Povertà e disagio

fotografia colori, artista con barba, maglietta rossa e cappello marrone regge nella mano destra propria opera scultura a forma di chiave contorta
Milot Mirashi, autore dell’articolo e artista che regge la sua piccola scultorea "Chiave"

La situazione attuale dell’Albania non è buona perché manca il lavoro. Poche ditte straniere investono nel Paese e in ogni caso per un periodo limitato di tempo. Le differenze sociali sono fortissime. A fronte di una ristretta cerchia di famiglie ricche, c’è la stragrande massa della popolazione che vive in miseria. Il potere è nelle mani di un solo partito sostenuto da una ristretta classe abbiente ben favorita.

Il problema fondamentale dell’Albania è la corruzione. Il Paese può cambiare solamente con un radicale rinnovamento della classe politica. Quella attuale è molto lontana dagli interessi della collettività. Mancano gli ideali, la gente è pessimista e fatalista. Solo gli albanesi che vivono fuori dall’Albania possono cambiare questa situazione. Purtroppo la corruzione è arrivata anche dentro le istituzioni universitarie e i docenti promuovono gli studenti in cambio di soldi. Ci sono state molte manifestazioni di protesta, ma i media internazionali le hanno ignorate.

La mancanza di lavoro ha creato un aumento del flusso migratorio verso l’estero. Il 70% dei migranti albanesi è diretto verso l’Italia dove non fanno fatica a integrarsi nel contesto socio-culturale a loro favorevole.

In Albania, gli intellettuali devono prendere l’iniziativa di un rinnovamento del Paese, senza paura, piuttosto avviando un movimento internazionale. I politici fanno di tutto per attrarre imprenditori e lavoratori decantando l’Albania come un paradiso fiscale, peraltro privo di sindacati che sarebbero causa di problemi sociali ed economici. I lavoratori quindi sono indifesi e i loro diritti calpestati quotidianamente.

In generale la sopravvivenza è piuttosto precaria per quasi tutti. Si fa la spesa promettendo il pagamento. Scene simili a quelle che si vedevano ai tempi del comunismo.

Il commercio si basa sull’agricoltura e sulle miniere di cromo, che viene esportato in Russia e in Turchia. Il petrolio che si estrae è esportato negli Usa e in Canada. Il problema è che non ci sono investimenti per incrementare qualunque tipo di produzione.

I maggiori rapporti commerciali si sono tenuti, ai tempi del comunismo, con la Cina, dove tutti conoscono la storia dell’Albania, i film albanesi, la cultura albanese. L’ambasciata albanese a Pechino si distingueva per le sue grandi dimensioni. Poi la Cina si è evoluta e ha intensificato i rapporti con altri Paesi europei e anche americani. Nel nostro tempo in cui  l’economia si basa sui grandi numeri, l’Albania è un Paese troppo piccolo.

Dopo il crollo del muro di Berlino, la politica non si è democraticizzata. Chi vince le elezioni tira dritto per la sua strada senza alcun dialogo con  altri partiti. Inoltre, spadroneggia nella stampa nelle reti televisive.

Milot Mirashiartista e curatore attivo tra Italia e Cina