Peaky Blinders – recensione con lametta

 

 

Epica della malavita. 

Le vicende dei Peaky Blinders – tratta da una storia in parte vera – è un’epopea familiare che coinvolge anche un frammento di storia inglese. Al centro,Thomas Shelby, alias Cillian Murphy, col volto squadrato e lo sguardo intenso: è perfetto nella parte del cattivo con un cuore in un mondo di cattivi senza cuore.

Inghilterra tra le due guerre mondiali.

Le vicende della famiglia Shelby da una povertà estrema e una vita nomade passano a influenzare la storia del Paese fino ad avere contatti con Winston Churchill. La guerra nelle trincee in Francia, la malavita locale, i traffici illegali e la politica. Gli amori e una vena idealista che a fatica convivono con vendette su clan rivali, un pizzico di magia gitana e tante scene di violenza estrema. 

Messa in scena da brividi.

La raffinata competenza nell’uso delle scenografie, le luci, i costumi e l’evoluzione dei personaggi sono impeccabili; tra dialoghi appassionanti e intrecci a volte piuttosto complessi, si rimane col fiato sospeso per la maggior parte del tempo.

Interpretazioni estremamente convincenti.

A parte alcune eccezioni, la performance attoriale è di primissimo livello. Un impianto cinematografico completo ed una regia interessante. Consigliato a chi ha amato “Il padrino”, “C’era una volta in america” e, perchè no, “Sons of Anarchy”.

P.S. 

“Secondo lo storico David Cross e lo storico e analista comportamentale John Douglas, il nome «Peaky Blinders» deriva dalla pratica di cucire delle lamette da barba nella visiera (peak in inglese) dei cappelli, i quali all’occorrenza potevano essere utilizzati come armi.”

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