Verso una nuova vita

Text with illuminated letters bearing the words Nanda Vigo Light Project, title of the exhibition by Nanda Vigo held in 2019 in Milan, Palazzo Reale

Ci ha lasciato, Nanda, e si porta appresso con sé uno spaccato effervescente della cultura artistica del secondo Novecento e oltre. E forse qualche segreto ulteriore rispetto alle varie occasioni in cui ha raccontato di personaggi compagni di strada, fatti, invidie, gelosie, scaramucce, autenticità e finzione. Soprattutto, entusiasmi e pulsioni, specie nell’arte e nell’architettura.

Fotografia della presentazione dell'autobiografia di Nanda Vigo moderata da Carmelo Strano. I due sono in una sala, intorno a un tavolo, con pubblico che ascolta.
Nanda Vigo con Carmelo Strano, al Museo del Novecento, Milano, presentano l’autobiografia dell’artista appena pubblicata dalle edizioni MImesis

Felicissima di avere avuto l’opportunità di raccontare e raccontarsi, attraverso i decenni, nell’autobiografia, di recente pubblicata da Mimesis col titolo “Giovani e rivoluzionari” alla quale abbiamo lavorato assieme per oltre due anni.

Un tempo per recuperare e fortificare una vecchia amicizia e forte sintonia culturale. Inizia con la sua partecipazione alla rassegna perlustrativa “Il pomo della discordia” che, con l’aiuto di Pierangela Rossi Sala, curavo a Milano, nel 1980, dedicata alle artiste lombarde di ricerca. Un anno dopo, presso la galleria Bonaparte di Milano, lei è fra gli artisti da me coinvolti in un omaggio ideale a Guillaume, il grande amico di pittori e scultori, iniziativa che aveva per titolo “Apollinaire 1981/autoanalisi-oggetto di artisti e poeti”. Poco dopo fui felicissimo di curare, negli stessi spazi, una sua mostra personale basata su rispecchiamenti, riflessione della luce, interazione spazio-opera.

Fotografia raffigurante una serata della serie CenaDora, presenta anche Nanda Vigo insieme a intellettuali e artisti milanesi
Serata CenaDora, 1982. Da sinistra: Carmelo Strano (promotore di quegli incontri settimanali), Nanda Vigo, Giuliano Mauri, Salvatore Esposito, Ugo La Pietra

Varie altre interferenze nel tempo (mostre, convegni, articoli, la sua partecipazione alle mie “CenaDora”, o il suo contributo, assieme a Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Ugo La Pietra, Bruno Munari, e altri, alla rassegna intonata al mio concetto di “Artedesign”, Milano, 1994, Spazio Vivre). Questo, ad ogni modo, per poi arrivare, in tempi recenti, alla frequentazione lunga, costante, densa, entusiasmante, mirata alla pubblicazione della sua autobiografia a cui Allegra Ravizza non ha fatto mancare il supporto del suo entusiasmo. L’artista teneva molto all’edizione inglese, nella consapevolezza del proprio valore internazionale. Purtroppo non ha fatto in tempo a vedere il libro, anche se vicinissimo alla fase di stampa.

Centrale, nel ricco e rocambolesco racconto di Nanda Vigo, la figura di Piero Manzoni. Fu un rapporto complesso e dilaniante, intenso, profondo e impossibile, al punto che se lo trascinò per tutta la vita. Ho avuto la netta impressione che l’abbia continuato a coltivare, come se la sua vita fosse a due, come se la mano che lei gli stringe per lungo tempo, sul letto di morte, fosse il sì di un matrimonio che entrambi volevano e che entrambi sapevano profilarsi impossibile.

Installazione luminosa di Nanda Vigo: una forma tonda, colorata è riflessa da un piedistallo su una parete
Un’installazione nell’ambito dell’antologica Nanda Vigo Light Project, Milano, Palazzo Reale, 2019

C’era una condizione che avrebbe favorito la nascita di una nuova famiglia. Che lei mettesse da parte l’arte. Il che, né più né meno, era come se lei avesse chiesto a lui l’analoga condizione. Maledetto dall’arte, quel rapporto, anche se intrecciato fortemente all’arte. Vicende di mercato a parte, a mio avviso, Nanda ha rivoluzionato l’arte più di Piero. La piena originalità, ribaltare le cose, in lui non c’è, in lei è chiara. Certo, posizione ben più radicale quella di Piero, direi meglio più dadaistico-duchampiana. Questo, almeno al livello delle idee in lui significate dagli Achrome, ma quanto contradditorie, nel terreno del laboratorio creativo, sono essi.

Nanda, specie in rapporto all’arte ambientale – e comunque a un terreno in cui arte, architettura e design risultano embrionalmente inscindibili – ha dato una tale virata all’arte che dura da decenni e continuerà a durare, e ciò senza alienarsi il godimento del fruitore. La partecipazione di Nanda al clima di azzeramento intorno al gruppo Zero non ha intaccato il segno positivo dei suoi codici estetici, analogamente a quello che successe a Yves Klein col suo monocromo spirituale-essenzialista.

Ti immagino, Nanda, vagare, adesso, coi tuoi pensieri e i tuoi umori, in compagnia del tuo maestoso “umanizzato” cane africano, verso un nuovo azzeramento catto-buddista di rinascita. Chi sarai nella tua prossima vita?

Montaggio di varie fotografie dedicate al poeta Guillaume Apollinaire realizzato da Nanda Vigo
Les Marges, 1981, dedicata a Guillaume Apollinaire. Si osservano alcuni personaggi: il poeta, Pierre Restany, Lucio Fontana, Piero Manzoni, e l’autrice Nanda Vigo in diverse pose dell’epoca