Il Sacre du Printemps, ed è ancora scandalo

 Scena da AfteRite, 2018, foto di Martyh Sohl, courtesy American Ballet
 Scena da AfteRite, 2018, foto di Martyh Sohl, courtesy American Ballet

Sui palcoscenici dell’estate 2022 il Sacre du Printemps fa ancora scalpore, come alla prima del 1913 quando il Théâtre de Champs-Élysées ribollì di urla e tumulti per la coreografia primitiva di Vaslav Nijinsky, il décor brut di Nicholas Roerich, l’ostica musica poliritmica di Stravinsky. L’argomento era barbaro: una fanciulla doveva essere scelta dalla comunità come vittima sacrificale perché la primavera potesse rinascere in terra.

Sergej Diaghilev e i suoi Ballets Russes ebbero allora, con quel Sacre du Printemps disturbante, un enorme succès de scandale.

Un secolo dopo, sono altrettanto forti le riletture che si impongono sulle scene, finalmente riaperte, in questa stagione canicolare.

Das Frühlingsopfer 

Rivive, in arrivo dall’Africa, Das Frühlingsopfer del 1975, un Sacre du Printemps-capolavoro, con il fato incombente a schiacciare donne e uomini nella terra vera; una nuova versione frutto della potente creatività coreografica e drammatica di Pina Bausch, che dal Wuppertal Tanztheater, la sua casa originaria, già era migrata nel corpo di ballo dell’Opéra de Paris dal 1997.

Solcando il mare, era poi stato allestito nel 2019 in Senegal, all’École des Sables diretta da Germaine Acogny, prima che il Covid bloccasse gli spettacoli e i viaggi.

Il festival di Spoleto 2022, dopo il debutto londinese al Sadler’s Wells, motore della attuale produzione “nera” di Das Frühlingsopfer con danzatori da 14 paesi africani, ha accolto questa ripresa clamorosa che viaggerà in Europa e in America prima di tornare l’anno prossimo alla base, a Wuppertal, dove la Bausch Foundation preserva e rilancia l’opus dell’artista polacco-tedesca.

Progetto neocoloniale, come si è ventilato? No, magnifica interpretazione di vero e duro timor panico, poderosa onda d’urto che travolge palcoscenico e platea, carica di eros e di paura, ineluttabili. Rito incorporato, comprensibile ovunque.

Right del regista e coreografo carlo Massari

È in tour, intanto, un remake tutto al femminile, Right (dritto, diritto e anche destra, in inglese) del coreo-regista italiano Carlo Massari, che tocca il tema rovente dell’aborto volontario.

Le giovani donne si ribellano alla “violenza biologica”

Le giovani donne si ribellano nel sangue alla “violenza biologica”:  ha fatto rumore al Festival Interplay con le ragazze di Opus Ballet e le loro “madri”, pure loro vittime-carnefici, scelte in loco tra dilettanti mature; la maternità come “obbligo” che si trasmette di madre in figlia, come destino animale, che oggi le giovani donne però contestano ribellandosi nel sangue alla “violenza biologica” necessaria dell’inseminazione e della continuazione della specie; un tema su cui il romanzo e la serie Il racconto dell’ancella, cioè la donna come pura fattrice in un regime totalitario patriarcale, opera rivelatoria della canadese Margaret Atwood, già aveva riacceso i riflettori.

AfteRite + Lore, e si toglie folk alla parola folklore

Ha debuttato alla Scala AfteRite, cioè dopo il rito, di Wayne McGregor, nato per l’American Ballet Theatre nel 2018, in un programma Stravinsky, che comprende anche la nuova creazione da Les Noces (1923, coreografia costruttivista di Bronislava Nijinska, sorella di Vaslav, per i Ballets Russes), ribattezzate Lore, togliendo folk dal termine folklore, per rendere universale il racconto, non più solo slavo, non più di un popolo, ma di tutti.

Una narrazione alternativa che vede al centro Alessandra Ferri, protagonista a New York e ora a Milano, nel ruolo inedito di madre che deve scegliere quale delle due figlie sacrificare alla primavera, in una terra desolata, il deserto cileno di Atacama, dove Pinochet seppelliva le sue vittime- in cui i vegetali crescono solo in serra, dati i cambiamenti climatici in corso.

L’unione di ogni coppia al di là di sesso e gender

L’unione di ogni coppia al di là di sesso e gender con la fluidità mirabile di Ferri a contrasto con gli spigoli dello stile McGregor fatto proprio con slancio dai ballerini di casa, va perfettamente insieme al nuziale Lore, che accoglie l’unione di ogni coppia al di là di sesso e gender.

Nuove vite, dunque, in questa sorta di sequel del Rite of Spring, a partire dalla figlia sopravvissuta e dalla gioventù liberata che la circonda. Le politiche sul clima e sul gender sono chiaramente sullo sfondo.

AfteRite, il Sacre di McGregor, viene dopo- appunto- quelli epocali di Maurice Béjart e di Pina Bausch, i primi grandi eredi del rivoluzionario Nijinsky, il folle che osò la modernità nel balletto.

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