Göteborg, solitudine e cinema – Loneliness and film

Nella foto: un faro rosso e una costruzione sono gli unici elementi presenti sulla minuscola lingua di terra in mezzo al mare agitato e plumbeo di Svezia.

Se un anno fa ci avessero parlato di un festival internazionale del cinema con un unico spettatore, avremmo riso. E invece, in tempi di pandemia, fra il 29 gennaio e il 6 febbraio, dalla lontana Svezia, il 44° Göteborg Film Festival ha presentato sessanta anteprime anche in una versione speciale, denominata The Isolated Cinema. Un’esperienza che ha avuto avvio il giorno dopo l’apertura del Festival, nel pieno rispetto delle distanze fisiche: assenza di pericolosi affollamenti, la certezza del posto in sala, nessuna condivisione di opinioni e molto silenzio. E un solo spettatore scelto fra dodicimila che, da quarantacinque paesi del mondo, hanno richiesto di partecipare.

L’esperimento sociale al Göteborg Film Festival

The Isolated Cinema è stato una specie di esperimento sociale che ha cercato di descrivere cosa accada a chi si trovi nella condizione di assistere, in completa solitudine, alla visione dell’intero programma di un festival. La distanza fisica e l’isolamento richiesti per ridurre il contagio da Covid-19 sono stati portati in una dimensione estrema allo scopo di indagare il cambiamento fra spettatore e il cinema, in questa nuova epoca.

Il luogo della visione in solitudine

Non c’è stato nulla di convenzionale nell’edizione The Isolated Cinema del Göteborg Film Festival, a partire dal luogo ove la visione in solitudine ha avuto luogo: una roccia in mezzo all’oceano. Un’isola minuscola a ovest di Marstrand, battuta dal vento e dal mare, un faro e un boutique hotel, il Pater Noster. Niente telefono, niente televisione, niente rapporti con la famiglia per chi è stato scelto, solo un accompagnatore, un apparecchio per registrare giornalmente un video-diario delle proiezioni e, appunto, il cinema.

Lo spettatore solitario

A questo punto è d’obbligo svelare il nome del fortunato prescelto alla visione del cinema-in-solitudine: Lisa Enroth, infermiera svedese di Skövde, scelta fra molti per la convincente motivazione che accompagnava la sua richiesta. “Attraverso il mio lavoro nell’assistenza sanitaria mi sembra di aver passato anni ad ascoltare, testare e consolare. Mi sento come se fossi svuotata di energia”. Priva di energia, come molti operatori sanitari dichiarano di essere a molti mesi dall’inizio della pandemia, Lisa ha potuto godere di un meraviglioso isolamento, lontana dal contagio e con la sola compagnia della sua grande passione.

 

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A year ago if we had been told about an international film festival with a single viewer, we would have laughed. And yet, in times of pandemic, between 29 January and 6 February, from far-away Sweden, the 44th Göteborg Film Festival presented sixty premieres also in the special version The Isolated Cinema. It has been an experience with respect of physical distancing: no dangerous crowds and a lot of silence. And just one spectator chosen from twelve thousand who applied from forty-five countries around the world.

The social experiment at the Göteborg Film Festival

The Isolated Cinema was a kind of social experiment examining what happens to those who attend the entire program of a festival in complete solitude. The physical distancing and isolation required to reduce the infection from Covid-19 have been taken to an extreme dimension. It was an investigation about viewer and cinema, in this new era.

The place of vision in solitude

There was nothing conventional about The Isolated Cinema edition of the Göteborg Film Festival, starting from the place where the vision in solitude took place: a rock in the middle of the ocean. A tiny island west of Marstrand, beaten by the wind and the sea, a lighthouse and a boutique hotel, the Pater Noster. No telephone, no television, no relations with the family for those who have been chosen. Just a companion, a device to record a daily video-diary of the projections and, indeed, the cinema.

The solitary spectator

The name of the lucky one chosen to watch the cinema-in-solitude is Lisa Enroth, a Swedish nurse from Skövde, chosen for the reasons she expressed in the application letter . “Through my work in health care I feel like I’ve spent years listening, testing and comforting. I feel like I’m drained of energy ”. Deprived of energy, as many health workers claim to be many months after the onset of the pandemic, Lisa was able to enjoy a wonderful isolation, far from contagion, with her great passion.

 

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