In una società sempre più globalizzata il ruolo delle immagini sta diventando sempre più centrale perché le diversità delle lingue e dei dialetti, ma anche le troppo specializzate discipline impongono nuovi strumenti immediati di comunicazione.
E così si può pensare che la specie dei Net Animal presto si approprierà di nuove strutture iconiche. Non è cosa nuova: è successo nella gigantesca Cina dove a fianco di una miriade di dialetti i caratteri grafici sono compresi da tutti (o quasi) ma è anche quello che è successo con i segnali stradali, che tutti capiscono ed è ciò che ha fatto Steve Jobs con le icone che dai MacIntosh sono emigrate anche in Microsoft, e ora sono universalmente accettate.
Da un primo conteggio banale si può affermare che il cittadino medio oggi fa già uso inconsapevole di un migliaio di icone. Ora si parla sempre più insistentemente anche di Legal Design, una disciplina emergente che utilizza le immagini come un’alternativa al linguaggio naturale e il cui obiettivo consiste nel facilitare la comunicazione di contenuti giuridici e rendere possibile l’accesso alla giustizia a tutti.
Vi saranno certamente i puristi integralisti che vedranno questo fenomeno come un imbarbarimento di una disciplina dalle nobili e antiche origini, ma ancora una volta l’arte ha qualcosa da dire. Vassilij Kandinskij con l’arte astratta ci ha consentito di “vedere l’invisibile” come dice il titolo del saggio di Michel Henry sull’artista russo.
Ritornando al Legal Design non si può certo credere di poter avere in tempi brevi una “traduzione” dei nostri Codici per immagini, ma certamente prima o poi sarà così, permettendo anche a chi non padroneggia i gerghi specialistici di capirci qualcosa. Del resto, l’uso delle figure non è cosa nuova. Quando gran parte della popolazione non sapeva né leggere né scrivere esisteva la Biblia Pauperum: le storie della Bibbia erano dipinte sui muri delle chiese.