Scalare l’essenziale

Scalare l'essenziale

Un forzoso bagno di realtà. Ma anche un intenso bagno di essenzialità. Noi malgrado, è quello cui ci stanno costringendo i recenti avvenimenti: la pandemia da coronavirus prima, la guerra in Ucraina poi, con le conseguenti crisi energetica e delle materie prime. E da ultimo, la siccità.

I bisogni essenziali

Chi può negare di aver dato per scontato la disponibilità di acqua, il cibo sugli scaffali dei supermercati, il riscaldamento nelle case, la sicurezza e la stabilità geopolitica nel continente europeo? Richiamando la classificazione dello psicologo Maslow, sono i cosiddetti bisogni “primari”, ossia quelli essenziali alla sopravvivenza, grazie ai quali è possibile soddisfare i bisogni superiori e più “immateriali”.

La crisi e la carenza di risorse ci costringono a fare i conti con le rinunce. Una recente indagine di Altroconsumo conferma un significativo cambio delle abitudini di consumo degli italiani: se un italiano su cinque decide di rinunciare ad alimenti come carne e pesce, un italiano su tre ritiene le spese sanitarie un lusso da rimandare o dilazionare, e più o meno la stessa percentuale di italiani ha tagliato la spesa in cibo e bevande non essenziali.

La necessità di fare rinunce incontra la filosofia minimalista, uno stile di vita volutamente e consapevolmente improntato alla riduzione e alla rimozione del superfluo. E la rimozione del superfluo incrocia a sua volta i richiami di ambientalisti e scienziati che da tempo urlano l’insostenibilità del nostro tenore di vita.

La cultura additiva

Siamo così abituati ad accumulare che ridurre, sottrarre, privarsi richiedono per noi uno sforzo cognitivo non banale.  Perché togliere è così difficile?

Dal punto di vista culturale, il boom economico e la nascita della società dei consumi hanno dato vita ad una cultura “additiva” che ha identificato nell’acquisizione e nell’esibizione di risorse uno strumento di miglioramento del proprio stato sociale. Così il “più” è diventato sinonimo di “migliore”, e come consumatori siamo diventati sempre più riluttanti a rinunciare e lasciare dei bisogni insoddisfatti.

Lo sviluppo economico, a sua volta, ha creato nuovi bisogni prima inesistenti: come viaggiare. Oggi gli italiani sono disposti a indebitarsi pur di andare altrove: un bisogno non essenziale alla nostra sopravvivenza è diventato irrinunciabile nella nostra piramide dei bisogni. Ne deriva una evidente contraddizione tra le apparentemente irrinunciabili sofisticazioni che abbiamo costruito nel tempo e la razionale consapevolezza dell’essenziale che si fa strada.

La scalata verso l’essenziale

Certamente, vivere all’insegna dell’essenziale è tutt’altro che semplice. Scrive il poeta valdostano Manuele Amateis: “In un mondo di eccessi, di ‘tutto di tutto’, io dico che ‘tutto’ è troppo e ‘tutto’ non possiamo governarlo, così come gli eccessi e l’infinito ci lasciano disorientati; serve un passo indietro, serve un ritorno, un girarsi, uno sguardo dentro di sé e dentro le cose della vita, serve scalare verso l’essenziale”.

Il percorso verso l‘essenziale è un percorso in salita: serve un passo indietro per guardare avanti. Se qualcuno vede nel ritorno all’essenziale un’involuzione, questi versi ci dimostrano che di un’involuzione non si tratta. Forse, questo bagno di realtà sarà davvero rigenerante.

 

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MANUELA RAPACCHIA 35 Articoli
Web writer, coordinatrice didattica nella Formazione post-laurea alla Cattolica di Milano, Master Politecnico di Milano in Brand Communication, laurea magistrale in Arti Visive a Bologna, dopo la triennale in Lettere Moderne.