Giovan Battista Moroni, il pittore in nero

Immagine da Gallerie d'Italia.com, ph Roberto Serra

Giovan Battista Moroni, magnifica mostra antologica

La Galleria d’Italia di Milano ha presentato fino al 1° aprile  una magnifica mostra antologica dell’opera di Giovan Battista Moroni (Albino c. 1521 – c. 1580). Questa non è la prima mostra retrospettiva dedicata al pittore, ma è senza dubbio la più completa e bella.

Gli uomini vestiti di nero di Moroni

All’inizio sembrava un emulo di Lorenzo Lotto e di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, che poteva essere considerato il suo maestro. È noto soprattutto per i suoi numerosi ritratti di uomini vestiti di nero (ci sono anche donne). C’è quindi da chiedersi perché tutti questi personaggi fossero vestiti di nero a parte la gorgiera bianca. La ragione principale di questa moda austera era in realtà la moda.

La tintura nera era piuttosto costosa e solo i membri dell’aristocrazia o della borghesia benestante potevano indossare tali abiti. Al primo si aggiunse un altro fattore: il Concilio di Trento, che iniziò nel 1545 e terminò nel 1563. Cinque papi l’hanno favorita, da Paolo II a Pio IV. Ci sono state tre sessioni successive.

L’obiettivo dell’incontro dei Padri conciliari era quello di trovare una risposta forte ed efficace alla Riforma. I seguaci di Martin Lutero rimproveravano alla Chiesa il lusso e lo sfarzo. È stato quindi necessario optare per una profonda trasformazione del nostro modo di vestire. A El Escorial, Filippo II di Spagna chiese ai membri di vestirsi tutti di nero.

E questo spirito si diffuse in tutta l’Europa cattolica e molti pittori rispettano questo codice di abbigliamento, come Tiziano o Anthonis Mor.

I ritratti di Moroni

Moroni dipinse per lo più ecclesiastici (spesso cardinali vestiti di rosso) e gentiluomini di cui non si conosce l’identità. A volte indossano la spada e persino una corazza. Ma, di regola, hanno libri con loro, o li leggono o li porta con sé. Alcune di esse sono note per essere di natura religiosa, ma per la maggior parte non sappiamo quali siano queste opere. Ciò che è singolare nell’opera di Moroni è che egli dipinse un solo artigiano, che è il superbo sarto, giustiziato tra il 1572 e il 1575, che indossa una giacca bianca.

Alcune persone pensano che alcune di queste figure siano poeti, ma questa è solo una coincidenza. Va anche notato che molti di questi individui tengono in mano delle lettere. È ovvio che Moroni aveva un’alta idea della cultura, ed è un peccato che non sia possibile sapere esattamente di cosa si tratti.

Il metodo di lavoro

Un’altra caratteristica saliente dell’arte di Moroni è il suo metodo di lavoro: le sue figure sono per lo più in movimento, un modo di lavorare che adottò a contatto con Moretto, come si può vedere in L’Homme en pied (1526). La posa è definita in modo tale da suggerire il movimento. “Ritrare“, già con Alberti, è l’idea di cogliere un individuo non solo in termini di aspetto fisico, ma anche in termini di ciò che pensa ed esprime della sua personalità. Il ritratto di Pace Rivola Spini, dipinto intorno al 1575, è un esempio di questa concezione, anche se la donna raffigurata sta in piedi e guarda lo spettatore.

La pittura religiosa di Moroni

Inoltre, scopriamo qui la pittura religiosa di Moroni, che è quasi ignorata. Non è lì che eccelleva di più. Ma ci sono alcuni dettagli interessanti, come nella grande composizione realizzata intorno al 1551 dove la Vergine col Bambino sovrasta su una nuvola un gruppo di santi, tra cui Ambrogio, Gregorio e anche Giovanni Battista che è associato ai Padri della Chiesa. San Girolamo indica qualcosa al papa, un passo della Bibbia. Potrebbe trattarsi della sua critica alla Settanta, o della versione che scrisse di suo pugno a partire dai testi ebraici. Un disegno si concentra quasi esclusivamente su Girolamo che compie questo gesto decisivo nel rapporto con la Sacra Scrittura.

Infine, apprendiamo che Moroni potrebbe essere stato ispirato dai suoi predecessori al punto da imitarli, come nel caso della Vergine col Bambino, che è direttamente ispirata allo stesso soggetto dipinto da Andrea Solaria. La verità che egli era in grado di cogliere nei volti, nelle mani e nei gesti dei suoi sudditi, non la trovava nelle sue “macchine” ecclesiastiche. A volte ci sono momenti bellissimi, come ne Lo sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria (1568-1570 circa), ma è rimasto abbastanza convenzionale e fisso. Comunque sia, il catalogo ricco di informazioni e riproduzioni ci invita a dare più importanza a questo artista che merita una sorte migliore.

Catalogo Moroni, il ritratto del suo tempo, a cura di Simone Facchinetti & Arturo Galansino, Edizioni Galleria d’Italia / Skira, 344 p.