Si diffondono virus e batteri. E anche Parasite

Una donna e un ragazzo, in piedi, guardano fotografie e dipinti appesi al muro di una elegante casa.

Il regista coreano Bong Joon-Ho è riuscito in una difficile operazione, cioè rompere con la tradizione. Il suo film Parasite ha conquistato quattro fra le statuette più importanti di Hollywood. Dopo la Palma d’Oro a Cannes, il premio cinematografico americano e mondiale più ambito, il premio Oscar, quest’anno è uscito dalla solita geografia per spostarsi, appunto, nella Corea del Sud. Parasite, dopo essersi aggiudicato il premio quale miglior film straniero, miglior film internazionale, migliore sceneggiatura e miglior regia, arriva nelle sale cinematografiche.

Un normale quadro famigliare, una normale località dove, senza alcuna indulgenza, si svolge la vita persone di un ceto sociale basso. Padre, madre, figlio e figlia vivono in un seminterrato, che non profuma di rose e di lavanda, ma di bagnato e umidità.

Alcuni quadri iniziali dicono di una famiglia che si arrangia a guadagnare per mangiare o mantenersi agli studi. Poi, qualcosa accade, arriva l’occasione da non perdere. Il figlio è uno studente responsabile. Alcuni suoi compagni di studio sono ben inseriti in ambienti altolocati, uno di questi gli offre la possibilità del riscatto sociale.Una donna mentre sale le scale, emergendo da un locale seminterrato di una casa lussuosa. Da qui in poi è un crescendo verso la scalata sociale dell’intera famiglia, tra menzogne, massimo sfruttamento di ogni possibile situazione, trucchi ben orchestrati ai danni dei miliardari divenuti i loro nuovi datori di lavoro.

I cattivi sentimenti finiscono nel sangue, nella più folle violenza e il film vira ancora, trasformandosi in horror e abbandonando il tema della denuncia sociale. Forse Bong Joon-Ho vuole esasperare il tema della lotta di classe. Lo fa con elementi estetici-architettonici (la metafora delle scale, sia quelle che portano al seminterrato maleodorante, sia quelle che portano ai piani superiori della bella villa dei ricchi miliardari).

Le scale, ben visibili quelle che portano verso l’alto nella comoda, moderna, ben arredata residenza dei ricchi e quelle nascoste, persino nella casa dei ricchi, che conducono verso il basso. Nella casa dei ricchi ci sono anche gli inferi, frequentati però solo dai poveri.

Insomma, l’accumulazione della ricchezza, in una società capitalistica, non migliora le condizioni delle classi sociali più basse, ma piuttosto aumenta la loro miseria. Vecchi temi dalla Corea del Sud. Nuovi modi per rappresentarli cinematograficamente.