Il vecchio Luther Blissett ci viene in aiuto

Ritratto di Luther Blissett su sfondo urbano azzurro rivisitato
Luther Blissett rivisitato da Riccardo Stefanelli
Ritratto di Luther Blissett su sfondo urbano azzurro rivisitato
Luther Blissett rivisitato da Riccardo Stefanelli

 

Che l’Europa abbia bisogno di un nuovo Blissett?

Tra gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo, una rete di artisti, attivisti e operatori di media indipendenti, stanchi e demotivati dalle obsolete tecniche di comunicazione e di una scena europea non particolarmente vivace, decidono di «darsi metaforicamente alla macchia, avvolgersi di leggenda, scommettere sul meraviglioso». Con  spontaneità, viene lanciato un nuovo prodotto, intangibile e immateriale,  che sfrutta  potenzialità e pecche dei nuovi media: un «mito di lotta comune a tutte le tribù e comunità di rivoltosi», Luther Blissett appunto (Luther Blissett, Totò, Peppino e la guerra psichica, Release 2.0, 2000, capitolo I. “La comunità aperta di Luther Blissett”). Questo nuovo mito deve inserirsi in un momento di sconvolgimenti epocali, di ecocatastrofi, di una fine del mondo articolato in due poli definiti e contrapposti, caratterizzato dall’emergere del “lavoro immateriale” post-fordista e dalla nascita e dallo sviluppo della Rete.

È possibile “fare mitopoiesi” creando una reputazione, un personaggio “virtuale” che a mano a mano assuma connotati sempre più reali. Questo grazie all’uso sapiente delle tecniche pubblicitarie e di intelligence e alla divulgazione delle leggende metropolitane. La “reputazione” così scaturita assume  i caratteri di un’«opera aperta», rimanipolabile e che spesso necessita di interventi soggettivi. “Fare mitopoiesi” consiste allora nello scovare, decostruire e ricreare un ricco e antichissimo patrimonio mitologico e archetipico comune a tutte le società. Esso si riflette nell’arte e nella cultura di massa. L’identità aperta che si intende creare deve essere una sintesi delle varie tipologie di figure della cultura pop, legate al cinema, al fumetto e alla letteratura seriale. Lo strumento con cui sviluppare questa “reputazione” è il multiple name o multi-use name, una tecnica comunicativa già sperimentata da alcune avanguardie artistiche durante il XX secolo, dal Dada al Neoismo. Gli animatori del progetto indicano con il termine reputazione la genesi di un mito ultracontemporaneo. Lo scopo è mettere in contatto il maggior numero di persone con Luther Blissett. Che così si trasformano in Blissett e quindi in figura manipolabile e massimamente diffusa (Luther Blissett, Totò, Peppino e la guerra psichica, Release 2.0, 2000, capitolo I. “La comunità aperta di Luther Blissett”).

L’uso del nome collettivo, come stratagemma di dissimulazione e camuffamento, è in realtà molto antico. Da Ermete Trismegisto (epoca greca preclassica) agli eretici medievali e rinascimentali, fino alle società segrete neo-alchemiche e illuministe (Christian Rosenkreutz, Fulcanelli). Il multiple name ha anche una forte valenza positiva e afferma una nuova visione del mondo, «un nuovo stato di coscienza e un nuovo status nella comunità degli uomini». In senso lato, il nome collettivo più antico è Buddha (“il risvegliato”),  inizialmente è l’appellativo di un uomo singolo (Gautama Siddharta), poi giunge a designare chiunque abbia raggiunto l’Illuminazione. La “reputazione” Luther Blissett intende coniugare i due aspetti del nome multiplo. Da una parte l’inganno e il camuffamento, da un’altra la formazione di uno nuovo status di coscienza e di appartenenza. Lo scopo è  creare un folk hero,  un eroe popolare, «le cui scorribande nell’immaginario facciano intravedere i contorni di una nuova potenziale comunità» (Luther Blissett, Totò, Peppino e la guerra psichica, Release 2.0, 2000, capitolo I. “La comunità aperta di Luther Blissett”).

L’immaginario collettivo continuerà sempre a produrre mitologie. L’uomo è nato con l’immaginario, cosicché la morte del mito coincide con la morte dell’uomo. Ciò su cui si può ragionare e convogliare gli sforzi, secondo Luther Blissett, è quindi la volontà di mantenere l’immaginario in continuo movimento, capire quando e come il mito va smembrato, rielaborato o lasciato cadere del tutto, e ciò prima che la pluralità di immagini torni ad essere un “assoluto unitario”  (Luther Blissett, Mind Invaders. Come fottere i media: manuale di guerriglia e sabotaggio culturale, 1995, versione 2.0, capitolo 1. “Ray Johnson e Reggie Dunlop tra i Tamariani”).

La nascita di una nuova mitologia, con la funzione di veicolo culturale che permette a chiunque di appropriarsi del diritto di rielaborazione intellettuale, conduce Luther Blissett a porsi come figura mitologica e leggenda metropolitana. La diffusione di varie versioni sulla sua nascita, sul suo sviluppo e sulla sua crescita, sono dovute all’idea folgorante di Luther Blissett stesso di obliare il proprio mito fondativo. Ad esempio, questo accade con le leggende metropolitane. Si determina così un gioco di personalità tra un posticcio Harry Kipper, performer neoista tra i primi ideatori del progetto, e il motivo della scomparsa del Kipper “reale”. Quest’ultimo inscena la sua presunta scomparsa durante un viaggio in Italia. In questo modo il Kipper mitologico “dis-assoggetterebbe” il multiple name dalla sua tutela.  Farebbe questo a due livelli di simulazione. Il primo punto consiste nel mito fondativo in cui la vicenda assumerebbe i caratteri di una metafora. L’artista scompare perché in realtà non è mai esistito. Insomma le creazioni artistiche sono collettive, non esiste un genio individuale, esiste invece una grande «Performance Globale» fondata sull’infinita e inconscia circolazione dei saperi, dei miti e delle ispirazioni, e anche sulla commistione di questi elementi: «TUTTI – consciamente o no – CONCORRONO A CREARE TUTTO, non c’è proprietà privata delle idee» (Luther Blissett, l’incapacità di possedere la creatura, una e multipla, a cura di Gilberto Centi, Bologna, Edizioni Synergon, 1995, capitolo V. LA PROVA GENERALE).

Il secondo livello di simulazione è quello della cooperazione in rete dei vari Luther Blissett. La vicenda avrebbe assunto la funzione di inchiesta sulla “notiziabilità” e sulla permeabilità dei media, e sulla capacità di Blissett di operare a livello internazionale. La falsa notizia viene assemblata con fatti reali, ordinati però in modo arbitrario, con informazioni false e verosimili ma non verificabili. Inoltre si fa in modo che ciò che è verificabile abbia tanta valenza simbolica da avvalorare tutto il resto.

Ecco un esempio:

Da «Il Messaggero Veneto – Udine» del 4 gennaio 1995, prima pagina:

L’ultima volta è stato visto a Bertiolo

SCOMPARSO UN ARTISTA: S.O.S. IN FRIULI DA LONDRA

-Stava facendo in bici un giro in Europa. -Si pensa che abbia deviato in Bosnia

 

Magari i nuovi parlamentari europei spereranno di incontrarlo: un bel match su chi sarà più bravo nello sparire e riapparire. Al di là della fiction.

 

N.d.R. Tutti i testi citati sono disponibili sul sito del collettivo: lutherblissett.net. Si consiglia di sfogliare l’archivio secondo il criterio cronologico.