In Italia
Nell’Italia dei cento campanili, nel paese del boom turistico che fa invocare il numero chiuso nelle località più ambite, ma soprattutto nei quartieri cittadini più fragili dove la convivenza è in forse, la danza irrompe e cura, connette, rivitalizza.
La musica e l’arte salveranno la bellezza? Uniranno le differenze?
In Italia si sta disegnando una rete di città dove ballo e danza riattivano il contatto tra le persone, alleviano il disagio, aprono le porte di scuole, fabbriche, ospedali, invadono i territori, centro e periferie, capofila il capoluogo piemontese con Balla Torino, manifestazione diffusa a cura della Fondazione Contrada onlus il cui manifesto di intenti è stato fatto proprio dal Consiglio Comunale. L’obiettivo per il futuro è creare una catena di città che sappiano rigenerare i propri territori privilegiando il fattore umano nei corpi danzanti delle persone.

Torino

A Torino, una staffetta ideale vede delinearsi un panorama aperto e inclusivo, abitato da professionisti e amateurs. Balla Torino 2025 porta avanti la buona “causa” della danza come nuovo capitolo di un percorso che dopo i festival Interplay e Torino Danza, approderà alla sua terza edizione, completando un itinerario virtuoso.
Interplay ha portato la danza nella complessa e difficile realtà multietnica della Barriera di Milano, con Marion Alzieu e Mickaël Florestan in Hold Fast e con Sarah Baltzinger & Isaiah Wilson in Megastructure, oltre a ospitare nella Lavanderia a Vapore, ex mega manicomio, Congo, Ka Boye di Gervais Tomadiatunga, mix di maschere tradizionali e danza contemporanea virtuosistica sfociato in una spettacolare battle degli interpreti africani con gli hip hoppers bianchi locali.

Torino Danza ospita a settembre la compagnia Descendants del congolese immigrato in città Carlos Kamizele e poi Témoin di Saïdo Lehlouh/Collectif FAIR-E, in arrivo dalla Francia, con una pirotecnica girandola di danze urbane.
Balla Torino 2025, da parte sua, offre le piazze del centro alle comunità straniere insediate nel suo comprensorio perché presentino la bellezza dei loro folklori ai passanti e ai turisti. Dall’11 al 18 ottobre, in tante diverse location si condivideranno ogni giorno spazi e danze, e balli di sala, con un paese ospite, stavolta l’America Latina, dall’Argentina con il suo tango e i suoi folklori al Caribe. Balli spontanei e danze coreografate si prenderanno a braccetto moltiplicando le occasioni di convivialità e benessere.
Reggio Emilia
Città della danza per eccellenza, e non da oggi, Reggio Emilia sperimenta nuovi format, per diffondere nuovi messaggi. Si chiama Santa ed è “un’esperienza urbana tra arte e danza” quella progettata da Gigi Cristoforetti alla testa del CCN/Aterballetto in questa cittadina, che è stata capitale di festival memorabili nei suoi splendenti teatri del centro, da quello del 1989 per William Forsythe, genio del balletto “endoclassico”, come lui stesso ama dire, a quello del 2001 per Jiri Kylián, maestro di poesia attualmente celebrato a Oslo per iniziativa del Norwegian National Ballet con un ricco portfolio di titoli, film e mostre fotografiche.
Dopo un evento come il festival La passione dei possibili per Maguy Marin nel 2023 al Valli, all’Ariosto e alla Cavallerizza, oltre che al Regio e al teatro Due di Parma, altri spazi e altre danze abitano adesso un’altra Reggio Emilia.
Santa accade in una zona recuperata a Nord nel quartiere Santa Croce, prima grande espansione urbana extra moenia con campo volo, a ridosso attualmente del campus universitario, il recente Parco dell’Innovazione Reggiane, tecnocentro destinato al lavoro, all’impresa, alla creatività, alle relazioni, ai progetti, alle start up, alle esposizioni, agli eventi, ai laboratori, e alla cultura. Un hub di ricerca, un valore aggiunto all’Alta Velocità Medio Padana, là dove le ex fonderie delle officine meccaniche sono state ristrutturate, a partire da un capannone lungo 174 metri e largo 40, a cui poi altri edifici multifunzione si sono aggiunti.
Economia della conoscenza e della cultura convivono qui per fare rete accogliendo la danza che invita a percorrere questa vasta location di “generazione di futuro”, riaperta con il contributo di più studi architettonici e di più partner promotori-sostenitori, dal Comune a Iren.
Cattelan, la Santa e il Maghreb
Dagli anni Novanta il quartiere Santa Croce, dal nome di una delle porte della città, ha attirato molti insediamenti di stranieri, specie provenienti dal Maghreb, con edifici quindi dedicati alla cultura religiosa islamica.
Muovendosi con la fida bicicletta, al modo emiliano, i fedeli maschi musulmani in uscita dai luoghi di incontro e di preghiera, incrociano i “fedeli” della Santa, osservando con curiosità l’inedita processione di seguaci del Dito medio sollevato in marmo di Carrara – le altre dita sono mozzate –, intitolato LOVE ovvero Libertà, Odio, Vendetta, Eternità, opera di Maurizio Cattelan.
I partecipanti alla camminata nel quartiere ascoltano in cuffia la storia, la poetica e le provocazioni dell’artista nel racconto di Nicolas Ballario, critico e curatore. Un popolo di persone con le orecchie illuminate di verde cammina insieme non dietro a una sacra immagine, usualmente un/a Santo/a o la Madonna, ma dietro una copia del simbolo di uno sberleffo diventato famosissimo, appunto il dito posto davanti alla Borsa di Milano, inizialmente scandaloso, poi però diventato il simbolo furbo e moderno di Piazza Affari, svettante sul suo piedistallo per ben 11 metri.

La sofisticazione ideologica dell’arte contemporanea occidentale, con le sue auto-beffe indirizzate alla politica e all’economia che dominano il mondo, irridendo intanto sè stessa e il proprio mercato, può destare stupore nei nuovi arrivati da altre terre e altre credenze.
Santa, progetto site specific
Site specific, immersiva, nel senso che si immerge tra i passanti sul far della sera, Santa scorre danzando a tappe negli spazi di STU (Società di Trasformazione Urbana, n.d.r.) Reggiane con le coreografie di Lara Guidetti – già autrice di un intelligente, geolocale, Dal liscio al Rave – unendo le forze di Aterballetto e Sanpapié, con performer uniformati da camicie bianche e calzoncini blu, che indossano leggere maschere bianche di animali, quelli dei Musicanti di Brema, la favola dei fratelli Grimm, asino, cane, gatto, gallo, animali astuti che prendono possesso della casa e dei beni dei briganti.
Chi danza guida i visitatori all’incontro con oggetti, macchinari, e personaggi della strada, simil-homeless posati al suolo da Cattelan. Scene, luci, costumi di questa fiction itinerante portano arte vivente là dove si vuole impiantare la fabbrica del futuro sulle vestigia del passato, tra scale, pareti, metalli e cemento.
Una testa di Cattelan, di cui si evocano i pezzi forti, dal Papa colpito dal meteorite allo scoiattolo suicida al WC d’oro, a fine percorso pare inerpicarsi per uscire da un buco nel terreno o forse resta visibile in superficie mentre l’artista sta scendendo giù nel sottosuolo; un momento topico che chiude perfettamente l’happening, lasciando il dubbio negli occhi e negli orecchi degli astanti.
Santa vuole essere il primo capitolo di Danze dell’Utopia, progetto triennale che ambisce trasformare luoghi urbani marginali o dimenticati in palcoscenici di senso e comunità.
“È un invito a guardare da vicino – chiosa Cristoforetti – e a sentire il gesto del danzatore, la voce dell’opera, lo spirito di un luogo. Perché a volte è nell’invisibile che abita il futuro”.
Anche in Francia la danza irrompe
1 km de danse, nel cuore di Parigi a Pantin, dove ha sede il Centre National de la Danse francese, nel 2022 ha radunato 7.000 partecipanti, e l’anno dopo 10.000, invadendo le rive del canale dell’Ourcq con tantissimi praticanti in arrivo da scuole, conservatori, associazioni amatoriali, oltre a danzatori e coreografi, con sessioni dedicate a differenti balli: zumba, hip hop, afro, okapi congolese, gwoka, funky, jazz, krump, flamenco, samba, balli latini, teatrodanza, danza barocca, classica, modern jazz, contemporanea, contact e improvvisazione, taranta e pizzica.








