Il postmodernismo al Parenti

lIl postmodernismo al Parenti
Foto di Sveva Bellucci

Lisa Ferlazzo Natoli e Caryl Churchill sono due donne che svolgono due mestieri contigui. La prima è una regista italiana, autrice e fondatrice del collettivo lacasadargilla, la seconda è una drammaturga britannica, ultraottantenne. Nonostante le differenze geografiche e anagrafiche, un elemento le accomuna: l’assenza di omologazione e la caratterizzazione dello stile.

lacasadargilla e Lisa Ferlazzo Natoli

La regista italiana fonda nel 2005 lacasargilla con Alessandro Ferroni (regista e disegnatore del suono), Alice Palazzi (attrice e coordinatrice dei progetti) e Maddalena Parise (ricercatrice e artista visiva), gruppo che ne costituisce il “motore”. Intorno a questo si avvicendano attori, musicisti, drammaturghi, artisti visivi. Le regie della Ferlazzo Natoli si riconoscono per via di una straordinaria capacità di lettura e scrittura, che nel 2019 le assicurano la vittoria del premio Ubu per la regia con il bellissimo lavoro “When the rain stops falling , spettacolo presentato al Teatro Franco Parenti durante la scorsa stagione.

Il collettivo torna sul palco di Andrée Ruth Shammah fino al 13 novembre con un testo della Churchill dal titolo “L’amore del cuore” coproduzione del Piccolo Teatro Strehler – Teatro d’Europa, presso il quale lacasadargilla assume il ruolo di artista associato anche per questa stagione.

Testo postmoderno, regia calzante e incalzante

Caryl Churchill è un’autrice lontana dal naturalismo di certi autori europei. Tanto che alla fine degli anni Ottanta utilizza gli stilemi tipici del postmodernismo teatrale dichiarando la propria sfiducia nella narrazione apodittica e opta per una scrittura sospesa e interpretabile dal pubblico.

Scritto dalla Churchill nel 1987 e presentato per la prima volta nel Regno Unito dieci anni dopo, il testo originale si compone di due atti:  Heart’s Desire (quello portato in scena da lacasadargilla) e Blue Kettle.

Caryl Churchill

Il testo “L’amore del cuore” appare frammentato, è sviscerato, è cucito e scucito più e più volte. In tal modo offre significati a prima vista impenetrabili, nascosti sotto una spessa e brillante vernice. La scrittura di Caryl Churchill si adatta bene ad essere letta da Lisa Ferlazzo Natoli: infatti le due detengono gli strumenti per passare dal serio al semiserio, dall’intangibile al materiale, dall’oscurità alla luce e viceversa. Ne sono una prova le divertenti trovate inserite nel testo, tali da sembrare alleggerimenti dal dramma e/o avvicinamenti ad una quotidianità comune. Lo stesso si può dire per quegli  ingegnosi meccanismi testuali  e di regia che inceppano il fluire degli eventi confondendo lo spettatore offrendo nuove angolazioni.

Una complessa storia semplice

La semplicità della storia viene scardinata dall’autrice con lo stile della decostruzione. Racconta di una famiglia riunita attorno a un tavolo, il padre Brian, la madre Alice e la zia Maisie – con le estemporanee entrate del fratello Larry. Sono tutti in attesa dell’arrivo della figlia (e sorella) Susy, di ritorno dall’Australia. Il testo e la recitazione sono “stressati” e sfibrati con l’obiettivo di estrapolarne diversi significati, diverse realtà. Ciò avviene attraverso le molte ripetizioni di parti della drammaturgia, così che medesime azioni sono reiterate con diverse velocità di recitazione e differenti forme espressive.

In tal modo lo spettatore avverte un senso di straniamento perché gli viene offerto un ventaglio di suggestioni interpretative del testo, saggio delle grandi capacità registiche di Lisa Ferlazzo Natoli e delle straordinarie abilità attoriali di Alice Palazzi nel ruolo della zia Maisie, Tania Garibba in quello di Alice, Francesco Villano interprete di Brian e di Fortunato Leccese, che sulla scena è il fratello Lewis oltre che la materializzazione del deus ex machina dello script.

Una e molte verità

Sin dalle prime battute si intuisce che nulla è lineare. I protagonisti si muovono su una traccia ordinata da Fortunato Leccese, che sulla scena dà anche voce e corpo al “manovratore occulto”del meccanismo responsabile della rottura degli equilibri familiari. Così facendo possono emergere altri possibili scenari. Egli impone la ripetizione delle scene e le azioni sembrano progredire per approssimazioni successive, scavalcando gli incidenti che si innestano nell’apparente normalità del nucleo familiare. Nell’attesa di Susy emergono le autentiche personalità dei protagonisti, si aprono crepe così profonde da sembrare irriducibili fratture nelle relazioni.

Lisa Ferlazzo Natoli ha voluto che in scena, sul tavolo, ci fossero porcellane convenzionali e Alessandro Ferroni, che cura i suoni – oltre agli ambienti e allo spazio scenico – ha inserito una serie di microfoni a vista che, disseminati ovunque, amplificano le voci degli interpreti e qualunque suono. Così i colpi che si abbattono sul tavolo e tutti i rumori prodotti, che si aggiungono ad ogni ripetizione delle battute, diventano segnali di altro. E da qui le dinamiche della famiglia possono volgere anche verso la pacificazione.

Spettacolo da vedere e rivedere sull’uomo e sull’attitudine a mettere da parte le preoccupazioni, a nascondersi di fronte alle minacce, come uno struzzo.

L’amore del cuore di Caryl Churchill, traduzione Laura Caretti e Margaret Rose, un progetto de lacasadargilla; regia Lisa Ferlazzo Natoli, con Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi, Francesco Villano; suoni e spazio scenico Alessandro Ferroni; luci Omar Scala; costumi Camilla Carè; immagini Maddalena Parise; aiuto regia Flavio Murialdi; foto di scena Sveva Bellucci; comunicazione Mergherita Masè. Produzione Teatro Vascello La Fabbrica dell’Attore e lacasadargilla, con il supporto di Theatron Produzioni e il sostegno di Bluemotion, in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Teatro Franco Parenti, ultima replica domenica 13 novembre 2022.