che prende forza dalla capacità di costruzione narrativa del francese.
Durante si apre con una sequenza di immagini proiettate su un telo – che Rambert utilizza più avanti, nella pièce, per un quadro di teatro di profilo – colori e suoni che si susseguono, senza possibilità di intuire che si tratta dei momenti che precedono un incidente stradale. In sottofondo si sentono persone che parlano, indistinte canzoni italiane che sfumano e ritornano a volume più elevato, si coprono a vicenda. Rambert crea un indecifrabile e intenso prologo nel quale suoni e visioni, voci e macchie di colore compongono un caleidoscopico quadro. Poi un forte rumore, un incidente stradale. Cala il silenzio, sullo schermo il colore si fa caldo, rosso, come il sangue del quale sono ricoperti i protagonisti che solo a questo punto uno ad uno entrano in scena. Solo Marco e Anna – insieme ai loro stessi extracorpi – rimangono sul palco mentre gli altri lentamente escono poi di scena.
Sono gli attori di Prima, Leda, Anna, Marco, Anna, Sandro, gli stessi che hanno dato vita alla pièce ordita sulla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Sono coloro che hanno provocato quel coacervo di rapporti umani tra la famosa attrice Anna e il giovane Marco. Quest’ultimo innamorato dell’altra Anna, la giovane, e turbato dai timidi silenzi di Leda. C’è anche il regista Sandro, omosessuale, ancora scosso perché abbandonato da un giovane amante.
Anna, l’attrice decana, Leda, Marco, Sandro, Anna la giovane, intrecciano i loro racconti in una sequenza dalla dimensione temporale altalenante e portano lo spettatore dentro la storia che Rambert racconta in modo frattalico. Si comprende a piccoli passi, avanti e indietro nel tempo, come si è giunti all’incidente, cosa è accaduto appena prima e subito dopo di esso. La storia inizia dalla fine, fluisce á rebours, ogni singolo dettaglio raccontato aggiunge un pezzo all’accaduto. E così risulta significativa la carcassa dell’automobile sulla scena realizzata da Pascal Rambert e Anaïs Romand.
Come in Prima, il palco è vuoto, un’apertura è visibile ai lati. Gli arredi compaiono e scompaiono, come la carcassa della fuoriserie incidentata, mossi a scena aperta dai tecnici, con una studiata coreografia. Bianco assoluto imperante, perché somma di tutti i colori, su pareti e suolo. Il linguaggio del drammaturgo, carico di parole messe in fila nella lingua italiana grazie alla ottima traduzione di Chiara Elefante, fa il resto.
Durante è un insieme di contemporaneità e di tradizione, è la descrizione dell’oggi filtrato attraverso la lente del passato, con i miti, le eredità, i moniti verso il futuro. Il testo è fortemente intriso di elementi autobiografici, il cui ruolo rende appassionante la visione in particolar modo per chi li conosce. La vita personale di Pascal Rambert è perfettamente amalgamata con gli elementi di fantasia.
Il Piccolo Teatro di Milano è presente corpo e anima in questo straordinario testo. Infatti, i sotterranei del teatro Grassi sono stati luogo di torture fasciste. E non è dunque per caso che il regista ha scelto di utilizzare il sottopalco, il sottosuolo, per il suo lavoro.
Durante evoca molti elementi dolorosi. Con crudele realtà parla di sangue, di dolore, di torture, di segregazione, di mancanze, di indifferenza, di sogni infranti. Un crudo Arlecchino compare poi sulla scena, è un ricordo di Rambert che lo lega a Giorgio Strehler. Il maestro italiano e lo storico servitore di due padroni sono sul palco. Il primo osserva distante con sguardo superiore e silenzioso sussiego, il secondo sproloquia, rimprovera, sentenzia.
Pascal Rambert stupisce con il suo nuovo testo dato che in esso regna la decostruzione. La sua regia è in grado di orchestrare voci, corpi, linguaggi, immagini e luci offrendo un elegante quadro dei nostri tempi. Elegante quando desolante. Un oceano di parole nuove e vecchie, di sentimenti attuali e passati. Tutto reso col suo particolare obiettivo che intende mostrare la realtà senza menzogna, crudele o compassionevole, malinconica o euforica. Così come il tempo che, durante il suo passaggio, muta gli uomini. E così accade anche agli attori di Rambert che, da Prima a Durante, un anno dopo, sono più solidi nei propri ruoli, armonicamente uniti nella trama che attraversa il tempo e lo spazio teatrale, fluidi nei diversi registri. Un lavoro fuori dagli schemi ordinari e del tutto centrato.
Durante, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Grassi, fino al 5 maggio
testo e regia Pascal Rambert
traduzione Chiara Elefante
scene Pascal Rambert e Anaïs Romand
costumi Anaïs Romand
luci Yves Godin
musiche Alexandre Meyer
assistente alla regia Virginia Landi
con (in ordine alfabetico) Anna Bonaiuto, Anna Della Rosa, Marco Foschi, Leda Kreider, Sandro Lombardi
e con gli allievi del Corso Claudia Giannotti della Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa Miruna Cuc, Cecilia Fabris, Pasquale Montemurro, Caterina Sanvi, Pietro Savoi
e con Ludovica Bersani, Giorgio Saglimbeni/Filippo Boncinelli, Amelia Varretta
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in coproduzione con structure production e Compagnia Lombardi-Tiezzi