Taormina, Giardini di luce al Grand Hotel Timeo

Taormina, Giardini di luce al Grand Hotel Timeo
Nicola Evangelisti, Tempio della luce

Light Art

Nel più antico e storico albergo di Taormina, il Grand Hotel Timeo – che ha ospitato nel tempo artisti, scrittori, intellettuali, e nobili impegnati nel Grand Tour – è stato allestito un percorso immersivo di opere luminose. Una mostra all’aperto col titolo “Giardini di luce”. Promosso dalla direzione, e curato da Vittorio Erlindo, critico d’arte e già curatore della Biennale di Light Art di Mantova, l’evento espositivo visitabile fino a tutto dicembre) ha dato un’impennata di bellezza artistica di tipo ambientale ai suggestivi giardini della bellissima struttura realizzati da Florence Trevelyan, nobildonna e famosa naturalista britannica che nel 1884 soggiornò per un lungo periodo in un appartamento dell’Hotel.

La visione della mostra dalle terrazze del Timeo

Il percorso artistico di Light Art ideato da Vittorio Erlindo permette al visitatore di attivare un rapporto tutto personale con ciascuna delle opere installate. Si ha inoltre la possibilità di vagare liberamente e piacevolmente tra le installazioni e gli alberi, non essendoci un percorso obbligato. Condizione, questa, che favorisce il rapporto simbiotico con ogni opera d’arte. “L’arte non è tra noi per dare risposte, ma per fare domande. L’arte non serve a tranquillizzare le nostre inquietudini ma a crearne di nuove, giocate sulla lama sottile della poesia e dell’invenzione”, così commenta il curatore.

Questa magnifica visione di bellezza risulta altrettanto godibile dall’alto delle terrazze del Timeo. Da questa prospettiva, oltre a godere dell’incantevole paesaggio del mar Ionio e dell’Etna, si riesce a cogliere ancora meglio l’incontro natura-cultura determinato dall’allestimento della mostra.

Gli artisti, differenze e comune denominatore

Cinque gli artisti coinvolti. Nella progettazione delle opere essi hanno considerato tutta la scenografia naturale offerta dai giardini, utilizzando contemporaneamente sia la luce naturale sia il led a basso impatto energetico. Anche perché si tratta di opere dove l’elemento luce è la componente principale e con essa si fondono con la natura.

La californiana Fardy Maes ha realizzato “Il terrazzo dei cieli sfuggenti”. Un grande  specchio tondo, posizionato orizzontalmente rispetto al suolo, riflette la realtà circostante che viene ribaltata all’occhio del visitatore in una straniante prospettiva.

Le “15 Farfalle” di Giulio De Mitri, in acciaio specchiato, posizionate in varie parti del giardino, sono  in procinto di spiccare il volo, scandiscono il tempo, brillano di luce propria di giorno, mentre la notte scompaiono in attesa dell’alba.

“Teste, Cavalli e Ballerine”, opere in policarbonato riciclato di Davide Dall’Osso, si mostrano al fruitore come sentinelle di luce all’interno di uno spettacolo teatrale che si fa racconto.

 

Nino Alfieri interviene su due grandi e antiche giare siciliane che si trovavano in giardino. “Archeo Sky” è il titolo della sua opera. Manufatti artigianali a cui l’artista ha dato nuova vita grazie alla pittura e all’elettronica. Nel buio si trasformano in grandi occhi luminosi dal colore cangiante; se si guarda all’interno, la visione della volta celeste.

 

È alla chiesa di San Giuseppe di Taormina che Nicola Evangelisti si è ispirato nella sua opera “Tempio della Luce”. L’opera invita lo spettatore a riflettere sul valore umano comune alle diverse religioni. Leggerezza e sacralità in una architettura che si illumina di notte con luce di wood e si rischiara di bianco con la luce naturale.

“Giardini di Luce” risulta facilmente una gustosissima e interessante mostra che si manifesta tra realtà e fantasia, capace anche di catapultarci in un mondo incantato, che diversamente risulterebbe inaccessibile.

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