Due artisti in sequenza che producono conseguenze artistiche ed estetiche. Questo è il risultato di una sorta di sperimentazione di Anna Pennati e Ariel Soulé. Libera ricercatrice di morfologie pluridirezionali, la prima; diversamente, il suo “alter ego” sperimentale, Ariel, è perpetratore di sequenze formali pittoriche (tenute da un fil rouge sottile e pertinente) quali conseguenza di assunti letterario-filosofici. Cosa fanno i due? Puntano a fondersi, ciascuno cedendo all’altro alcune delle proprie “cellule” creative. O, meglio, ciascuno di loro si appropria (lontana memoria del gesto nuovorealista?) del lato destro o del sinistro di un dipinto del collega. L’eventuale lato sinistro che uno di loro abbia assunto si innesta nel lato destro di un proprio dipinto. Azione di ingegneria artistica, pur essendo i due dipinti in gioco in buona salute estetica.
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Uno scambio di sequenze
La sequenza di solito riposa su uno sviluppo lineare (si vedano i sarcofagi paleocristiani), quindi determina giustapposizione. Ma Leonardo Fibonacci, che loro giustamente richiamano, agli inizi del XIII secolo mette in evidenza, in una successione, un fenomeno di conseguenza, cioè di un salto, che determina conseguenze “altre” diverse rispetto alla situazione iniziale (la formula è ben nota). Nel loro caso la conseguenza è proprio di tipo connotativo. Si tratta quindi di un risultato linguisticamente trasmutante o deviante.
Una situazione ben diversa da quando su un originale qualcuno interviene manipolandolo a vario titolo. Ad esempio, per trasfigurarlo e farlo proprio oppure a scopo censorio.
Qui si punta a determinare un’opera nuova che sembri consanguinea, pur essendo diverso il gruppo sanguigno. Si tiene conto probabilmente dell’ibrido che viviamo internazionalmente. Ed è proprio alla luce di questo rilievo che l’esperimento ha carattere diverso rispetto ai “giochi” postdadaisti che taluni artisti di grido hanno operato su lavori altrui. Ma ancora: a dispetto di queste notazioni di aggiornamento epocale, nell’operazione di Anna e Ariel fa capolino il gioco chiasmatico dello scambio a X delle tensioni. Già nel V secolo a.C. fissò questo gioco Policleto nel suo “Doriforo”. La scultura ostenta il richiamo tra la tensione del braccio sinistro (che regge la lancia) e quella della gamba destra che regge il peso del corpo. Certo, in questo caso, un ibrido all’interno della cultura occidentale. Ma si può andare anche oltre, no?