Net Animal/ Ragnarete

Net Animal/ Ragnarete
Rete o grafo? Oltre la dimensione materiale, il digitale cambia la nostra percezione del mondo naturale (disegno di Vittorio Marchis)

C’è differenza tra rete e rete

Mi piace giocare con le parole, perché senza le parole non si possono raccontare le storie. Ma alle volte le parole ci portano su strade che non vorremmo percorrere, perché travisano la realtà dei fatti. Tutti parlano del (world wide) web e di (inter)net. Anche questa rubrica si chiama NetAnimal. E poi ci soffermeremo anche su questo “titolo”. Web e net stanno (in inglese) per rete, ma queste parole vogliono proprio indicare una “rete”? Leggo sul Dizionario della lingua italiana del Tommaseo. “Rete: Strumento di fune o di filo tessuto a maglie per pigliar fiere, pesci e uccelli. Ne sono di diverse maniere, e secondo quelle diversificano il nome.”

Ma tessuto significa intrecciato, come pure web che ha lo stesso etimo di weave, cioè intrecciare. Anche il Thesaurus Treccani del 2018, che si trova in internet afferma che “è un intreccio di fili di materiale vario, incrociati e annodati tra loro regolarmente in modo che restino degli spazi liberi, detti maglie.” La rete è un’altra cosa e forse i linguisti non si sono mai soffermati sulle banchine di un porto a osservare i pescatori.

L’unicità del filo e la resistenza dei nodi

La rete è un’altra cosa: è fatta di un filo solo affidato alla sapiente arte dell’annodare in una sequenza semplice e complessa. Con l’aiuto di una spola che si chiama ago sul quale si avvolge il filo e di una dima, ossia di un pezzo di legno che, afferrato con la mano sinistra, serve a dare alla maglia la dimensione voluta. Le operazioni, che qui non descrivo perché è meglio vederle dal vivo, portano alla realizzazione della maglia che termina con un nodo, dal quale si diparte il filo per la successiva.

L’unicità del filo, la resistenza dei nodi stretti in modo da renderne difficile lo scioglierli, fa della rete la sua struttura e la differenzia in modo sostanziale dal tessuto a telaio (costituito dalla trama e dall’ordito), ma anche di quello che comunemente chiamiamo tessuto a maglia, o jersey, o filet, che è pure fatto di un sol filo, ma che è privo di nodi. Tutti sappiamo che se di una maglia tiriamo un filo questa si disfa. Ed ecco qui la ragione del titolo di questa mia “briciola”. Il ragno realizza una rete, fatta di un solo filo con cui cattura le sue prede e proprio per questo amerei chiamare il suo artefatto “ragnarete”. Le analogie della rete, fatta dal ragno o dal pescatore, con la rete del Web (e questa a dire il vero sarebbe una tautologia) sono molto profonde.

Leggi anche: Net Animal/ La nostra natura di storyteller

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VITTORIO MARCHIS
VITTORIO MARCHIS Engineering graduate, full professor of Theoretical and Applied Mechanics and, later, of History of Science and Technology. He has also taught History of Things and Philosophy of Engineering (Turin Polytechnic and other institutions). Topics: society, man, world of technologies, visual arts (he also paints and draws). Among his books, Dall'Arte… allo Zero/ A small philosophical dictionary of Engineering. Laurea in ingegneria, professore ordinario di Meccanica teorica e applicata e, dopo, di Storia delle scienze e della tecnologia. Ha insegnato (Politecnico di Torino e altrove) anche Storia delle cose e Filosofia dell’ingegneria. Interessi: società, uomo, mondo delle tecnologie, arti visive (inoltre dipinge e disegna). Tra i volumi pubblicati, Dall’Arte… allo Zero. Piccolo dizionario filosofico dell’ingegneria.