Il genio e l’incanto di William Forsythe

Il genio e l'incanto di William Forsythe
Blake Works V- Prologue - Giulia Lunardi Navrin Turnbull; ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

William Forsythe, un genio del balletto post-classico

“È la letteratura del balletto che invecchia, non il vocabolario.

La danza è una cosa Lego, da montare e smontare.

La tecnica e il virtuosismo non sono il “male”, sono la regola, mentre la coreografia è l’eccezione.

Il pubblico va educato e anche intrattenuto.”

Bastano queste affermazioni di William Forsythe, genio settantatrenne del balletto post-classico, per mettersi sulla sua lunghezza d’onda anticonvenzionale rispetto a un “contemporaneismo negazionista” di ogni “ieri”. Egli porta in giro per il mondo il suo ciclo Blake Works, reimpaginandolo per ogni grande compagnia che riesce ad avere la sua disponibilità di tempo e di ingegno.

Blake Works, la reinvenzione del balletto occidentale

Blake del titolo sta per James Blake, inglese, trentenne, musicista classico, ma anche sincretico e trasversale e cantante, in un’attitudine fusion dal garage fino al dubstep, in sintonia con il pensiero forsythiano di inclusione nella danza accademica di ogni altro elemento utile a reinventare al gusto del nostro tempo l’idioma peculiare del balletto occidentale. Blake è italo-franco-russo, trapiantato negli USA come arte migrante dall’elitaria Europa delle Corti a nuove sponde democratiche.

Da New York, dove è nato, il coreografo che dagli anni ‘80 ha rivoluzionato il balletto accademico, lavorando a lungo in Germania, nella Francoforte dei filosofi dell’Institut für Sozialforschung, con un occhio alla Francia della fenomenologia, si è infatti portato dietro, di rimbalzo, nel Vecchio Continente, la lezione del massimo maestro russo-americano, neoclassico-concertante, George Balanchine. La lezione è quella del musical, della street e della club dance, fino alla salsa free style. Oltre all’uso delle punte femminili con rapidissima agilità pop e le prodezze maschili con lo stacco esplosivo dei fulmini.

William Forsythe, la danza fonte di felicità

Colto, intellettuale, ironico, poli-artista innamorato del lavoro – dal lui stesso dichiarata fonte di grande felicità – rientrato negli States, vive in un enorme bosco e dove progetta i suoi choreographic objects (esposti nelle Biennali d’Arte, da Venezia a Buenos Aires). A partire dal 2016 con i Blake Works I, nati all’Opéra de Paris, nell’intento di omaggiare la nobile scuola francese di balletto, la prima d’Europa, su musica e canzoni dell’album blakiano The Colour is Anything, William Forsythe, compone e scompone le serate, a seconda delle compagnie dove monta su misura i capitoli di questa sua nuova serie ballettistica, come i vecchi maestri di ballo italiani e francesi. Passato, presente e post-presente si mescolano con naturalezza organica nei corpi forti e belli di danzatori e danzatrici, sempre sorprendenti nell’atto di muoversi con una personalità incisiva, singola e d’insieme.

La “collezione Blake”, dagli Usa all’Europa

La “collezione Blake” ha trionfato in America al Boston Ballet e al San Francisco Ballet, ed è approdata poi all’English National Ballet e a Het National Ballet di Amsterdam.

Il Balletto della Scala, diretto da Manuel Legris, che danzò negli sbalorditivi pezzi di Forsythe quando era giovanissimo ballerino dell’Opéra parigina, si è accaparrato la creatività del coreografo più richiesto di oggi, per presentare con giusto orgoglio il programma Blake Works V, pensato ad hoc e subito salutato da indiscusso successo.

Il menu per la Scala, è composto di tre parti: Prologue su Lindesfarne I di Blake, creazione 2023 per Milano, The Barre Project/Blake Works II del 2021, quartetto per/con stars creato nella calma senza tempo della pandemia via Zoom , e Blake Works I, il pezzo nato a Parigi e “indossato” ora dalla compagnia di casa al teatro Piermarini.

William Forsythe alla Scala

La scena è spoglia, salvo la sbarra da esercizio sul fondo e le belle luci che disegnano lo spazio. Si inizia da un superbo duetto maschile in nero; si prosegue con entrate e uscite in un dinamismo inarrestabile mentre la voce pensosa di Blake- capace di giocare su tre ottave fin quasi al falsetto- invece si interrompe ritmicamente, facendo da metronomo, per continuare con il video b/n delle mani che si appoggiano e si staccano alla sbarra imprescindibile per tenersi in forma durante il confinamento in casa.

La performance termina con il gruppo, numeroso in azzurro, come nel mitico Serenade di Balanchine-Ciaikovsky, salvo un ballerino in maglietta e pantaloni verdino militare- come la perla anomala nelle collane africane-, che tiene la scena componendosi e scomponendosi in singoli episodi incalzanti, tra velocità e lirismo, sempre in traiettorie orizzontali, anche all’indietro per gli uomini, che possono talvolta essere guidati dalle donne. Niente lift usuali per Forsythe.

Un fuoriclasse e una compagnia in stato di grazia

Genio e gioia si dispiegano nei fuori asse, nei salti aperti frontali, assertivi, potenti, nei contrappunti- contro-épaulement, nei balzi in elevazione in cui si “sguscia fuori da se stessi”, volando, nel partnering paritario, nel bacino arretrato per liberare gli arti, nelle prese anomale per i fianchi o la testa, nei dettagli del gesto, i polsi piegati ad esempio. La vena malinconica della musica- Forsythe è un artista maturo – si sposa con lo slancio della gioventù che danza carica di passione.

Cast stupendo, scegliendo ad hoc anche dal corpo di ballo. Un incanto totale. Una compagnia in stato di grazia, innamorata del suo coreografo e corrisposta con pari entusiasmo.

Della stessa autrice: Balletti da smontare, La bella addormentata

 

Il genio e l'incanto di William Forsythe
Blake Works I – Alice Mariani Christian Fagetti; ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala