Numeri

Un pallottoliere in legno con elementi colorati come quelli usati dai bambini per imparare a contare.

Numeri, tanti numeri, tutto è numeri. Senza le interferenze sottili della matematica: banalmente numeri, cose numerabili. Ma suscettibili, come per magia, di diventare un tutto e un niente che coincidono. Il che vuol dire semplicemente l’assoluto, cioè una cosa imprendibile, pura astrazione, dove non c’è respiro fisio-biologico, se non quello, se fosse ipotizzabile, dell’universale.

La seconda guerra mondiale ci fornisce ampi esempi di fosse comuni, come per le vittime di idealità non tollerate, meschinità proprie degli uomini.

Questa innumerabilità si ripete nella tragica emergenza di oggi, dappertutto, non meno in Usa.

Si tratta, in questi casi, di numeri in rarefazione o evaporati. Poi ci sono i numeri che tali rimangono, numerabili. Ad esempio, quelli legati al disastro economico che, se si trattasse di ferite, ci vorrebbe un impegno immenso per leccarsele. I numeri del festeggiamento, quelli dei guariti. Poi i numeri ignoti, ma potenzialmente numerabili, che riguardano i portatori sani o quell’indistinta schiera, scientificamente imprecisa, di coloro che presentano pochi o leggeri sintomi.

Ed ecco i grandi numeri della Ue. Da svenarsi, soldi per tutti gli stati membri. Nessun rifiuto, ovviamente, ma lotta tra nordisti e sudisti, sì. E poi, forse, un giorno nasceranno gli stati uniti d’Europa.

E che dire dei grandi numeri degli avviliti, degli sfiduciati, dei depressi, i grandi numeri dei nuovi poveri, delle piccole aziende destinate alla chiusura o all’ossigeno traditore del prestito?

E poi i grandi numeri (soldi) dei pochi numeri (protagonisti) legati al calcio di fronte agli immensi numeri nel mondo della gente povera o impoverita senza alcun potere.