La Casa della Cultura apre la sezione Arti Visive con Maria Mulas

La Casa della Cultura apre la sezione Arti Visive con Maria Mulas
Ritratto di Maria Mulas, opera di Lorenzo Mulas Hermitte

La Casa della Cultura di Milano, dopo settanta anni di attività indefessa in ogni ambito dello scibile, apre una sezione dedicata alle Arti Visive affidandone il coordinamento a Carmelo Strano. Non punta a mostre ampie né canoniche, ma spunti, spigolature, aspetti particolari del lavoro di un autore, o altro. In ogni caso iniziative espositive di piglio scientifico, spesso accompagnate da conferenze, tavole rotonde, e altro, col massimo sforzo per rispettare il glorioso radicato concept dell’istituzione milanese da oltre dieci anni diretta dal saggista prof. Ferruccio Capelli.

La prima iniziativa è dedicata a Maria Mulas, fotografa dalla lunga e densa produzione, di cui in questa esposizione si dà conto con un’attenzione prestata alle Architetture, termine che è nel sottotitolo della mostra.

Le architetture, come dice Strano, che cura la mostra, “sono il luogo in cui maggiormente e più esplicitamente la Mulas ha fatto ricerca. Questo vuol dire andare ben oltre la fissazione realistica di un soggetto e oltre, anche, la più generica concezione mimetica. Verso dove? Lontani ormai i tempi in cui la nuova arte guardava alla radicatissima pittura (non a caso si formò una tendenza cosiddetta pittorialista), lei va nella direzione presa dalla fotografia in clima di avanguardie storiche verso le quali ha persino dei meriti pionieristici, soprattutto verso l’astrazione. Insomma, in queste circostanze, il soggetto per la Mulas diventa un pretesto per la ricerca linguistica anche se pur sempre collegata a un racconto (o denotato) riconoscibile”.

A proposito di edifici barocchi, come palazzo Carignano, Maria Mulas è pronta, ansimante davanti a tanta magnificenza ed elegante sinuoso dinamismo. “La sua mente si dilata e soprattutto il suo sentire, dentro e fuori (percettivamente). E ci consegna spaccati architettonici trasfigurati, come dotati di una diversa personalità morfologica, pur mantenendo la propria riconoscibilità”. D’altra parte, nel 1996 Maria Mulas dichiara che “la fotografia in sé è per me un limite: ho bisogno di sequenze, di metamorfosi”.

Maria Mulas arriva a Milano, dalla sua Manerba del Garda, nel 1956. Ha poco più di 20 anni, ha deciso di seguire il fratello maggiore Ugo che morirà prematuramente nel 1973. Mossa da un’instancabile mobilità, in Italia e fuori, particolarmente a partire dagli anni Settanta, la sua camera fissa scene e personaggi legati a Biennali, a Documenta, mostre di vario tipo, incontri letterari, reportage, ecc.. Milano resta comunque il luogo privilegiato.

Svariate centinaia sono gli scatti puntati su vari personaggi di quel mondo, scrittori, stilisti, registi galleristi, critici, designer, architetti, editori, giornalisti, attori, intellettuali, imprenditori, amici: Fernanda Pivano, Giò Ponti, Miuccia Prada, Ettore Sottsass, Giorgio Strehler, Ornella Vanoni, LeaVergine, Luigi Veronesi, Gianni Versace, Andy Warhol, Giorgio Armani, ecc.. Un cospicuo numero di ritratti è stato esposto, l’anno scorso, al Palazzo Reale di Milano con la cura di Andrea Tomasetig.

La Casa della Cultura apre la sezione Arti Visive con Maria Mulas

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