Chandra Candiani, l’antiparentesi

L'antiparentesi

Chiunque abbia sentito una volta la voce fragile e tenace di Chandra Candiani (impegnata anche nelle periferie multietniche di Milano), è già sulla soglia della sua opera. Appena lette le prime pagine del suo ultimo libro

(Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, Einaudi, 2021)1, la sua voce inconfondibile apre ancora una volta le porte del suo universo senza pareti, tutto di finestre sul mondo e su noi stessi.

Chandra Candiani e la sua poesia illuminante

En passant, sulla copertina, la poetessa ha perso il suo secondo nome, Livia: rimane solo Chandra, la Luna indù che illumina la notte e protegge dagli ardori calcinanti del Sole. Fanale acceso per lei nelle profondità del Siam tra i monaci della Foresta, illumina ora l’Occidentale in questo dedalo dove si è smarrito per colpa di una pandemia2.

L'antiparentesi
Chandra o la Luna, © British Museum

Poesia e trascendenza

Sì, l’ombra di questa invasione aleggia, e Chandra confessa il disordine iniziale e finale del suo testo, questo “miscuglio adultero di tutto”, come diceva Tristan Corbière di se stesso3: e anche a modo di responsorio al battito dei tamburi funebri e alle virtù angosciate.

Ma le conversazioni che la poetessa srotola come il nastro celeste dell’artista Maria Lai a Ulassai, prefigurazione dell’arte relazionale4, sono anche un segno che la parentesi imposta al mondo intero non può nulla contro i vincoli che ci uniscono agli alberi, agli animali e al cuore degli uomini. Ancora una volta, “la poesia comincia là dove la Morte non ha l’ultima parola”5.

La poesia di Chandra Candiani, l’intelligenza del cuore

La poesia di Chandra Candiani è un antiparentesi. Questa permanenza dell’ascolto sfida il Male facendo del silenzio una cosa  viva6, una volta vestito il cuore7 poiché “il cuore non è spugna, è fontana”. La meditazione, che la poetessa persegue qui percorrendo le quattro “dimore divine” buddiste, gli “incommensurabili”8 che ci aspettano, è fondamentalmente ciò che ci fa nascere al mondo, al di là della coincidenza degli opposti9.

La “senza parola” esercita il risveglio. Intelligenza del cuore: oltre la pandemia, eccoci raccolti in un abbraccio.

 

Note al testo

1 Chandra Candiani, Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, Torino, Einaudi, 2021.

2 La sua luce è promessa di bellezza : “Dedico, dice con la lingua del cuore, a chi è in emergenza tutto il bello del mondo”.

3 Tristan Corbière, “Epitaffio”, in Gli amori gialli, 1873. Corbière, miniera d’oro poetico scoperta da Paul Verlaine che gli consacra un capitolo nel suo saggio I Poeti maledetti (1883).

4 Legarsi alla montagna, evento artistico unico dell’otto settembre del 1981 basato su un fatto più o meno veritiero del 1861 in cui bambine furono travolte da un costone staccato della montagna, salvo una che aveva un nastro celeste in mano.

5 Odisseas Elitis, “Prima di tutto la poesia” in Il metodo del dunque e altri saggi sul lavoro del poeta, nuova edizione accresciuta a cura di Paola Maria Minucci, Roma, Donzelli, 2011, p. 37.

6 Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi, 2018.

7 Nel famoso racconto di Saint-Exupéry, la volpe dice al piccolo principe : “Se vuoi un amico, addomestica me!” Ma lui non sa come fare. Ritorna l’indomani ma a un’ora differente. Allora gli disse la volpe : “Sarebbe meglio tornare sempre alla stessa ora […]. Ma se tu vieni quando ti pare, non saprò mai quando preparare il mio cuore…c’è bisogno di riti.” Invece di parlare di un preparare, l’originale francese parla di un vestire: “Il faut s’habiller le cœur.”

8 Mettā, gentilezza amorevole; karunā, compassione; muditā, gioia per la gioia deli altri; e upekkhā, equilibrio.

9 Un sorriso nasce sulle labbra quando si osservano analogie tra Chandra Candiani e certe opere di Giordano Bruno: la ricerca dei vincoli (De vinculis in genere, 1591), la vicinanza con gli asini (Cabala del cavallo pegaseo, 1585), la coincidentia oppositorum tratta del Cusano (De l’infinito, universo et mondi, 1584)…

 

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