Mascolinità e fotografia al Barbican

fotografia barbican
Rotimi Fani-Kayode, Untitled, 1985

Masculinities: Liberation through Photography è una grande mostra collettiva alla Barbican Art Gallery di Londra  (aperta fino al 17 maggio). Essa esplora il modo in cui i vari tipi di mascolinità vengono vissuti, interpretati, codificati e costruiti socialmente attraverso la fotografia e il cinema. Accompagnata da un ricco programma di film, conferenze, eventi e workshop, la rassegna riunisce oltre 300 opere di oltre 50 artisti, fotografi e cineasti internazionali come Richard Avedon, Peter Hujar, Isaac Julien, Rotimi Fani-Kayode, Robert Mapplethorpe, Annette Messager e Catherine Opie.

La Opie, nella sua rivoluzionaria serie Being and Being (1991), ha ritratto i suoi amici delle comunità queer, leather e BDSM sulla West Coast: immagini che, della cultura americana, metteno in evidenza le divisioni razziali e di classe. Un ritratto bruciante dell’America contemporanea.

Nella sua conferenza, l’artista inglese ha toccato esplicitamente le tematiche della mostra, e anche il suo lavoro sulle sottoculture queer, sulla trasformazione urbana e sulla cultura popolare americana. Lo ha fatto con lo storico dell’arte, accademico, curatore e attivista Jonathan D. Katz.

La mostra dà conto dell’ascesa del Movimento di Liberazione Gay negli anni ’60 seguito dall’epidemia di AIDS nei primi anni ’80, da artisti che hanno sconvolto le rappresentazioni tradizionali di genere e sessualità. È l caso di David Wojnarowiz, e Peter Hujar. Quest’ultimo è stato oggetto di indagine nella conferenza di Stephen Koch. Il relatore ha discusso del lavoro e dell’eredità del suo caro amico i cui intimi ritratti in bianco e nero, nudi, paesaggi urbani e nature morte rpapresentano il centro di New York, la scena bohémienne dalla fine degli anni ’60 fino all’inizio della crisi dell’AIDS negli anni ’80.

Ci sono anche artisti meno conosciuti e più giovani – alcuni dei quali non hanno mai esposto nel Regno Unito. Tra essi: Cassils, Sam Contis, George Dureau, Elle Pérez, Paul Mpagi Sepuya, Hank Willis Thomas, Karlheinz Weinberger e Marianne Wex.

La serie Time Lapse, 2011 dell’artista e performer Cassils documenta la radicale trasformazione del suo corpo attraverso l’uso di steroidi.

Altri artisti hanno sfidato rappresentazioni stereotipate della mascolinità egemonica. Per esempio, Collier Schorr, Adi Nes, Akram Zaatari e Sam Contis, la cui serie Deep Springs, 2018 attinge alla mitologia del West americano, all’idea del cowboy. Contis ha trascorso quattro anni immerso in un college di arti liberali per soli uomini a nord della Death Valley meditando sull’intimità e violenza che coesistono in spazi per soli uomini.

La serie Taliban di Thomas Dworzak è composta da ritratti trovati negli studi fotografici di Kandahar in seguito all’invasione americana dell’Afghanistan nel 2001. Sono ritratti di combattenti talebani in posa, mano nella mano, di fronte a fondali dipinti, con pistole e fiori come oggetti di scena e kohl, l’eyeliner accuratamente applicato agli occhi.

Jeremy Deller, Robert Mapplethorpe e Rineke Dijkstra smantellano i preconcetti sull’idea di lottatore, di bodybuilder, di atleta, offrendo una visione alternativa di questi stereotipi iper-mascolinizzati.

La serie Gentlemen, 1981-83, di Karen Knorr è composta da 26 fotografie in bianco e nero scattate all’interno di club per soli uomini nel centro di Londra con testi tratti da conversazioni registrate, e messi a didascalia delle le immagini. Anche qui i temi sono la classe, la razza, l’esclusione delle donne dagli spazi di potere durante la premiership di Margaret Thatcher.

La mascolinità tossica viene ulteriormente esplorata nel fotolibro di Andrew Moisey del 2018 The American Fraternity: An Illustrated Ritual Manual con fotografie d’archivio di ex presidenti degli Stati Uniti e giudici della Corte Suprema che appartenenti tutti al sistema della fraternità. Inoltre, immagini delle cerimonie di iniziazione abbastanza sconcertanti.

La serie di foto-testi critici di Hal Fischer Gay Semiotics, 1977, La semiotica gay: uno studio fotografico sul codice visivo degli uomini omosessuali, è una delle pubblicazioni più importanti di fotografia concettuale californiana negli anni ’70.

Abbiamo poi le fotografie di strada del fotografo indiano Sunil Gupta che catturano la vita pubblica gay su Christopher Street a New York, il sito della Rivolta di Stonewall del 1969.

Nella sezione Women on men, reversing the male gaze è documentata l’altra faccia della medaglia. Durante gli anni ’70, le donne artiste del movimento femminista della seconda ondata hanno descritto la sessualità maschile. Ad sempio, ad opera di Laurie Anderson, con  Fully Automated Nikon (Object / Objection / Objectivity), 1973; di Annette Messager con The Approaches, 1972; di Marianne Wex queer, Let’s Take Back Our Spac; di  Tracey Moffatt col suo progetto enciclopedico intitolato Heaven ,1997. Sulla sessualità maschile insistono anche Hank Willis Thomas e la famosa famiglia giapponese Masahisa Fukase, 1971-1989, che racconta la vita e la morte della sua famiglia, con particolare attenzione a suo padre. Si è fattonotare, infine, il film sperimentale technicolor underground di Kenneth Anger Kustom Kar Kommandos, 1965. Tratta il rapporto omoerotico e feticista con la macchina modificata, la hot rod, di due giovani americani.