L’11 settembre chiuderà “OdisSea Contemporanea 2022”, la bella mostra che dal 5 agosto scorso è ospitata in un luogo nascosto e magico, come vuole la tradizione del mito e la letteratura epica. Siamo a Sabaudia, alle pendici del Circeo, la “casa” della maga che incantò Ulisse e i Proci nell’opera omerica, nell’Oasi naturalistica del lago di Paola. In quel luogo, lontano dal caos della villeggiatura, si espongono en plain air le opere di diciannove artisti contemporanei chiamati a interpretare liberamente il tema del Mito e del viaggio. Oasi e OdisSea: la lettera O in comune e, ovviamente, stili diversi.
“OdisSea Contemporanea – Arte Natura Storia Archeologia” è il risultato del lavoro curatoriale di Fabio D’Achille, classe 1969, dal 2005 impegnato nella diffusione dell’arte. Nel 2016 diventa direttore del neonato MADXI Museo Contemporaneo di Latina, dal cui alveo nasce il l’Associazione Culturale MAD (Museo di Arte Diffusa) con un folto elenco di siti espositivi nella provincia laziale. Lo sforzo di D’Achille è premiato, tanto che il Comune di Latina lo delega “alla promozione dell’arte contemporanea sul territorio e negli spazi dismessi del patrimonio culturale”.
I siti ufficiali del MAD non sono, però, la sede espositiva di OdisSea Contemporanea. La rassegna, nata nel 2014, ha luogo ai piedi del promontorio che il Mito riporta come abitato da Circe. Una trentina di opere site specific collocate lungo la darsena del Lago di Paola, affacciate sulle acque dolci, separate dal mare solo da una lingua di duna mediterranea.
Gli artisti hanno declinato con materiali e segni differenti il focus della mostra, come il passare del tempo e le sue incidenze sugli animi umani. Ma ci sono anche i temi dell’acqua e del riflesso legati all’Oasi. Peraltro, il promontorio, il cui profilo rappresenterebbe, secondo la tradizione, il volto della maga Circe, esprime il mistero della presenza magica e il mito del re di Itaca atteso per decenni da Penelope.
Ulisse, Penelope e le declinazioni per OdisSea Contemporanea
E proprio a Ulisse e Penelope si ispira buona parte delle opere in mostra. Come le due colonne che compongono l’opera “Visioni contemporanee”, affacciata sullo specchio di acqua dolce, di Alessandra Chicarella e Stefania Romagna. Due colonne sulle quali le artiste hanno dipinto l’una un volto di uomo e l’altra un busto di donna. Si tratta di Ulisse a sinistra e Penelope sulla destra. Sembrano guardarsi, ma non si vedono.
Le due artiste non si sono mai incontrate durante la realizzazione dei rispettivi lavori: Ulisse è opera della Chicarella e Penelope della Romagna. L’interpretazione contemporanea della coppia mitologica è diversa da ciò che ci aspetteremmo: i loro sguardi non si incrociano e non ci parlano di amore. Penelope è spigolosa, dura, con una chioma che ricorda tante serpi o corna. Ulisse è ambiguo, rassegnato al rifiuto o forse innamorato della donna che, minacciosa, lo ha atteso a lungo.
“Penelope e le altre” è l’installazione della citata Stefania Romagna. Un lungo abito bianco da sposa e una maschera al posto del volto. Poi maschere a terra, funi e legni, un libretto molto significativo che pende sospeso ad un tronco di sostegno (“Partita Penelope” di Simone di Biasio, un poema in versi che smitizza la figura di Penelope come sposa in trepidante attesa del proprio sposo). È un’altra Penelope, quella di Stefania Romagna: una donna che trasuda di desiderio di rivalsa, niente affatto la docile e paziente moglie narrata da Omero.
Le Vele e le ibridazioni
L’opera della Romagna si trova di fianco alle leggere “Vele pindariche” di Alessandra Chicarella, vele pronte a dispiegarsi nel tempo e nello spazio. Queste ci dicono molto dell’artista che con un’altra opera, intitolata “Meteorite”, parla di spazio intergalattico e viaggio nel tempo. Un dipinto adagiato su un tavolo tratteggia l’asteroide caduto sulla terra, con qualche detrito sparso appena al suo intorno. Siamo nella metafora del futuro, con le sue incertezze e le possibili rovine con le quali l’uomo deve misurarsi.
Alla natura e al rapporto con l’uomo guardano gli “Innesti” di Maria Grifo, le cui teste di ceramica dipinta suggeriscono il meccanismo biologico dell’ibridazione per la sopravvivenza.
OdisSea, dagli invisibili a chi “per sempre sarà”
I fantasmi che il mito di Circe evoca si palesano nell’interessante installazione di Maria Gloria Sirabella dal titolo “Anime clandestine”. L’opera è una scultura di rete metallica che rappresenta una sagoma umana quasi invisibile. Il riferimento è soprattutto a tutti coloro a cui “è negata l’identità umana, laddove viene riconosciuto un corpo ma negata l’esigenza di ESSERE”, come l’artista dichiara nelle note del catalogo. L’essere, seduto mollemente su una panchina verde, che sfugge alla vista con un effetto sorprendente è invisibile ma presente.
Significativa l’installazione realizzata con ferro naturale (vecchio e arrugginito) intitolata “Imperatrice” di Giuseppe Verri. Il tempo degrada ma non sempre annulla. E “se sei imperatrice, per sempre lo sarai”, come afferma l’artista sul catalogo della mostra.
Poco più avanti, su un prato lungo le sponde del lago, un tubo collegato a un idrante. Si tratta di “Problem” di Giovanni Battista Bianchi il quale esprime meglio il tema del viaggio e delle migrazioni con “Carretta Guattari”. Quest’ultima è un’installazione realizzata con tecnica mista nella quale è stilizzata una fila di piccole figure umane, derelitte e curve che camminano su un tronco di legno. Sullo sfondo dell’opera l’acqua del lago, sicché queste minime figure sembrano scendere da un’imbarcazione.
Le foglie e gli aironi di OdisSea Contemporanea
Con le sue foglie dipinte di rosso, conservate in perfetto stato all’interno di contenitori in plexiglass, Luigi Menichelli presenta “Come le foglie”. L’opera è un’istantanea dell’immutabilità artificiosa contrapposta alla caducità naturale.
Sono ariosi soldatini gli aironi di Giuliana Bocconcello che realizza “Come gli aironi”, poetiche ali verso il domani.
Tra le opere collocate direttamente in acqua: “Like a lake Essere come un lago” di Donatella Pinocci, “Contraccolpo” di Alberto Timossi, “Il re ed il castello” di Francesco Petrone, “I guardiani … del lago” di Rinaldo Paoletti. Fra la terra e l’acqua è “Pensiero unico” di Giovanni Leonardi, lavoro che si compone di “Nato” e “Pesce fuor d’acqua”.
Molte altre installazioni si trovano sulla terraferma: “Sempre” di Ornella Boccuzzi, “Apocalisse” e “The dark side” di Paolo Garau, “Reperti insabbiati” di Emilia Isabella, “Habitat Circe” di Martina Mangiapelo, “Nuvole” di Carlo Marchetti, “Luglio 2022…Incartati?…Avvitati??…Ma che bravi!!! Non abbiamo più parole” di Massimo Palumbo e “Reperti di viaggio” altra opera di Rinaldo Paoletti.
OdisSea Contemporanea 2022– Arte Natura Storia Archeologia, a cura di Fabio D’Achille; Oasi naturalistica lago di Paola a Sabaudia (Latina), fino all’11 settembre. Per informazioni www.madarte.it
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