Caleidoscopio, la recensione non lineare

Nuove forme di visione

La produzione di serie televisive sempre più intriganti e con meccanismi di fruizione originali sono una delle più curiose a cui assistiamo da ormai diverso tempo. Peno a 24, un serie che dura 24 ore ed ogni episodio è di un ora, gli episodi sono 24 e la narrazione è in tempo reale. Oppure a Bandersnatch, spin off di Black mirror che è addirittura interattivo, si possono manipolare i comportamenti del protagonista.

Colori al posto di numeri

Nel caso di caleidoscopio l’interazione si esprime nella libera scelta della sequenza di episodi da seguire. Gli episodi sono definiti da un colore e non da un numero. Si possono vedere i colori nella sequenza preferita a patto che l’ultimo sia sempre l’episodio “Bianco”.

La storia è quella di un colpo di estrema difficoltà, sia per le tecnologie che difendono il malloppo che per i proprietari ovvero la famigerata “Triade”. Sette miliardi di dollari in obbligazioni. 

Il colpo e la vendetta

Oltre al classico colpo c’è la storia di un amicizia tradita, una figlia ritrovata, una moglie morta a causa di un colpo andato male in passato e una vendetta. La vendetta è forse un po’ troppo cieca. La banda è forse un po’ troppo disordinata (soprattutto nella figura del membro indisciplinato che non ha sostanziali evoluzioni) e l’idea della sequenza libera forse solo un gancio per curiosi. Il reale fattore di interesse di questa trovata si depotenzia visto che il rilascio della serie tutto in una volta. Viste le potenzialità si Netflix avrebbero potuto distribuire una sequenza diversa di colori per ogni utente su diversi giorni. Così davvero ogni utente avrebbe avuto un ordine di episodi diverso.

C’è un motivo per cui nessuno lo ha mai fatto?

Ma la domanda è questa. Una domanda che avrebbero dovuto farsi gli sceneggiatori e i progettisti del colpo. Avrebbero forse capito che fino dal principio c’era un motivo per cui certe scelte non vengono fatte. 

 

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