JACQUELINE CERESOLI-Emanuele Magri, IN_natural Observatory

JACQUELINE CERESOLI-Emanuele Magri, IN_natural Observatory
IN_natural Observatory di Emanuele Magri. Visione della prima stanza

A Desio, nel cuore verde della Brianza in Villa Cusani Traversi Tittoni prende forma la mostra IN_natural Observatory di Emanuele Magri, ideata con la gallerista Anna d’Ambrosio, un luogo incantevole dove si animano come in un sogno metamorfosi, artifici e ibridi tra antropomorfismo  e zoomorfismo. Microrganismi stupefacenti rappresentati in oltre venti opere (1989-2022) esposte seguendo un ordine tematico, che intrecciano un dialogo visivo dentro e fuori l’architettura, giocando sul paradosso di ibridazione tra biologia e scienza, arte, natura  e architettura. 

Emanuele Magri e la post-umanità nel mondo digitale

L’esposizione ispirata a scenari fantastici rielabora l’iconografia mitologica, biblica e fiabesca del mostruoso. Inscena la visione di una indefinibile  ma affascinante  post umanità  in un mondo digitale all’insegna dell’ambiguità polisemica. Insita nella ricerca di matrice surrealista dell’artista eclettico, dal segno magico e primario che avrebbe conquistato André Breton, Gianni Rodari, Joan Mirò, Paul Klee e Keith Haring.

Le tematiche

Il percorso espositivo si snoda al secondo piano della Villa in quattro sezioni tematiche Maps, Landscape, Anodini, Silhouette. Insieme nella loro specifica unicità,  invitano il visitatore a compiere  un viaggio nell’inconscio dell’umanità, alla scoperta dell’universo ludico e simbolico di Magri. Ironico e scanzonato  di un biologismo fantastico sul crinale del sogno, oltre il limite del reale. 

Gli ibridismi tecnici e linguistici di Magri

E’ un segno dalla disarmante ambiguità il suo, tra figurazione e astrazione, riconoscibile per una grammatica polimorfica e fanciullescamente immaginifica. Aperta alla sperimentazione di pittura, scultura, collage, libri d’artista, installazioni, performance e poesia visiva.  I suoi ibridismi tecnici e linguistici configurano una narrazione mai lineare, volutamente disorientante, ma nell’insieme dinamica.

Le sue opere  attraversano le avanguardie artistiche del Novecento  in maniera poetica e originale sono cariche di significati plurimi. Si risolvono in una bizzarra sintesi  tra l’umano e l’animale, la natura e la fantasia, in cui il mostruoso diventa innaturalmente bello. Elegante anche nelle sovrapposizione di tratti fluidi dall’essenziale relatività e leggerezza, propria al genere Ukiyoe giapponese.

Il Post-antropocene

Dalla prima all’ultima sala, giardino incluso si fanno incontri stupefacenti  ma non pericolosi,  dove Magri umanizza mostriciattoli. Inventa mappe di luoghi immaginifici, supera divisioni tra maschile e femminile, oriente e occidente, come promessa di gioco e di gioia. Capace di  smuovere, in maniera ludica e bonaria, interrogativi sulla complessità del presente, ponendoci l’interrogativo di un’epoca post-antropocene. Poiché da subito dovremmo cominciare a immaginare  insieme un futuro, in cui l’uomo convive e non domina sulle altre specie viventi che abitano il nostro Pianeta. 

Magri, enigmaticamente,  tratta l’atavica parentela uomo-animale in visioni, stravolge il Naturalis historia di Plinio il Vecchio, con  alterazioni  formali e semantiche. Configurazioni-soglia in cui mito e realtà coesistono in bilico tra oggettivo e soggettivo, attraverso opere  tese a sconfinamenti arditi. Sono emblematici i suoi Dream Landscape e  la serie dei Monster. Mappa un mondo fantastico il suo Mandala. Strizzano l’occhio alla grafica le sue accattivanti e glamour  silhouettes, è un  manifesto  del superamento di genere le creazioni Lui e Lei, Kimotayat, l’unione tra il kimono giapponese e la tuta  futurista di Tayaht del 1920, abito antiborghese. Queste e altre opere  attirano i bambini di tutte le età, come i suoi anacoreti e anodini  che esorcizzano la pesantezza del quotidiano. 

La metamorfosi come leitmotiv

Le sue anomale metamorfosi sono il fil rouge di una mostra fluida, concepita come  un piano sequenza, secondo una tecnica cinematografica. L’animalità e l’idea di una natura proteiforme, dall’incessante e possente potere generativo e plastico, è trattata come parte dell’essere umano in maniera giocosa. Lo distingue un segno misterioso, cellule microbiche dalla sarcastica fascinazione. Complici i  suoi colori pastello, tiepoleschi, luminosi, acquarellati. Trasparenti come l’aria e l’acqua che irradiano gli ambienti algidi della Villa settecentesca di Giuseppe Permarini, rimaneggiata da Pelagio Pelagi.

Villa Cusani Traversi Tittoni

La Villa  passata di proprietà  a Tommaso Tittoni nel Novecento, Presidente del Consiglio nell’epoca giolittiana e ministro degli esteri, che commissionò all’architetto  Luca Beltrami l’ultimo intervento strutturale  dell’edificio neoclassico, è stato acquistato dal Comune di Desio nel 1975. Attualmente include la biblioteca comunale e la preziosa collezione dell’artista milanese Giuseppe Scalvini (1908-2003), mostre temporanee e altri eventi culturali. 

In questo contesto la magnificenza architettonica  incontra la creatività deflagrante di Magri anche nel sagace rebus, stampato sull’invito per questa mostra. Un’opera che vive se condivisa  con il visitatore nell’ intrigante gioco dell’arte.

La riflessione sulla contemporaneità

Nell’immaginario dell’artista popolato da  esseri meravigliosi  dalle forme più strane e bizzarre, carichi di energia vitale, si animano forme  insolite della natura, fieri della loro “alterità”, che deformano l’ideale della bellezza  e abitano il territorio del fantastico come presupposti formali per riflettere su temi contemporanei, come il rapporto  tra uomo e natura, naturale e artificiale. Perché al difuori, nell’ambiente che viviamo insieme con altre specie, cellule e virus, non abbiamo vita propria; lo dice la scienza e Magri lo enuncia con i sui simpatici “virus” giocando con la rappresentazione di un codice etico ed estetico.

 

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