É qui il Party

Nicolas Party, Site-specific panel showing ruines; the picture inside: Nicolas Party, Creases, 2021, soft pastel on pastel card and faux marble mat border, Fillistorf Collection, Zürich
Nicolas Party, Site-specific panel showing ruines; the picture inside: Nicolas Party, Creases, 2021, soft pastel on pastel card and faux marble mat border, Fillistorf Collection, Zürich. Foto di Chiara Conserva

Prendi l’arte e mettila da Party 

Estetica, arte. Da quando la seconda si è separata dalla prima ed ha assunto pari dignità ed autonomia dalla prima, è trascorso qualche secolo. Mentre la filosofia ha continuato a rispondere agli interrogativi che le umane attività continuano a proporre, artisti e estetologi hanno dialogato spesso su percorsi paralleli, senza mai incontrarsi. Delle volte perché le domande non prevedono alcuna risposta.

Se un artista si esprime senza significati reconditi sottostanti la propria opera, è da considerarsi disimpegnato? O poco più di un bravo esecutore? Se l’opera intende essere puro godimento per l’occhio e suscitare sensazioni che si limitano a suggestioni visive, non ha diritto di cittadinanza nell’arte?

Nicolas Party, artista di Losanna (1980), descrive bene la figura dell’intellettuale che non nasconde che l’opera d’arte vive di luce propria, senza retropensieri e complicate teorie sottostanti.

Nicolas Party al MASI di Lugano

Al Museo d’Arte della Svizzera Italiana di Lugano (MASI) viene proposta, fino al 9 gennaio 2022, una significativa esposizione dell’artista, in veste anche di curatore, che, in assenza di testi critici, si spiega da sé. Con Rovine, il titolo della mostra, Party – un passato da graffitaro – realizza l’allestimento all’interno dello spazio espositivo. Quattro spettacolari scenari laterali di lugubri rovine ispirate al simbolista svizzero Arnold Böklin (1827-1901), recto-verso, all’interno dei quali recto e verso figure che assomigliano a corpi umani. Un corridoio centrale con archi neoclassici, De Chirico docet, sul quale si aprono sale tematiche dedicate a paesaggi, ritratti, grotte, nature morte.

Colori e Rovine

Lo spettatore è accolto da due grandi teste colorate e realizzate con stampanti 3D, quasi fossero due leoni funerari che introducono alla decadenza, alle rovine. E alla fine del percorso, opposto alle teste, un’opera d’ ispirazione surrealista: una figura maschile umana, nuda, ritratta da dietro, con occhi, naso e labbra.

Campiture colorate sapientemente appaiate, vivide, lucenti. Eppure è tutto falso: i paesaggi non sono tali, i ritratti sono maschere truccate con improbabili colori e parrucche, le grotte inesistenti, le nature morte elementi nei quali forma e colore sono fini a se stessi. Semplicemente nulla di esistente nella realtà ma frutto della fantasia immaginifica dell’artista.

Un salto immersivo nel colore puro della sola tecnica utilizzata per questa mostra site-specific: il pastello, fragile e decadente, come tutte le Rovine.

 

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