Andreotti, Berlusconi, Craxi
Il terzo grande. Da uno sguardo ai decenni recenti. L’Italia aspetta adesso nuovi talentuosi. Ma all’orizzonte nulla, in questo momento. Dopo Andreotti e Craxi, ci lascia Silvio Berlusconi. L’agone politico quotidiano ( o anche altro) con le sue immancabili brutture, anche da parte di questi stessi protagonisti (sia ben chiaro, di santi non ce ne sono) li ha spesso portati in cadute di stile e di contenuti. Ma il problema è il piattume, ora.
Il cambiamento, comune denominatore
A vario grado e modo, l’intelligenza e l’esprit dei tre ci hanno dato ampi sprazzi di fantasia, di fiducia, indipendentemente dalla posizione politica di ciascuno. Un comune denominatore: hanno rappresentato, in tempi diversi, il cambiamento del tempo, se non epocale.
L’ironia e il sarcasmo finissimi ed eleganti e quasi metastorici di Andreotti, capofila delle problematiche socio-economiche-culturali tra dopoguerra e post-sessantotto; l’intuito fulmineo e illuminante di Craxi in rapporto a un riformismo che andava ben oltre le esigenze politico-partitiche, amante della storia, dell’arte e della cultura in genere. E lui, il gaudente (quando non preoccupato per cose personali o degli italiani) e rocambolesco inventore di ogni tipo di fumesterie, ma che ha provocato le nuove leve della società verso l’imprenditoria start up.
Silvio Berlusconi enfant terrible dei comportamenti sociali
Lui, l’enfant terrible dei comportamenti sociali, anche istituzionali, talvolta lontanissimi da ogni protocollo. Ma è stato il politico (parola limitativa nel suo caso) che maggiormente più estensivamente e più efficacemente ha praticato la performance border-line. Un vero performer. Ma, trattandosi spesso di improvvisazioni, lo direi più autore di “happening”, di “accadimenti” spontanei che non di performance le quali sono spesso progettate.
Non abbiamo alcun interesse agiografico. Solo presa di coscienza di un orizzonte altamente tecnologizzato, asettico e anodino, e nulla di stimolante intorno. Nessun passatismo, ma solo il fatto che la tecnologia è un mostro inesorabile al pari della finanza globale dove l’uomo è un semplice, illuso conducente di tram o di carrozza di metro. Silvio Berlusconi, uomo che conosceva il modesto quotidiano dell’area milanese Isola, è stato lontano anche da questo, il suo umanesimo essendo autentico, anche nelle esagerazioni. Non è la sua fuga dalla terra che ci fa dire queste cose, ma soltanto l’assenza, in questo momento, di circostanze politico-elettorali, cose belle idealmente e quasi sempre di scarsa etica nella pratica.
La stoffa che manca
Superintelligente? Estremamente colto? Magari no, ma la capacità di captare gli aspetti interessanti di ogni suo interlocutore, anche ben al di là delle parole di quello, è stata sempre straordinaria. Come anche la sua esuberanza nella vita quotidiana. Siamo fiduciosi che qualche altro personaggio della stoffa di A., B., C., ci darà un nuovo abaco di saggezza, esuberanza, vitalità, di sguardi oltre l’abituale e il banale. La cosa è sicura, è solo questione di tempo, diceva il cantante. Ma chissà quanto tempo, cara Italia impoverita e appiattita, oltre che schiacciata dalle vicende internazionali!