Net Animal/ La nostra natura di storyteller

Opera scultorea di Francesco Toris, intitolata Il Nuovo Mondo, in ossa bovine affastellate provenienti dalla cucina del manicomio di Collegno in cui era ricoverato (inizi Novecento). L’opera si trova nel Museo di Antropologia e Etnografia fondato a Torino dall’antropologo e psichiatra Giovanni Marro. Egli, attraverso dialoghi con Toris e studio dei suoi lavori, scrisse il saggio Arte Primitiva e Arte Paranoica (1913).

Tra l’ON e l’OFF

Nella spasmodica ricerca di una rappresentazione del mondo, che sfugge a ogni tentativo di materializzazione della memoria, il segno, la sua tensione essenziale presente già sulle pareti delle grotte più sconosciute del Paleolitico, è sempre stato al centro della nostra natura di Storytelling Animal, come ci ha definiti Jonathan Gottschall. Le sfide del digitale non hanno ancora trovato la soluzione che sta nel bel mezzo tra l’ON e l’OFF, tra l’uno e lo zero.

Lo snidare e lo snodare

Chissà se mai a qualcuno è venuto il ghiribizzo di andare a fare un disegno del Web, sì, un semplice disegno che lo rappresenti nella sua essenza come lo sono le mani della grotta di Lascaux? Anche se nella sua organizzazione una rete è una maglia di nodi fatti intricando un unico filo, una volta composta non la si riesce a spiegare. Ma questa è una parola inappropriata perché nella rete non ci sono pieghe, ma nodi e allora sarebbe meglio usare il termine snodare: che però nel linguaggio comune forse attiene più alla cinematica dei nostri corpi.

Il Nuovo Mondo di Francesco Toris

Con un gioco enigmistico, con un cambio di vocale, si arriva a snidare. Perché anche il nido è un intrico di stecchi che segue una logica di composizione tutta sua, come quell’opera intitolata “Il Nuovo Mondo”, scultura in ossa animali realizzata da Francesco Toris ricoverato presso il manicomio di Collegno all’inizio del Novecento. (Museo di Antropologia ed Etnografia, Sistema museale di Ateneo, Università di Torino).

Contrasti paradossali intorno al kayik e al web surfer

Chissà che cosa pensava Francesco quando assemblava il suo “mondo”, se faceva riferimento a una nave o a qualcos’altro. Ci sarebbe voluto Oliver Sachs per decifrare i suoi pensieri che certamente seguivano un’architettura non priva di significati. Così il pensiero immediato che mi rimanda a una imbarcazione trova nell’oggi due contrasti paradossali e tragici: quello dei profughi naufraghi su un kayik (che impropriamente noi chiamiamo caicco) e quello dei web surfer. Anche nel mare di internet si può naufragare.

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VITTORIO MARCHIS
VITTORIO MARCHIS Engineering graduate, full professor of Theoretical and Applied Mechanics and, later, of History of Science and Technology. He has also taught History of Things and Philosophy of Engineering (Turin Polytechnic and other institutions). Topics: society, man, world of technologies, visual arts (he also paints and draws). Among his books, Dall'Arte… allo Zero/ A small philosophical dictionary of Engineering. Laurea in ingegneria, professore ordinario di Meccanica teorica e applicata e, dopo, di Storia delle scienze e della tecnologia. Ha insegnato (Politecnico di Torino e altrove) anche Storia delle cose e Filosofia dell’ingegneria. Interessi: società, uomo, mondo delle tecnologie, arti visive (inoltre dipinge e disegna). Tra i volumi pubblicati, Dall’Arte… allo Zero. Piccolo dizionario filosofico dell’ingegneria.