I BRICS, nuovi assetti internazionali

I BRICS e i nuovi assetti internazionali
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 I BRICS

Fu Jim O’Neil – economista della Goldman Sachs – a coniare l’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) per indicare i Paesi emergenti di un certo peso economico nei quali sarebbe stato conveniente fare corposi investimenti. Il gruppo tenne il suo primo summit nel 2009 e nel 2015 annunciò la creazione della Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB), come strumento di finanziamento della propria crescita collettiva. L’ambizione era – ed è – quella di contrapporsi al G7 in una logica anticoloniale, o almeno non dipendere economicamente da esso.

Il summit in Sudafrica e l’allargamento

Fra il 22 e il 24 di un agosto infuocato, in tutti i sensi, più di 60 Paesi insieme ai capi politici dei BRICS hanno tenuto in Sudafrica il loro primo incontro post-pandemia per discutere su alcuni temi centrali.

Il più ambizioso degli obiettivi era l’allargamento a vari Stati che avevano già chiesto di farne parte. L’obiettivo è stato raggiunto con l’inclusione di Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Com’è noto, però, più le alleanze si allargano più problemi vanno affrontati. Ad esempio, l’India teme che l’allargamento del gruppo a Paesi di piccole dimensioni faciliti il loro allineamento alla Cina, con la quale notoriamente non corre buon sangue. Scettico il Brasile di Lula per i suoi imponenti legami economici con gli Usa, esattamente come l’Arabia Saudita. Esultano cinesi e russi che vorrebbero evitare il pericolo di una loro emarginazione progressiva dal mercato mondiale.

Emergenti e non senza problemi, i nuovi BRICS

E inoltre conflitti e problemi affliggono nuovi membri. Iran e Arabia Saudita sono storicamente acerrimi rivali, Riyad ancora oggi sta conducendo una guerra genocida nello Yemen e l’Etiopia è uscita da poco da una sanguinosissima guerra civile nel Tigrai. Dall’altra parte dell’Oceano l’Argentina deve risolvere il problema dell’enorme debito accumulato con FMI e rincorre mese dopo mese un’inflazione che sembra non fermarsi più. Cinesi e russi vorrebbero varare un’agenda chiaramente antiamericana, ma India e Brasile non vogliono neanche sentirne parlare.

Insomma, nessuno mette in discussione il valore simbolico della volontà dei nuovi BRICS di contare di più sugli equilibri planetari, ma sull’efficacia pratica di questa coalizione in tempi brevi è inevitabile essere molto scettici. Per questa ragione di obiettivi ancora più ambiziosi, come la creazione di una moneta unica alternativa al dollaro, non vale la pena neanche parlare.

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