La terza stagione di Squid Game è finalmente arrivata su Netflix, confermandosi un fenomeno globale con oltre 60 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni dal lancio. La serie, che ha già conquistato il pubblico mondiale con la sua miscela di suspense, violenza e critica sociale, riprende la narrazione dal cliffhanger della seconda stagione, mantenendo un ritmo serrato e un’atmosfera carica di tensione.
Una stagione intensa ma non priva di critiche
In questo nuovo capitolo, la lotta per la sopravvivenza si fa ancora più spietata, mentre emergono temi profondi come l’umanità, la maternità e l’eredità morale. Non mancano però alcune critiche: alcuni spettatori hanno segnalato un rallentamento narrativo in alcune parti e una certa ripetitività di schemi già visti. Tuttavia, la stagione si distingue per i suoi colpi di scena e la capacità di mantenere alta la suspense fino all’ultimo episodio.
I VIP: specchio inquietante degli spettatori?
Su questa serie si sono dette molte cose una di queste è che si ispira ad un fato storico. Vedi link (approfondimento).
Ma uno degli aspetti più discussi di questa stagione riguarda la figura dei VIP, i ricchi e misteriosi spettatori che assistono ai giochi con distacco e sadismo. Secondo una tesi interpretativa molto interessante, questi VIP rappresenterebbero una metafora degli spettatori reali della serie stessa. In altre parole, guardare Squid Game significherebbe in qualche modo identificarsi con questi osservatori privilegiati che consumano violenza e sofferenza come puro intrattenimento.
In particolar modo, se questo fosse vero, allora dovremmo interpretare il personaggio che nell’episodio tre dice chiaramente “Mamma mia!” in italiano, un evidente riferimento al nostro paese e al successo della serie ottenuto qui da noi. Lui infatti è uno dei Vip che poi dirà di aver molto apprezzato il fatto di essere stato coinvolto nella fase dell’esecuzione dei perdenti.

Un semplice Ester Egg o una velata critica sociale?
Pro e contro di questa lettura
Elementi a favore di questa interpretazione:
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Offre una critica potente al ruolo passivo e complice dello spettatore, che consuma spettacoli violenti senza intervenire.
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Sottolinea la disumanizzazione e l’alienazione della società contemporanea, dove il dolore altrui diventa mero show.
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Amplifica il messaggio sociale della serie, che denuncia le disuguaglianze e la brutalità del sistema capitalistico.
Dall’altro lato, però, questa lettura presenta anche dei limiti:
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Può risultare troppo meta-narrativa, distraendo dalla trama principale.
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Genera un senso di disagio e disorientamento, implicando una responsabilità morale dello spettatore.
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Ridurre i VIP a semplici rappresentazioni degli spettatori rischia di banalizzare la complessità dei personaggi.
Un effetto disturbante e disorientante
Il punto focale di questa tesi è proprio il suo carattere disturbante: mette in discussione la posizione etica dello spettatore, trasformandolo da fruitore passivo a parte attiva in un meccanismo di violenza e voyeurismo. Squid Game 3 ci costringe così a riflettere sul sottile confine tra intrattenimento e complicità morale, lasciando un senso di inquietudine che perdura ben oltre la visione.
Nelle ultime scene della serie è evidente la volontà di lanciare uno Squid Game americano. Questo ci conferma la volontà di proseguire il franchise in salsa occidentale.
Conclusioni
Squid Game 3 non è solo un finale di saga avvincente e ricco di emozioni, ma anche un’opera che solleva interrogativi profondi sul nostro rapporto con i media e sulla natura del consumo mediatico contemporaneo. Guardare la serie diventa quindi un’esperienza che va oltre il semplice intrattenimento, invitandoci a riflettere sul ruolo che ciascuno di noi gioca nel grande spettacolo della società moderna.
Infine una curiosità, l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante ed ora permette agli spettatori di proporre un finale alternativo alle storie viste sulle piattaforme. Se il finale no vi è piaciuto ecco l’alternativa.
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