Valerio Adami artista di ricerca e intellettuale della scena pubblica

Valerio Adami artista di ricerca e intellettuale della scena pubblica
Valerio Adami, Hotel Capri, 1967, opera presente all’interno della mostra "OltreCittà. Utopie e realtà. Da Le Corbusier a Gerhard Richter", Firenze, Villa Bardini, fino 19 gennaio 2025

Tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, per quasi un trentennio, Valerio Adami (Bologna 1935) ha pienamente confermato il suo interesse per la ricerca in pittura, acquistando rilievo di primo piano a livello internazionale, particolarmente tra Parigi e Milano. Da qui, peraltro, il bel ritorno a Milano, a Palazzo Reale con un’ampia retrospettiva (durata fino al settembre scorso).

Non per caso si è imposto come uno dei personaggi che realmente hanno contato nella vita mondana europea. Si potrebbe dire il corrispettivo di Truman Capote nel mondo dell’arte europea. Lo scrittore americano nel 1966 festeggia al Grand Hotel Plaza di New York con 450 ospiti il successo di “A sangue freddo” che gli aveva reso la cifra astronomica di 2 milioni di dollari. Somma che Thomas Mann non aveva mai neppure sognato. Il mix invitati di ogni strato sociale e provenienza, da una parte, e, dall’altra, importanti situazioni patrimoniali, divenne la regola negli anni successivi.

Fu il caso anche dei coniugi Valerio e Camilla Adami. Di nobile famiglia, Valerio conferma la tradizione sposando Camilla Mamiani della Rocca. Siamo nel solco di quella che Alberto Arbasino definisce la letteratura prodotta nel seno delle famiglie della grande nobiltà italiana come i Manzoni e i Leopardi. Un dato essenziale nella vita di Adami.

Valerio Adami artista di ricerca e intellettuale della scena pubblica
Camilla e Valerio Adami, immagine www.archiviovalerioadami.it

Tra il 1967 e il 1973, l’artista attraversa un periodo di assoluta felicità compositiva. Poi si immerge in un viaggio nella ritrattistica dei grandi intellettuali europei del Novecento. Rimane più convincente nella fase Bacon + Warhol+ bagni pubblici. Ma il momento felice passa. Adami produce pezzi in cui la Pop Art è completamente igienizzata in una superficie che con cinismo previene qualsiasi difetto o imperfezione.

Nell’Arte italiana degli anni Sessanta si distingue per l’ossessiva osservazione dell’oggetto o di ambienti rifiutando in modo radicale sia il neorealismo ideologico di Guttuso che l’Astrattismo delle Neoavanguardie e opera in alcune grandi città, da New York a Parigi, da Londra alla Costa Azzurra: Adami produce e partecipa alla vita artistica e a quella dei salotti intellettuali. Insieme a Camilla raggiunge vertici che nessun artista del Novecento italiano è mai riuscito a toccare.

Per gli artisti nel primo trentennio dopo la Seconda Guerra Mondiale, fuori dal circuito dell’Arte basata sulle gallerie, c’era a disposizione solo il mondo politico e non molto di più. Le fedeltà agli schieramenti sociali e alle classi dirigenti erano rigide. Adami coglie il cambiamento a partire dalla fine dei Settanta. Lui è alla soglia dei quarant’anni.

Le società europee si buttano alle spalle il conflitto sociale e scelgono l’edonismo degli Ottanta. Adami inizia a dividere l’attività di artista fra New York e Parigi, dove diventa intimo del presidente francese François Mitterrand, vincitore per due mandati (dal 1981 al 1995). Pochi mesi dopo la scadenza del secondo mandato, Mitterand muore. Siamo nel gennaio del 1996, ma già due anni prima le sue condizioni apparivano in peggioramento: egli non riesce più a svolgere il ruolo di “principe delle arti” e mettere in campo quelle libere incursioni nel mondo culturale parigino insieme all’amante Anne Pingeot.

Negli anni di Mitterand Presidente, Valerio Adami è un assiduo frequentatore del Palazzo dell’Eliseo, fino ad assumere il ruolo di “artista di corte”. Diventa amico di Jacques Derrida, Michel Foucault e dell’attrice e cantante Isabelle Adjani. Il ruolo di Adami a Parigi declina dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e l’unificazione tedesca, che un incupito Mitterand aveva dovuto accettare. Il passaggio di consegna della presidenza a Chirac è decisamente duro. Adami abbandona Parigi e si ritira ad Arona sul Lago Maggiore, nella grandiosa Villa Cantoni, all’ombra della statua di S. Carlone, simbolo della Controriforma.

Nessun artista italiano del dopoguerra è stato protagonista di un’ascesa straordinaria come è accaduto per Adami. Nessuno degli artisti a lui più o meno coetanei hanno avuto il suo successo, né i Transavanguardisti né i protagonisti dell’Arte Povera.

I socialisti, con Craxi, furono il trampolino di lancio negli Ottanta per molti artisti e Adami fu uno di quelli che si fecero notare. Nel periodo d’oro parigino ottiene delle commissioni sbalorditive: le vetrate dell’Hotel de la Ville di Vitry-sur-Seine, i pannelli murali alla Gare d’Austerlitz, il muro di ceramica a Cergy-Pontoise. Partecipa anche alla XLII biennale di Venezia e Documenta a Kassel.

L’influenza di Anne Pingeot, storica dell’arte con incarichi pubblici e figlia del magnate dell’industria di accessori auto Pierre Pingeot, è stata indubbia e straordinaria. Fra gli italiani e Parigi si instaura un forte legame il cui culmine è il Museo Quai d’Orsay, con l’incarico a Gae Aulenti.

Con gli anni Novanta il sistema dell’arte diventa una macchina efficiente. Critici, artisti e galleristi appartengono a una generazione completamente nuova. Sulla scena artistica compaiono personaggi come Damien Hirst e Maurizio Cattelan.

Valerio Adami. Ph www.comune.milano.it