Simone Cantarini, una mostra a Urbino restituisce luce a un grande seicentista

Simone Cantarini, una mostra a Urbino restituisce luce a un grande seicentista
Simone Cantarini, un genio dell’arte morto giovane

Giovane, famoso, irascibile e tormentato. Ma un genio dell’arte. Non parliamo di Caravaggio, ma di Simone Cantarini, un artista del Seicento molto meno conosciuto a cui a Urbino è dedicata una mostra alla Galleria Nazionale delle Marche aperta fino a ottobre.

Eppure il parallelismo non è del tutto immotivato, dei punti in comune vi sono. In entrambe le biografie figurano una morte a meno di quarant’anni in circostanze misteriose, liti e alterchi con colleghi e committenti; uno stile pittorico a volte simile, una vita fatta di spostamenti, un ego abbastanza largo. Ma quello che l’esposizione urbinate mette in risalto è innanzitutto la sua arte, fatta di opere davvero emozionanti e che non meritavano di essere ancora sconosciute al grande pubblico.

Urbino e la mostra dedicata a Simone Cantarini

Visitare la mostra allestita nelle sale del grande palazzo rinascimentale del Duca Federico è una buona occasione per venire a conoscenza di circa sessanta opere esposte, tante sono quelle esposte, e anche di una personalità molto interessante ma sparita dai radar per circa quattrocento anni, a parte gli esperti.

Nato a Pesaro nel 1612 (due anni dopo la morte di Caravaggio), Cantarini si forma nell’ambiente artistico del Ducato di Urbino, dove non mancavano i grandi nomi della storia dell’arte né maestri da cui andare a bottega, come Claudio Ridolfi. Eppure il Ducato era agli sgoccioli: nel 1631 cesserà di esistere e il giovane Simone Cantarini, già promettente e abbastanza sicuro di sé, vuole guardarsi intorno alla ricerca del meglio.

Da Urbino alla bottega di Guido Reni

Per questo andrà a Venezia, Roma e Bologna, dove ottiene da Guido Reni, all’epoca la star mondiale della pittura, di frequentarne la bottega. Pare che decidesse di adottare una furba strategia, ovvero fingersi docile e meno capace di quel che era, ma che poi, studiate bene le dinamiche di bottega e capiti i limiti del maestro, iniziasse a cambiare i modi, criticando addirittura il Reni in sua assenza.

Ottimo emulatore

La realtà è che Cantarini è davvero eccellente, sa imitare benissimo lo stile del maestro (tanto che una sua Madonna viene venduta come del Reni e lui si arrabbia, decidendo di pareggiare il suo tariffario a quello del maestro).

Non solo: sa imitare anche la pittura caravaggesca o di altri influssi più manieristi o veneti. E sa migliorarle, aggiungere ad esse novità, nuove pose, nuovi soggetti. È anche un bravo incisore e disegnatore (nell’autoritratto si raffigura col taccuino, non con la tavolozza). Gli attriti però sono inevitabili, e Bologna troppo piccola per entrambi: Cantarini litiga con Reni e se ne va.

Il carattere difficile di Simone Cantarini

I biografi rilevano il carattere difficile, presuntuoso, superbo, geloso fino all’ossessione, acido e pungente. Il periodo successivo, prevalentemente romano, una città in cui c’era spazio per più artisti, gli fa bene. Acquisisce, pur appena trentenne, la definitiva fama, dipingendo per i Barberini, la famiglia che all’epoca (regnava Urbano VIII) spadroneggiava.

Roma per Simone sarà luogo di grande scambio e della definitiva formazione: anche se forse già vi era stato prima, qui si confronta anche con il ribelle predecessore, Caravaggio, e i suoi quadri in giro per la città. Ma nel frattempo medita un riscatto: quando Guido Reni muore, torna a Bologna e apre un proprio studio, avviando una nutrita bottega e lavorando intensamente.

Abile con la committenza

Cantarini, al contrario di Caravaggio, coi committenti ci sa fare di più e il suo nome non è infangato da guai giudiziari, per cui gli ordini fioccano, e allora si dà a numerose repliche dei soggetti più in voga, alcune sue, alcune affidate alla bottega. In certi casi, per il proprio piacere e la voglia di sperimentare, varia le tonalità, da chiare a scure, ottenendo quadri assai diversi per stile pur col medesimo soggetto.

L’uomo e le sue fragilità nella mostra a Urbino

Il pregio della mostra urbinate è proprio di mettere in luce tutti questi aspetti della sua vita, tramite le opere esposte. Il suo carattere inquieto è testimoniato anche dai pentimenti, presenti nella maggioranza dei dipinti (normalmente, sono delle rarità). Quando la strada per Simone Cantarini pareva essersi spianata, ecco che – come per Caravaggio, che trova la morte mentre torna libero a Roma – durante un soggiorno a Mantova, litiga col duca, si ammala, si sposta a Verona e muore, forse avvelenato.

Accade a trentasei anni, all’apice dell’attività, energico, creativo. Eppure l’enorme fama che ha in vita si sgonfia abbastanza velocemente. Ma non è il caso di continuare a considerarlo di serie C.  Vari capolavori esposti a Urbino lo testimoniano appieno, dai ritratti ai soggetti profani, dalle Sacre Famiglie ai santi in meditazione. L’ultimo artista del Ducato è pronto a farsi scoprire.

Simone Cantarini, una mostra a Urbino restituisce luce a un grande seicentista