Lottini, un sicario con cervello fino

Lottini al Salone della Cultura di Milano

Interessante il Salone della Cultura svoltosi da poco a Milano. Infatti, erano presenti più di cento tra case editrici e antiquari di libri. Molte le cinquecentine in vendita, a prezzi che arrivavano anche a dodicimila euro. Ma il fascino era tale che sono stato travolto nella loro consultazione, ed una in particolare mi ha aperto un mondo. Si tratta degli Avvedimenti civili di Giovanni Francesco Lottini da Volterra, edito in Firenze nel 1574.

Al servizio di Cosimo I dei Medici

L’autore era un patrizio colto e spregiudicato, accusato di almeno sette omicidi, di cui alcuni, come sicario, su commissione di Cosimo I dei Medici, presso cui è stato a lungo segretario. Ha partecipato a tre conclavi, brigando per far eleggere papi amici dei Medici. Ha svolto ambascerie presso il re di Spagna Carlo V per conto dei Medici. Era un impenitente sodomita, al punto da farsi allontanare dal palazzo di Cosimo I perché insidiava i paggi. Ma era anche un fine diplomatico, un cultore della politica, un amico di Michelangelo, che convinse a terminare il disegno della cupola di San Pietro. E tra le altre cose, ha scritto il sunnominato Avvedimenti civili, un componimento di trattatistica politica nel quale formula consigli di buon governo al suo signore, con riflessioni talora profonde, equilibrate, frutto di un’attenta conoscenza della realtà e del concreto esercizio del potere, insomma una precettistica di spessore, che ebbe anche fortuna editoriale, con traduzioni in Francia nel sedicesimo secolo.

Fra papi con amanti e figli e corruzioni diffuse

Lottini era un uomo del suo tempo, il cinquecento, in cui esplodeva il Rinascimento italiano, in un contesto di immoralità e corruzione diffuse. Eppure, quel periodo in cui i papi avevano amanti e figli, la lussuria e gli omicidi erano il vissuto delle classi altolocate, gli intrighi e la corruzione erano le regole per la conquista del potere. Eppure, ha prodotto lo splendore rinascimentale che non smette mai di abbagliarci.

Invece Lutero, col suo protestantesimo, il puritanesimo, l’intransigenza morale, ha causato guerre di religione, con milioni di morti, distruzioni e stragi che hanno funestato l’Europa per oltre cento anni fino alla pace di Westfalia del 1648. In  aggiunta le vittime dell’Inquisizione romana, generata dalla Controriforma del Concilio di Trento (1545-1563) per reazione alla riforma protestante.

A parte l’isolato Luca Cranach il vecchio, amico personale di Lutero, qualcuno conosce artisti che abbiano prodotto capolavori ispirati dal protestantesimo? Le chiese puritane protestanti sono spoglie, aniconiche, prive di ogni fregio estetico, un po’ tristi e deprimenti se paragonate a quelle cattoliche.

“Impossibile che la virtù da sola renda mai una nazione celebre”

Siamo quasi tentati di condividere l’ardita tesi di Bernard De Mandeville e la sua Favola delle api, secondo cui i vizi, le passioni e i cattivi costumi sono fattore di evoluzione biologica, perché spingono gli esseri umani a progredire, cercando di arricchirsi e primeggiare, industriandosi per soddisfare i propri desideri, buoni o cattivi che siano. Infatti, la sua conclusione, se applicata al cinquecento italiano, appare illuminante: “È impossibile che la virtù da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa”.    

È una considerazione ben in linea con  le vedute del terribile e avventuroso Lottini. Egli però si preoccupò che al mondo e ai posteri arrivassero i suoi Avvedimenti Civili. Tanto che, prima di morire, nell’agosto 1572, affidò quei manoscritto a suo fratello Girolamo il quale, due anni dopo, lo diede a Francesco I de’ Medici, granduca di Toscana.