Da “Il Gabbiano” a “Tchaïka”

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Foto: Courtesy Teatro Franco Parenti

Tchaïka è una parola russa che significa gabbiano. Passando dal testo Il Gabbiano di di Anton Čechov a “Tchaïka” del duo Natacha Belova – Tita Iacobelli  andato in scena al Teatro Franco Parenti il 14 e 15 marzo scorso, il senso della perdita è lo stesso. Se dal grande russo apprendiamo lo smarrimento della classe aristocratica dopo l’annullamento dei privilegi dati dalle loro economie (spesso sperperate), smarrimento che è simbolo della svalutazione dei valori di una grande terra, dal duo belga-cileno proviene il distacco attraverso i fantasmi del tempo andato.

“Tchaïka” è tratto, con ampia libertà, dal testo Il Gabbiano e tratteggia la figura di un’attrice ormai anziana e sulla soglia dell’abbandono delle scene. Quanto mai avvinghiata al suo passato e al suo presente, la donna non intende identificarsi con il nuovo status di grande vecchia. Lei è stata  a lungo sul palco, vestendo i panni della ventenne Nina; mentre quelli della vecchia attrice Arkadina, madre di Konstantin nel testo di Čechov non sono la “sua tazza di tè”.

Arkadina, invece, è proprio simile a lei: una donna matura e sulla via del tramonto, con la parrucca, il trucco pesante, la memoria che vacilla. La donna non è più giovane ed è inadatta ad interpretare Nina, come la giovane assistente – che le suggerisce le battute quando le mancano – dolcemente le sussurra all’orecchio.

Arkadina e la vecchia attrice si fondono, il confine tra loro si annulla. Così come gli scambi di parole sussurrate fra la giovane e l’attrice le rendono tanto prossime da sembrare un’unica cosa. Ed è proprio così, perché sul palco vediamo l’anziana attrice muoversi ed avere vita e voce attraverso il corpo della giovane (Tita Iacobelli). Infatti, la matura teatrante è una marionetta animata dalla Iacobelli. Una donna non più in forma fisica, non più bella, ma innamorata del teatro al punto da dimenticarne le regole. L’anziana, la giovane, una tenda, un libro, un tavolo, una poltrona e un peluche, preparano l’ultima uscita in scena della donna. Le luci su di lei si spengono.

Un bel teatro, ben accompagnato da scene semplici, scarne, nelle quali c’è tutto. Scene che si animano e si spengono grazie alle bellissime luci e all’accompagnamento sonoro che non sovrastano il testo e neppure l’interpretazione.

Sono i gesti, i toni, la leggerezza di un fazzoletto di voile rosa che diventa una piccola donna a trasformare una storia in una delicata favola di amore e rispetto.

Il teatro del duo Boleva – Iacobelli si muove nel territorio dell’ibridazione dal 2015. Dopo avere riscosso, nel 2018 ampi, riconoscimenti in Cile, in Spagna e in Belgio proprio con “Tchaïka”, partecipa alla Biennale Teatro di Venezia del 2022 con un nuovo protagonista ispirato ancora alle “Memorie di un pazzo” di Gogol. Questa volta si tratta di un uomo, un folle. “Loco” è il titolo della pièce nella quale entrambe le artiste partecipano in scena.

Tita Iacobelli, dopo una lunga esperienza di teatro politico, si avvicina alla narrazione poetica del nostro tempo attraverso le marionette create dalla russa – belga Natacha Belova, regista, sceneggiatrice e poi artista plastica. Attraverso le creazioni di quest’ultima, alle quali entrambe danno vita nel ruolo di doppia interpretazione, parlano dell’uomo, dei suoi caratteri, delle sue storie. Che è pur sempre un atto politico.

TCHAÏKA

liberamente ispirato a Il gabbiano di Anton Čechov
con Tita Iacobelli
regia Natacha Belova e Tita Iacobelli
scenografia Natacha Belova
luci Gabriela González, Christian Halkin
musica Simón González dalla canzone La pobre gaviota di Rafael Hernández
in consolle Gauthier Poirier

produzione Ifo Asbl
con il sostegno di Financiamiento del Fondo Nacional para la Cultura y las Artes, Chili, la Fédération Wallonie Bruxelles-arts de la scène – service interdisciplinaire
in coproduzione con Mars-Mons arts de la scène, Théâtre Des Martyrs à Bruxelles, Atelier Jean Vilar à Louvain-la-Neuve

Miglior Spettacolo e Migliore Attrice, Círculo de Críticos de Arte de Chile, 2018
Premio del Pubblico come Migliore messa in scena dell’anno (premio Clap, 2018)

Rassegna La nuova scena
a cura di Natalia Di Iorio
per Associazione Pier Lombardo

Rassegna La Grande Età

 

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