Germania e Cina alla prova dei fatti

fotomontaggio, colori, due braccia si stringono la mano, braccio da sinistra colori bandiera europea, braccio da destra colori bandiera cinese, sfondo planisfero grigio

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ARIEL SOULÉ – La Merkel a nome della Ue sfida l’unilateralismo di Trump e si confronta con le difficoltà e le opportunità offerte dalle relazioni col gigante asiatico.

La recessione incombe sull’economia tedesca e Angela Merkel giovedì è volata a Pechino per una tre giorni politico economica. La Cina sta subendo il bombardamento tariffario voluto da Trump e i leader cinesi vedono nella Germania – e più in generale nella Ue – una sponda a cui aggrapparsi, se possibile. La cancelliera ha incontrato il primo ministro Li Keqiang e ha affrontato la questione dei disordini a Hong Kong in questi termini: se la Cina vuole essere un interlocutore credibile deve rispettare i patti stipulati con l’ex colonia inglese. La regione ad amministrazione speciale di Hong Kong appartiene alla Cina, ma il governo di Pechino deve assicurare a essa totale autonomia amministrativa ed economica fino al 2047, secondo gli accordi anglo-cinesi del 1997. Il primo ministro ha fornito ampie assicurazioni sul rispetto degli accordi, aggiungendo che Hong Kong è e sarà amministrata da propri cittadini, secondo la formula «un Paese, due sistemi».

La pace nella regione è essenziale perché si possano stringere accordi commerciali fra Cina e Ue. I negoziati per un Accordo globale UE-Cina sugli investimenti sono iniziati nel 2014. Solo di recente sono entrati nella loro fase finale e le parti si sono impegnate a concludere l’accordo entro quest’anno. Si tratterebbe di un notevole successo della diplomazia europea e cinese, ma, soprattutto, sarebbe un duro colpo inferto all’unilateralismo di Trump, che pensa di regolare le relazioni economiche a colpi di tariffe protettive. Le difficoltà non mancano: le conseguenze poco prevedibili della Brexit, la probabile recessione mondiale, le richieste di Pechino alla Ue per ottenere maggiori spazi d’investimento e quelle degli europei per una seria protezione della proprietà intellettuale delle tecnologie. E ci sono poi altre questioni molto delicate in Cina, come il rispetto dei dissidenti, delle minoranze e dei diritti civili, la mancanza di pratiche democratiche. Lo scorso agosto le autorità cinesi hanno negato il visto d’entrata ai componenti del Comitato tedesco per i diritti umani che avevano chiesto di visitare il Tibet e altre località. Nel 2014 eguale trattamento era stato riservato a osservatori britannici.

Comunque dal punto di vista ideologico si sta giocando una partita importante. La Ue è nata con l’obiettivo primario di mantenere la pace in Europa e nel mondo dopo i disastri di due guerre mondiali. Nessuno più della Merkel ha lavorato e lavora per restare fedele al raggiungimento di quest’obiettivo. In tale senso essa rappresenta informalmente non solo la Ue ma anche un’idea della convivenza tra economie in competizione reciproca attraverso trattative multilaterali. Il 30 maggio durante un suo discorso agli studenti dell’Università di Harvard, senza mai menzionare Trump, ha lanciato questo messaggio: «Abbattete i muri dell’ignoranza e della ristrettezza mentale, perché nulla è destinato a rimanere in eterno così com’è». L’ovazione dei presenti non solo rendeva omaggio a una tedesca dell’Est che aveva vissuto buona parte della sua vita sotto l’occupazione dell’Urss, ma rappresentava quella parte dell’opinione pubblica degli Usa che non crede nell’America first e nei muri, ideologici o materiali che siano.