L’arte del falso
Il 10 dicembre scorso, nella splendida cornice delle Gallerie d’Italia a Milano, si è tenuto un convegno su L’Arte del falso – Il falso nell’Arte. Sul tema si sono confrontati storici dell’arte (Noah Charney e Arianna Visconti) e giuristi (Paola Ghiraldelli, Massimo Sterpi). Centrali anche gli interventi di funzionari di Polizia (maresciallo Michele Minetti Comandante del Nucleo TPC Monza) e esperti di restauro (Paola Borghese – Pinacoteca di Brera).
Il mercato e i falsi
Nonostante la legge punisca chi realizza contraffazione o alterazione o riproduzione illecita di opere d’arte, nonché chi commercia e autentica opere false (art. 518 quaterdecis c.p.), purtroppo il mercato è pieno di falsi. Si stima che il falso nell’arte circoli dal 30 all’80%, anche per quadri antichi. Nel solo nel 2023 i Nuclei CC di TPC (Tutela Patrimonio Culturale) hanno accertato e sequestrato 1936 falsi, di cui 1340 opere di arte contemporanea, più da semplici da falsificare.
Chi decide se un’opera d’arte è falsa?
La domanda apparentemente semplice trova invece notevole difficoltà di risposta. Non bastano gli esperti, che peraltro possono sbagliare, come dimostrato da alcuni casi clamorosi. Non è secondario il fatto che in Italia non esista un albo ufficiale di esperti di arte.
Non sono sufficienti neppure le dichiarazioni degli autori viventi di opere d’arte. Essi, infatti, potrebbero disconoscere una propria opera, perché da loro stessi rifiutata artisticamente. Oppure arrivare a riconoscerla falsamente per interesse verso il potenziale acquirente.
Non garantiscono nemmeno le dichiarazioni di autenticazione, che a loro volta potrebbero essere false. Né bastano le dichiarazioni degli eredi degli artisti, che potrebbero avere interessi economici sia nel riconoscimento che nel disconoscimento dell’autenticità dell’opera. Talora i giudici hanno ritenuto più attendibili le testimonianze di domestici, corniciai, galleristi.
Insomma, in buona parte, e comunque per i Nuclei di TPC, chi decide il falso nell’arte è il Giudice, le cui sentenze sull’autenticità o meno di un’opera d’arte confinano in una sezione speciale, ma non espellono l’opera d’arte dai cataloghi. Cosicché, in realtà, come dicono i giuristi, chi decide se un’opera d’arte è vera o falsa è il mercato. Conclusione forse un po’ triste e autoreferenziale, tuttavia assai vera. Posto che, soprattutto le opere contemporanee, spesso del tutto incomprensibili o anche risibili per la gente comune, vengono invece supervalutate dal “dio mercato”, ricevendone il crisma artistico.
Il falsario Michelangelo
A parziale nostra consolazione, anche nel Rinascimento vi erano opere d’arte che oggi considereremmo “falsi” sul piano giuridico. Infatti, vi sono stati quadri che, pur attributi ad un solo autore, in realtà erano composti a più mani. Questo perché nelle botteghe il maestro lasciava spesso dipingere parti dell’opera agli allievi, riservando per sé il viso e le mani.
Per di più, i falsari affermano che il primo e più grande falsario sia stato Michelangelo Buonarroti, con il Cupido dormiente. L’opera, su richiesta del commerciante Baldassarre del Milanese, fu falsamente antichizzato dal grande maestro, al fine di consentirne una migliore vendita al cardinale di San Giorgio, Raffaele Riario. Quest’ultimo, accortosi poi dell’inganno, chiese e ottenne la restituzione dei duecento ducati pagati.
I grandi falsari del novecento
Tra i più grandi falsari dell’ultimo secolo troviamo Han Van Meegeren, Tom Keating e Eric Hebborn, che hanno riempito le case d’asta e le collezioni private di Leonardo, Pontorno, Van Dyck, Michelangelo, Vermeer. Un’opera di Han Van Meegeren, “La Cena in Emmaus” attribuita falsamente a Vermeer, venduta nel 1938 per 4,5 milioni di euro attuali alla Rembrandt Society, è tuttora esposta al Museo Boijmans Van Beuniungen di Rotterdam. Van Meegeren riuscì a vendere altre opere false al nazista Himmler, e la sua famosa opera ‘Cristo e l’adultera’ a Goring, che vendette 137 suoi dipinti per poter comprare il falso.
Eric Hebbron morì nel 1996 a Roma, dopo essere stato trovato con la testa fracassata in piazza Trilussa a Trastevere. Una sua frase potrebbe compendiare benevolmente l’opera di tutti falsari: “Alcuni imitano la natura, altri imitano l’arte, ma tutti sono imitatori”.