Muholi, a talented zulu/ Le sue bizzarre fotografie

Muholi, a talented zulu/ Le sue bizzarre fotografie

Muholi meets David Goldblatt

Muholi was born in 1972 in Umlazi, South Africa, near Duban. At the age of 19, she began doing various jobs. She decides to move to Johannesburg where she meets David Goldblatt, one of the leading photographers in her country.

Also she takes care of her own education and Goldblatt becomes her spiritual guide. She is interested in the world of crime and also in the strange terrains of queers, since 2002.

Muholi’s interest in daily life

She is above all careful to the daily life of her compatriots and translating such subjects into a singular way, without discarding the raw truth. On the contrary, she stages it in various ways, sometimes even in surrealistic ones. Amateurs really like her works. She begins to exhibit her photographs when she is invited to the São Paulo Biennial, in 2010. The following year, her files are all stolen.

A model of herself

It is at this moment that she makes the decision to become a model of herself realizing a long series of self-portraits neamed Somnyama Ngonyama : not to enhancing her physical beauty but, on the contrary, to giving herself ugly or grotesque shapes. In fact, she loves to introduce humor or fantasy in most of his compositions.

Muholi’s extravagant clothing

For example, by wearing industrial pipes of all sizes, or even extravagant jewels, absurd wigs, or even getting dressed as if she were performing in an opera scene with gold elements. And you immediately see how important the light, the contrast of black and white, the construction of the work are. She is not a formalist, but assumes the art of photography seriously, even when she cultivates playful aspects. Muholi loves to play on two dimensions, on various ambiguities, and sometines she exploits her face to give a double meaning to her négritude by associating the nobility of the black and the droll results that it can assume.

When Muholi transforms her body

The transformations of her face, of her body, cannot leave anyone indifferent. It is a critique of the racist attitude and also a way of laughing at the color of her skin. It’s a carnival without limits. Her fantasies are not only the fruit of a rich imagination, but also of rigorous study. She is an artist who has her own needs. But she does not seek the “effect”, instead she aims to fascinate the viewer. Her originality does not try to shock or scandalize, but it just seduces with its bizarreness. In all this she knows how to remain wise in her way of seeing herself. It is truly a stupendous victory of aesthetics. A narrative that you can meet visiting the beautiful exhibition that is on display in Milan, at the Mudec Insitution, in Milan until July 30th (catalogue published by Il Sole 24 Ore).

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Muholi, la sua formazione e l’aiuto di David Goldblatt

Muholi è nata nel 1972 a Umlazi, in Africa del Sud, non lontano da Duban. All’età di 19 anni, inizia  a lavorare facendo diversi mestieri. Decide allora di vivere a Johannesbourg. Conosce David Goldblatt, uno dei più importanti fotografi del suo paese. Muholi decide  di studiare e lui diventa la sua guida spirituale. Si interessa al mondo del crimine e anche allo strano mondo dei queers, militando 2002. É attenta soprattutto alla vita quotidiana dei suoi compatrioti e la  traduce in un modo singolare. Non scarta la verità cruda, anzi la mette in scena in vari modi, qualche volta anche surrealistici. I suoi lavori piacciono agli amatori. Incomincia ad esporre le sue fotografie quando viene invitata alla Biennale di  San Paulo nel 2010.

Tra queers e surrealismo

L’anno successivo, i suoi files vengono tutti rubati. È in questo momento che prende la decisione di diventare modella di se stessa. Ha realizzato una lunga serie di autoritratti che ha chiamato Somnyama Ngonyama. Non si tratta di valorizzare la sua bellezza fisica, ma al contrario,  di farsi vedere sotto una luce che la rende molto brutta o grottesca. Infatti, ama molto introdurre, nella maggior parte delle sue composizioni,  una dose di umorismo o di fantasia.

Lo stravagante abbigliamento

Per esempio, può vestirsi con tubi industriali di tutte le dimensioni, indossare gioielli stravaganti, mettersi delle parrucche assurde, o ancora vestirsi come se dovesse esibirsi in  una scena di teatro lirico con  degli elementi d’oro. E si vede subito quanto importanti siano la luce, il contrasto del bianco e del nero, la costruzione dell’opera. Non è una formalista, ma prende l’arte della fotografia sul serio, anche quando coltiva aspetti ludici.  Muholi ama giocare su due dimensioni, su varie ambiguità, e sfrutto il suo viso per dare un doppio senso alla sua négritude. Questo atteggiamento è strano perché le permette di associare la nobilità del nero col buffo a cui lo sottopone. Le trasformazioni del suo viso, del suo corpo, non possono lasciare indifferenti. È una critica dell’attitude razzista e anche un modo di ridere del colore della sua pelle. È un carnevale senza limiti. Le sue fantasie sono il frutto di una immaginazione ricca, ma anche di uno studio rigoroso.  È un’artista che ha le sue esigenze.

Bizzarrie senza « autentiche » senza effetti speciali

Non ricerca l’ « effetto », ma punta a ad affascinare lo spettatore.  La sua originalità non cerca di colpire o di scandalizzare, ma di sedurre con la sua bizzarria. In tutto ciò sa rimanere saggia nel suo modo di vedersi. È veramente una stupenda vittoria dell’estetica.  Tutto questo ci dice la bella mostra visitabile al Mudec di Milano fino al 30 luglio (catalogo pubblicato da Il Sole 24 Ore).