La lunga marcia dell’energia verde

Photo by Peggy Greb, USDA Agricultural Research Service, https://www.ars.usda.gov/oc/images/photos/jun05/d115-1/; https://commons.wikimedia.org/w/index.php?, CC BY-SA 4.0curid=101283897,

Approvvigionamento di energia e diversificazione delle forniture

I catastrofisti che prevedevano un inverno al freddo per i cittadini europei sono stati smentiti clamorosamente. Nell’affrontare l’emergenza l’Europa ha dimostrato di avere ancora sufficiente capacità d’iniziativa non solo per affrontare la crisi, ma anche per programmare un futuro in cui non si debbano temere ricatti e minacce da parte di nessuno. Certamente molte industrie dovranno stringere i denti per un po’ e l’occupazione potrebbe soffrirne, ma il cammino verso la diversificazione delle forniture e la produzione di energia pulita casalinga sembra essere iniziato.

La comune appartenenza alla Nato

Ci sarà un periodo intermedio in cui non si potrà fare a meno di importare gas naturale liquefatto dai Paesi africani e asiatici (Azerbaijan, Algeria, Qatar e altri) con i quali sono stati stretti rapporti di reciproco interesse. E bisognerà comprarne una certa quota dagli Usa, mantenendo un rapporto di sudditanza legato alla comune appartenenza alla Nato. Ma dopo un periodo di transizione il carbone sarà definitivamente abbandonato e i mezzi di trasporto a trazione elettrica ripuliranno l’atmosfera delle città del continente, contribuendo a combattere l’innalzamento delle temperature.

Povertà d’energia e possibili tensioni

Naturalmente non sono tutte rose e fiori Il gas si compra sul libero mercato planetario. Quindi chi più offre più ne può comprare. Ciò significa che i Paesi in via di sviluppo saranno perdenti nella competizione e faranno molta più fatica a far crescere la loro economia. La loro povertà energetica potrà portare a tensioni, conflitti sociali interni o fra Stati e anche al ritorno all’uso del carbone che si dichiara di volere combattere. A ciò si aggiunge il fatto che Cina e India non abbandoneranno il carbone prima del 2060

Una grande fabbrica europea di microchip

E infine anche la conversione all’elettrico nei trasporti e in altri settori solleva qualche problema. I motori elettrici non possono fare a meno dei semiconduttori e delle materie prime con le quali sono prodotti. Tali materie prime si trovano in buona parte nelle cosiddette ”terre rare” cinesi e russe. Inoltre le tecnologie necessarie alla loro fabbricazione si trovano al 100% a Taiwan, negli Usa e nella Corea del Sud. Dunque nasceranno alcuni rapporti di dipendenza, anche se sta per iniziare la costruzione di una grande fabbrica europea di microchip. E inoltre procedono le ricerche su altri tipi di motori alimentati a idrogeno o da biocarburanti provenienti da filiere non inquinanti.

 

Dello stesso autore: Planet earth, sixth extinction/ Stavolta la causa è l’uomo