Get back, la recensione musicale

Josep, la recensione imprigionata

I favolosi 4

Pensavamo di aver visto i Beatles in ogni modo ma questa volta l’esperienza è tutta nuova, non mediata, più vera e immersiva. Grazie anche ad un regista particolarmente abile (Peter Jackson) il materiale d’archivio oramai quasi dimenticato torna in vita. E lo fa con tutta la carica emotiva che si poteva avere. Siamo circondati dai quattro ragazzi di Liverpool che, anche se con un minimo di imbarazzo, svelano lati caratteriali direttamente e non raccontati da qualche giornalista osannante o qualche detrattore avvelenato. Vero che il montaggio è già una mediazione ma le voci, i toni, i gesti, gli scherzi e le improvvisazioni sono di una freschezza disarmante.

Ci sono cose che prima non sapevamo.

La visione dei 468 minuti totali delle tre puntate su Disney+ regala uno spaccato vivido di come i quattro iconici personaggi fossero delle persone prima che dei simboli. C’è Paul McCartney in veste di autore e motore della macchina creativa. Ringo Starr nella sua bonaria e docile presenza forse consapevole della fine.  John Lennon e il suo simbiotico rapporto con Yoko Ono. E c’è George Harrison con la sua malinconia. Tutti e tre capaci di dare vita ad armonie e soluzioni sonore che, agli occhi dell’oggi sembrano miracolose. Fino ad ora ce lo avevano solo raccontato, ora lo vediamo con i nostri occhi. Vediamo Paul e John in perfetta sintonia, vediamo George  che sbotta e se ne va, cosa che ci saremmo aspettati più da John o Paul e vediamo Ringo che stempera la tensione con la simpatia.

Meglio di un concerto.

Le canzoni le abbiamo consumate a furia di riascoltale, le immagini di loro in posa, anche. Questa è un esperienza totalmente nuova, vivida e calda. Piena anche di tempi morti di divertimento genuino e litigate, ma con un sapore proprio, non meno interessante o appassionante. Jackson, insieme ai membri del gruppo ancora in vita e le vedove dei due scomparsi, ci permette di diventare il famigerato quinto Beatles. Le mossette, le battute e le improvvisazioni donano ai protagonisti una terza dimensione, la dimensione dell’umanità. La normalità di quattro ragazzi, si miliardari, ma comunque affamati, assonnati, stizzosi, appassionati.

Il concerto sul tetto.

Vedere quanti contrattempi, cambi di rotta e discussioni sono nascosti dietro ad un evento “storico” come il concerto sul tetto della Apple è esaltante. Il primo sopralluogo, il via vai di produttori e amici, i problemi tecnici, le mogli e le sessioni di primissimo ascolto dei brani sono momenti topici e insostituibili. E’ giusto vederlo ora che ci sembra di sapere già tutto sul gruppo ed invece ne scopriamo nuove sfumature e la cosa è impagabile.

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