The climate Conference in Egypt far from the optimism/ 200 governi a confronto

Sharm-El-Sheik

The mood of the scientists and diplomats who deal with the consequences of climate change at the UN is anthrax-colored. Virtually almost nothing has been done in the last twelve months and the idea of ​​limiting the temperature increase to within 1 and a half degrees now sounds like a joke in bad taste.

By 2030 a 1% reduction in global emissions could be achieved

Continuing in this way by 2030, a 1% reduction in global emissions could be achieved, but unfortunately the decline should be 45% to obtain some barely appreciable results. Resignation reigns supreme and the fear of atomic war is at ease with any concern related to planetary ecological problems.

The British Parliament has put the proper attention to the impact that climate change can have on national security. https://publications.parliament.uk/pa/jt5803/jtselect/jtnatsec/132/report.html

The unpredictable consequences

The train derailed in Scotland, prolonged power outages due to violent storms should put lawmakers on the alert. If something is not done, the rise in temperatures will cause planetary heat to increase by an average of 2.8 ° centigrade at the end of the century, with partly unpredictable consequences.

Something has been done. About 9% of new cars run on electricity, as well as public transport in many countries. And paradoxically, a tragedy like the war in Ukraine is accelerating the implementation of energy plans that favour renewable sources.

The unpredictable consequences

he 27th meeting of the COP (Conference of the Parties) will be held until  November 18th in the “warm” atmosphere of Sharm el-Sheikh. unpredictable consequences.have been invited, but it seems that President Putin does not want to intervene personally and Chinese leaders have not yet confirmed their participation. The reasons are obvious: the importance of oil and gas for the Russian economy and Beijing’s mammoth plans to build coal plants. The Egyptian hosts point out that their neighboring countries in East Africa are already suffering heavily from global warming. 17 million people are struggling with what is euphemistically called “food insecurity” and more prosaically defined as hunger. In general, UN experts believe that at this point it will at least be geared up to withstand a global impact that could probably have been avoided.

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 Entro il 2030 si potrebbe ottenere l’1% di riduzione delle emissioni globali

L’umore degli scienziati e dei diplomatici che si occupano all’Onu delle conseguenze del cambiamento climatico ha il colore dell’antrace. Praticamente quasi nulla è stato fatto negli ultimi dodici mesi e l’idea di contenere l’aumento della temperatura entro 1 grado e mezzo suona ormai come una battuta di pessimo gusto. Continuando così entro il 2030 si potrebbe ottenere l’1% di riduzione delle emissioni globali, ma purtroppo il calo dovrebbe essere del 45% per ottenere qualche risultato appena apprezzabile. La rassegnazione regna sovrana e la paura della guerra atomica fa agio su qualunque preoccupazione relativa alle problematiche ecologiche planetarie.

 

Il Parlamento inglese ha richiamato l’attenzione sulla ricaduta che i mutamenti climatici possono avere sulla sicurezza nazionale. https://publications.parliament.uk/pa/jt5803/jtselect/jtnatsec/132/report.html

Il treno deragliato in Scozia, le interruzioni prolungate dell’erogazione dell’energia elettrica a causa di violente tempeste dovrebbero mettere sul chi vive i legislatori. Se non si fa qualcosa la corsa delle temperature verso l’alto farà sì che alla fine del secolo il calore planetario aumenterà mediamente di 2,8° centigradi, con conseguenze in parte imprevedibili.

Qualcosa si è fatto. Circa il 9% delle auto nuove viaggia ad energia elettrica, come anche i mezzi pubblici di molti Paesi. E paradossalmente una tragedia come la guerra in Ucraina sta accelerando l’attuazione di piani energetici che privilegiano le fonti rinnovabili.

Milioni di persone sono alle prese con la cosiddetta insicurezza alimentare

“Fra il 6 e il 18 novembre si insicurezza alimentare terra nella “calda” atmosfera di Sharm el-Sheikh il 27° incontro della COP (Conferenza delle parti). Sono stati invitati più di 200 governi, ma sembra che il presidente Putin non voglia intervenire personalmente e i leader cinesi non hanno ancora confermato la loro partecipazione. Le ragioni sono evidenti: l’importanza di petrolio e gas per l’economia russa e i mastodontici piani di costruzione di centrali a carbone di Pechino. I padroni di casa egiziani fanno osservare che i Paesi a loro vicini nell’Africa Orientale stanno già soffrendo pesantemente il riscaldamento globale. 17 milioni di persone sono alle prese con quella che eufemisticamente viene chiamata” e che più prosaicamente si definisce fame. In generale gli esperti dell’Onu ritengono che a questo punto si tratterà almeno di attrezzarsi per resistere a un impatto globale che probabilmente poteva essere evitato.

 

Vedi anche:

https://publications.parliament.uk/pa/jt5803/jtselect/jtnatsec/132/report.html

 

 

ATTRIBUZIONE FOTO:

Di Rutger van der Maar – https://www.flickr.com/photos/rutgervandermaar/50222204622/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=103527758