Vitaldo Conte, his Poems and Eros – ErosPoesia

la foto a colori mostra una rosa rossa con gambo e l'immagine di parte di un corpo di donna dipinto con labbra rosse e dedica

My friend Vitaldo Conte involved me in his own poetic eroticism, so I take advantage of these few lines to also talk about other experiences of Eros. Going back to times and civilizations which are nearer to me such as the Middle Ages and the Renaissance, you can easily understand that every aspect of the feeling it tied to the human being in itself, and to his rich nature that allows him to reach high degrees of experience. Loving is knowing, in an absolute and profound way, as far as most of the sixteenth century all European female poets are concerned, since they lived in cloistered monasticism.

Poetry and Eros

Previously,  just the Greek Sappho dared the lyric of passion. After that, only with the medieval Wales, and thanks to Gwerful Mechain,  and her considerable number of writings, passion spread once again, eventually. For a long time, her texts considered almost obscene. They are collected in her Cywydd y Cedor or “poem praising the vulva”, written in Old Welsh.
Afterwards, in the golden renaissance, it will be the learned courtesan who would face Aretino and his  lustful and licentious verses. Also his poems were translated into in music for the lute’s gentle strings. I refer to Gaspara Stampa. Through the centuries we find Emily Dickinson, in the romantic age  and, more recently, Gertrude Stein with her love spell. They are dreams and obsessions, which at the same time are stealthy and sweet, raw and never cruel, with the velvet of the roses and the bramble’s thorns which grow together on a bed undone by the passion.

Vitaldo Conte and the archaic eros

In his verses Vitaldo Conte is orphically devoted to a transcendent and archaic eros. This sinks into the Dionysian myth and smells of the Mediterranean sun and Hellenic noon. Conte is almost waiting for the Great God Pan showing himself in all his Priapean splendor.
In my opinion – as I have already had the opportunity to write – Conte is “a dreamy barbarian, a cybernetic shaman who rides a ghost tiger along an entropic flow that leads to the palace of the purple rose“. He knows what is the red road, the fil rouge, that connects the carnal loops of love and desire, in a light of candles and on petals of red roses. His eroticism is refined and never vulgar, even when it is explicit in the jolt of the bodies, in their petit mort, in the mutual sucking in the atmosphere of a mystical elevation of vessels and cups.


Poiché l’amico Vitaldo Conte mi ha voluto coinvolgere nel suo personale erotismo poetico, approfitto di queste poche righe per parlare anche di altre direzioni dell’Eros. Voglio andare indietro, a tempi e civiltà a me più congeniali e cognite quali il Medio Evo e il Rinascimento: per mostrare e dimostrare come il sentimento erotico, in ogni sua manifestazione, appartenga all’essere umano in sé, nella completezza della propria natura che lo porta ai più alti vertici dell’essere. Amare è conoscere, in maniera assoluta e profonda, tant’è che prima del Cinquecento la quasi totalità delle poetesse europee apparteneva al monachesimo claustrale.

Poesia e eros

Prima di loro solo la greca Saffo osò la lirica della passione. Dobbiamo giungere al Galles medievale con Gwerful Mechain, della quale ci è rimasto un considerevole numero di scritti, per molto tempo ritenuti quasi osceni e lubrichi. Questi sono raccolti nel suo Cywydd y Cedor ovvero “poema lodante la vulva”, scritto in gallese antico. Dopo di lei, nell’aurea rinascenza, sarà la dotta cortigiana a tener testa all’Aretino con i propri versi lussuriosi e licenziosi, spesso posti poi in musica per le soavi corde del liuto. Lei è Gaspara Stampa. Seguiranno lungo i secoli: nell’età romantica Emily Dickinson e più recentemente l’incantesimo d’amore per Gertrude Stein. Sono sogni e ossessioni, furtivi e dolci al tempo stesso, versi crudi e mai crudeli, del velluto delle rose e con le spine del rovo che insieme crescono su un talamo disfatto dalla passione.

Vitaldo Conte e l’eros arcaico

Nei suoi versi Vitaldo Conte è orficamente devoto a un eros trascendente e arcaico. Questo affonda nel mito dionisiaco e profuma di sole mediterraneo e meriggi ellenici: è quasi in attesa che il Gran Dio Pan si manifesti in tutto il suo fulgore priapesco.

Vitaldo, come ho già scritto, è “un barbaro sognante, uno sciamano cibernetico che cavalca una tigre fantasmatica lungo un flusso entropico che conduce al palazzo della rosa purpurea”. Sa bene quale sia la via rossa, il fil rouge, che collega le anse carnali dell’amore e del desiderio, in un lucore di candele e su petali di rose rosse. Il suo erotismo è raffinato e mai volgare, anche quando è esplicito nel sussulto dei corpi, nella loro petit mort, nel reciproco suggersi in una elevazione mistica di vasi e di coppe.

 

Rosa rossa corpo di eros-poesia

VITALDO CONTE

 

Rosa rossa cibazione d’amore

 

1.

Tu rosa mia di carne

rosa poi rossa

per le spine voluttuose dei miei segni

di bocca denti

mani unghie

sulla tua pelle del desiderio che mi vuole

fedele d’amore per dirti sempre sì

sì sì sì…

sei il mio ingordo sì

tuo nostro sì d’amore,

nutrimento di poesia arte vita.

 

2.

L’immagine di te, mia amante-rosa rossa, nasce talvolta come un sogno negli sguardi del pensiero. Ricordo quando indugiavi nuda davanti agli specchi della nostra stanza di lussuria. Volevi farti spiare dal mio doppio sguardo: quello dell’amante e quello dell’artista. Ti compiacevi di esporre il tuo morbido corpo di dietro. Lo tramutavi in un riflesso di voluttà nella nostra cibazione d’amore.

 

3.

I petali rossi della rosa, tatuati sul tuo pube, emergono dal bianco della pelle. Sul corpo nudo i capelli diventano indumenti di seduzione. Che accarezzi con languore. Avvolgono l’ovale maschera del volto, dove trovo occhi di fiamma che mi guardano. Fissano, dolcemente severi, la mia estatica follia di te. Che tu incoraggi con suadenti movimenti delle gambe, accompagnati con parole: – Prendimi, mio barbaro sognante, sono la tua preda da conquistare. Mi divorerai poi come pasto del vincitore… –.­

 

Rosa rossa stagione di Ritual Tango

 

Spio la mia rosa rossa di carne

nella nostra stanza di lirico amore.

Si prepara per il Ritual nostro Tango,

rivestendo la nudità solo con le scarpe.

I tacchi neri a spillo sono lame disarmanti:

seducono il mio sguardo d’amante

con la rotazione felina delle caviglie.

Lei sussulta senza guardarmi.

È seducente il suo dolce abbandono,

perché coinvolge la maledizione del sogno.

 

Lei fremente stelo di carne esige il ballo con me.

Io aspetto la selvaggia complice di un tango metafisico.

Noi felini osceni siamo ribelli ai passi impostati dalle regole.

Nella casa chiusa delle nostre emozioni inizia la danza.

Questa nostra danza nuda è creazione di peccato.

Le cosce frementi s’insinuano nel corpo dell’altro.

Lei nel nostro abbraccio danzante mi dona un’essenza,

sussurrando, dopo aver simulato un distacco:

– Voglio incarnare la tua rosa rossa di lussuria.

Troverò così l’innocenza del Ritual nostro Tango –.

 

La passione vuole vivere fino al proprio sfinimento,

sapendo che la rosa rossa vive solo per una stagione.

La sua alchimia rossa può lasciarci

per rivivere in altre stagioni della rosa:

attraverso un altro corpo d’amore

rosso come il tuo nel mio oggi.

 

VITALDO CONTE: alcuni testi letterari sull’erotismo

Pubblicazioni poetiche: Dionisismo sincopato (Carte Segrete, 1977); Ipotesi a due (Centro Internaz. della Grafica, Venezia 1980). In antologie di poesia erotica: Poesia erotica italiana del Novecento a c. di C. Villa (Newton Compton Ed., 1981); Teorema del corpo II (FusibiliaLibri, 2018) a c. di D. Amati; Lunario di desideri (DiFelice Ed., 2019) a c. di V. Guarracino.

Racconti in recenti pubblicazioni collettive: Il libro delle storie finite (FusibiliaLibri, 2020) a c. di D. Amati; Sguardi sull’ignoto, antologia a c. di D. Frau e A. Scarabelli (e-book, Ed. Bietti, 2020); Il ritorno del Barone immaginario, antologia sulla vita romanzata di J. Evola a c. di G. de Turris (Idovolante Ed., 2021).

Testi in riviste: Possessione, ‘Fermenti’ n. 3 (1983); Una maschera per Arte Bondage, ‘Fyinpaper’ (online, 2020). Pubblicazioni saggistico-letterarie: AA.VV., La moneta di Caronte / Lettere e poesie per il terzo millennio a c. di G. Sicari (Spirali / Vel, 1993); SottoMissione d’Amore (Il Raggio Verde Ed., 2007); AA.VV., Non aver paura di dire… (Heliopolis Ed., 2015); Dioniso Legami e Sguardi di Eros Donna (Tiemme Edizioni Digitali, 2020)s.

Ha curato manifestazioni fra letteratura e arte, tra cui Eros Parola d’Arte (Lecce 2010) e sull’Eros Tango.

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DALMAZIO FRAU
An absolutely free thinker, scholar and art critic, painter, illustrator, polemicist, he has always been interested in myths, symbols and fantastic literature. Lives in Rome. Among the volumes he published: “L’arte ermetica. Bosch, Bruegel, Dürer, Van Eyck”; “Senza arte né parte. Come evitare l’arte contemporanea e vivere felici” "Pensatore, libero, studioso e critico d’arte, pittore, illustratore, polemista, da sempre interessato ai miti, ai simboli e alla letteratura fantastica. Vive a Roma. Tra i volumi pubblicati: “L’arte ermetica. Bosch, Bruegel, Dürer, Van Eyck”; “Senza arte né parte. Come evitare l’arte contemporanea e vivere felici”