La guerra russo-ucraina e la nuova geopolitica della danza nei paesi limitrofi e oltre

Svetlana Zakharova, ph www.dubaiopera.com
Est e Ovest

La guerra russo-ucraina ha cambiato il panorama del balletto nei paesi ex satelliti e nelle regioni del fu Impero sovietico.

C’è chi è rimasto in Russia, come Svetlana Zakharova, ospite fissa della Dubai Opera, nella creazione Gabrielle Chanel di Yury Possokhov con ballerini del Bolshoi di Mosca – gli ottantacinque costumi sono stati disegnati da Virginie Viard, direttrice artistica della maison- nella classica Bayadère con Vadim Muntagirov e il balletto di Brno – Repubblica Ceca. Anche l’ucraino russizzato Sergej Polunin non ha abbandonato la Russia. Egli, però, lo scorso dicembre, dopo essere stato rimosso dalla direzione dell’Accademia di balletto di Sebastopoli, ha pubblicato su Telegram “My time in Russia ran out a long time ago, it seems at this moment that I have fulfilled my mission here”.

E c’è chi se n’è andato allo scoppio delle ostilità, già prima del conflitto.

Un lungo elenco. Tra le donne: Olga Smirnova, Natalia Osipova, Polina Semionova, Maria Kochetkova, Ludmila Konovalova, Olga Esina, Anna Tsygankova; tra i ballerini proprio Vadim Mutagirov (che ha studiato e vive a Londra e fuori dalla Russia può ballare con Zakharova, star del Bolshoi), Daniil Simkin, Roman Zhurbin. Londra, Berlino, Amsterdam, New York li hanno accolti. Yana Salenko, ucraina di scuola russa, è ora guest pregiata ovunque sia richiesta, anche fuori dai grandi teatri.

Alexei Ratmansky, il maggior coreografo di scuola russa, già direttore del Bolshoi Ballet a Mosca dal 2004 al 2008, ebreo ucraino, già residente all’American Ballet Theatre, ora ha lo stesso ruolo al New York City Ballet e a Het Nationale Ballet olandese.

Tra Russia e USA

Yuri Possokhov (Lugansk, Ucraina, 1964), già ballerino al Bolshoi, al Royal Danish Ballet e al San Francisco Ballet, dove è adesso coreografo residente, viaggia tuttora tra Russia e USA; pochi sono i coreografi classici attualmente e Yuri è uno di essi, assai richiesto.

Per il festival Internazionale delle Arti di Pietroburgo Intitolato a Diaghilev, produttore MuzArts, prepara a giorni, al teatro BDT (Bolshoi Drama Theatre), un suo pezzo nel programma Due Anna, ispirandosi alla poetessa Anna Akhamatova e ai suoi amori, specie Modigliani, su musica di Cesar Frank, con interpreti del Bolshoi.

Il secondo brano del dittico Due Anna è per la mitica ballerina Anna Pavlova sulla musica di Ilya Demutsky, in mano al coreografo moderno Pavel Glukhov.

Ogni lavoro di Possokhov è sempre atteso, dopo il suo clamoroso Nureyev gay del 2015, che fu bloccato dalla censura russa e poi finalmente ammesso alle scene, con duecento artisti coinvolti nella pièce per musica, parola, danza; la prossima creazione di Yuri sarà a San Francisco su musica originale sempre di Ilya Demutsky. Possokhov ha creato specialmente per le star, come appunto Zakharova e anche Jacopo Tissi, già al Bolshoi e ora in Het Nationale Ballet.

Artem Ovcharenko nel ruolo del titolo del ballettto “Nureyev” di Yuri Possokhov: Rudy con l’amato Erik Bruhn- Denis Savin, 2019.
Ph Facebook

Alexei Ratmansky (San Pietroburgo, 1968) è appena approdato in libreria con The Boy from Kyiv, di Marina Harss, dance writer free lance newyorkese, per le edizioni Farrar, Strus and Giroux; quattrocentossessanta pagine dove si racconta della formazione e carriera all’Ovest ai tempi del disgelo tra le grandi potenze, della fase moscovita e poi della clamorosa rottura delle relazioni con la Russia scegliendo di stabilirsi sulla sponda americana, accolto al top del balletto USA.

Ph:https://us.macmillan.com
Niente più Russia

Le compagnie russe sono bandite all’Ovest. Ma altre realtà, che dalla Russia hanno ricevuto un imprinting fondativo in passato, si fanno strada sui palcoscenici occidentali in virtù del loro patrimonio classico, in specie a fine anno per gli Schiaccianoci ormai di rito.

Ovviamente il Kyiv Ballet, che da gennaio a maggio del 2025 e poi ancora il prossimo novembre, si esibirà nei teatri di una lunga lista di città degli USA. Ha portato la sua Reine des neiges, dalla fiaba di Andersen, nella coreografia di Aniko Rekhviashvili, georgiano, e di Oleksiy Baklan, al Théâtre des Champs Elysées parigino: un titolo insolito su musica di Grieg, Massenet, Strauss e Berlioz (tutti compositori non russi) trasmesso anche in diretta su France.tv. L’eroina è Gerda che, non a caso, lotta contro un nemico malefico e glaciale.

Balletto di Praga

In Occidente il Balletto di Praga – Jiri Kylián, genio ceco trapiantato in Olanda in fuga dall’occupazione russa, poi riconciliatosi con la patria e la compagnia, una volta finita la fase russa, si è adoperato per sostenere la causa ucraina – è stato invitato con una preziosa Bella addormentata, e il Balletto nazionale della Georgia, da Tbilisi ha più volte calcato le scene dei teatri d’opera desiderosi di proporre i classici di tradizione.

Balletto nazionale rumeno

Spiccano anche le presenze del Balletto nazionale rumeno, dell’Opera di Iasi, con una lunga serie di date in tutta Italia, tra cui al Teatro della Pergola di Firenze, con Il lago dei cigni, e recentemente i tour del Balletto nazionale armeno, che dal suo teatro di Erevan fondato nel 1933 e intitolato ad Alexander Spendiaryan, ha portato in Italia la sua Giselle e il suo Schiaccianoci, per le feste di fine anno, nei bei teatri di Parma e Vicenza.

Geopolitica della Danza 2025
Giselle del Balletto Nazionale Georgiano https://www.fashionchannel.ch/rubriche/danza-balletto/1790703/giselle-con-il-balletto-dell-opera-di-tblisi-a-brescia
Immagine del Teatro Nazionale Armeno di Everan, https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_dell%27Opera_%28Erevan%29

Georgia

La Georgia, che è indipendente dal 1991, con la sua compagnia di balletto sta conquistando sempre più recite all’Ovest, visto lo spazio che le si è aperto per le tournée europee.

Il Teatro Georgiano Nazionale d’Opera e di Balletto, già Teatro Imperiale, fondato nel 1851, è uno dei più antichi dell’Europa Orientale. Dal 2004, sotto la direzione di Nina Ananiashvili, già prima ballerina del Teatro Bolshoi di Mosca, pluripremiata nella Federazione Russa, e a suo tempo prima ballerina “nemica” chiamata a esibirsi con l’American Ballet Theatre, la compagnia di Tbilisi è invitata in Asia, Medio-Oriente, Europa, e in Italia, più volte al Teatro Regio di Torino, con una importante tappa nel 2024 al London Coliseum presentando il Lago dei cigni, accolto da opinioni non proprio entusiastiche per via di una versione “ancora troppo sovietica” e quindi a lieto fine positivista per l’edificazione del popolo.

Da notare a Londra un’ospite dall’American Ballet Theatre, Chloe Misseldine con Michal Krčmář del Finnish National Ballet, segno di una vocazione internazionale che esce dai confini della scuola georgiana locale, pur attivissima nel formare il corpo di ballo.

Una compagnia richiesta all’estero

La compagnia, particolarmente richiesta per il repertorio dei grandi classici di tradizione, allestiti dalla Ananiashvili insieme con Aleksej Fadeechev, figlio d’arte pure di casa Bolshoi, ha nei suoi ranghi adesso molti stranieri.

In virtù delle nuove opportunità di lavoro, a Tbilisi nel bel teatro Tiflis in stile eclettico moresco che un architetto italiano, Giovanni Scudieri, disegnò nel 1847, oggi modernamente attrezzato, sono entrati nelle file dei ballerini due giapponesi, due italiani, una cinese, un francese e un turco, oltre a un ucraino e a una ballerina di scuola pietroburghese.

Dopo aver ospitato a Tbilisi un grande amico, la stella italiana Giuseppe Picone, oggi free lance, di cui Gremese Editore ha appena pubblicato l’autobiografia, La mia vita a passi di danza, la scuola georgiana ha regalato a Het Nationale Ballet di Amsterdam due perle, la virtuosa Maia Makhateli e lo strepitoso Giorgi Potskhishvili, che Roberto Bolle ha subito invitato nei suoi gala.

Il ballo tradizionale georgiano

La Georgia ha anche una compagnia, intitolata ai fondatori Iliko e Nino Sukhishvili, che porta in giro per il mondo gli spettacolari balli folklorici maschili noti per il virtuosismo estremo, sulle punte di alti stivali-guanto, e per le danze femminili scivolate con leggiadria in lunghe vesti e alte acconciature con le trecce.

 

Compagnia Nazionale di Danza della Georgia Sukhishvili
https://www.informadanza.com/blog/tags/balletto-nazionale-della-georgia-sukhishvili/
Africa

Un fato avverso, che percuote storicamente la Madre Africa, dove infuriano guerre e conflitti tribali, carestie e virus, oltre all’apartheid e al suprematismo bianco coloniale, due artiste della danza sono scomparse improvvisamente, e senza informazioni sulle cause, in giovane età e in piena carriera.

Michaela DePrince, un talento scomparso troppo presto
Michaela DePrince in Giselle con l’English National Ballet al Coliseum di Londra nel 2017.
Ph: https://www.yahoo.com/

Michaela DePrince, nata Mabinty Bangura, ballerina classica di doti sorprendenti, orfana di guerra della Sierra Leone, affetta da vitiligine, malattia che nel Continente Nero può diventare fonte di persecuzione, adottata negli Stati Uniti da famiglia ebraica, segnalata allo Youth America Grand Prix, diplomata alla scuola dell’American Ballet Theatre, la più giovane integrante del Dance Theatre of Harlem, arrivata a eccellere in Het Nationale Ballet ad Amsterdam, è mancata a settembre a soli 29 anni.

Creatività e breve malattia, Dada Masilo
Dada Masilo nel suo Swan Lake Ph: https://dujour.com/culture/dada-masilo-swan-lake/

Dada (Dikeledi) Masilo, sudafricana di etnia Tswana snella e battagliera, coreografa geniale, autrice nel 2010 di un Lago dei cigni unisex, con storia d’amore gay, memorabile e salutato da un grande successo planetario, che l’ha quindi animata a creare una versione alternativa anche di Giselle, oltre a firmare poi The Sacrifice e Hamlet, è morta a dicembre a 39 anni dopo breve malattia.

La sua creatività, sbocciata dopo gli studi alla scuola P.A.R.T.S. di Bruxelles, diretta dalla “fata madrina” Anne Teresa De Keersmaeker, le merita il premio Prince Claus Next Generation in Olanda come “extraordinary role model for young people and girls”.

Come conservare ora la sua opera?

Mentre sempre più ballerine non bianche avanzano sulle scene mondiali, due figure-faro vengono a mancare, ma dovranno restare nella memoria collettiva.

Italia-mondo

Per la patria del balletto, dall’epoca dei balli di Corte rinascimentali e dei maestri itineranti in tutta Europa e dalla Russia agli USA, pur affermando di voler dedicare più attenzione all’arte della danza, vede tuttora tanti emigranti che portano con sé un’eccellenza artistica indubbia, sia per la danza accademica sia per quella contemporanea. Il 2025 si apre con meno certezze che interrogativi.

Il balletto classico

Sul fronte del balletto classico, è confermato che Alessandra Ferri, splendida sessantenne, da settembre andrà a dirigere il ballo all’Opera di Vienna.

Già stella del Royal Ballet inglese e dell’American Ballet Theatre, chiamata a New York da Michail Baryshnikov, sarà poi étoile invitata alla Scala di Milano, nella città dove si era formata alla scuola del massimo teatro musicale cittadino.

Geopolitica della Danza 2025
Alessandra Ferri. Immagine Facebook

Magnifica Giulietta, interprete drammatica di tanti ruoli, anche sotto la guida di coreografi contemporanei come Wayne McGregor per Woolf Works, ispirato a opere della scrittrice Virginia Woolf, il suo profilo di carriera garantisce delle sue competenze di ampia visione nel nuovo ruolo-guida. Cosa prepara nel tempio musicale austriaco?

Lo stesso ruolo direttivo lo vorrebbe a Milano Roberto Bolle, pure lui creatura della scuola e della compagnia della Scala. Quali potrebbero essere i suoi programmi? Quali le sue relazioni con gli ex colleghi, ora da inquadrare sotto la sua mano?

La danza contemporanea

Sul fonte della danza contemporanea, sono tanti gli italiani accolti in tutte le compagnie del mondo, ma ci sono anche i coreografi-direttori all’estero, tra cui Cristina Caprioli in Svezia, Jacopo Godani a lungo a Francoforte nel solco di William Forsythe, Luca Silvestrini con il suo gruppo Protein a Londra, Francesco Scavetta a Oslo con il suo nucleo Wee; sul fronte classico-moderno Marcello Angelini dirige negli USA il Tulsa Ballet, dove programma The Green Table, il capolavoro contro la guerra di Kurt Jooss, creato nel 1932 e più che mai attuale.

Michele Pogliani e Lucinda Childs, un sodalizio di idee

Un caso speciale è quello di Michele Pogliani, ora responsabile del suo MP3Dance Project, tornato a Roma dopo anni – dal 1989 al 1996 – di militanza nella compagnia newyorkese di Lucinda Childs, la ottantenne divina del postmodern USA, icona di eleganza fisica e intellettuale, Musa di Bob Wilson, che offre al gruppo italiano i suoi lavori e la sua presenza, recentemente alla scuola Paolo Grassi per il festival Exister/DanceHaus+ a Milano.

Geopolitica della Danza 2025
Michele Pogliani e Lucinda Childs.
Ph https://www.cheventi.it/eventi/2023-lucinda-childs-mp3-dance-project-michele-pogliani/

“Quando ci troviamo, ovunque nel mondo – dice Pogliani – Lucinda e io ci prendiamo un momento da soli per confrontarci; l’idea per Milano, Glass with Silence, è nata da un caffè in Estonia, l’ultimo luogo dove ci siamo incrociati; avevamo condiviso il palco, con un suo solo recitato e un mio pezzo, Schrodinger had a Cat Named Milton, dove lei aveva un cameo”. Ha detto la Childs di MP3Dance: “È la mia compagnia in Italia”.

Fondazione Nazionale della Danza

Sul fronte della Fondazione Nazionale della Danza, con base a Reggio Emilia, mentre la compagnia di casa Aterballetto, con Notte Morricone, a firma del talentoso valenciano Marcos Morau, gira l’Europa in ventitré tappe, nella sede centrale delle Fonderie un italiano, Carlo Massari, con due compagni europei, l’inglese Jos Baker, già nella troupe cult di teatrodanza Peeping Tom, e l’hip hopper svedese Linus Jansner, seduce con la sua vena tragicomica in Strangers in the Night, che pesca dalla Metamorfosi di Kafka e da Shakespeare, dopo un magnifico Sacre du PrintempsRight sulla ribellione delle giovani donne ai modelli e destini materni. Intrecci e scambi virtuosi.

Geopolitica della Danza 2025
Notte Morricone di Marcos Morau per Aterballetto. Ph
https://www.artribune.com/arti-performative/2024/11/morricone-aterballetto-romaeuropa-festival/
Il panorama italiano e le stelle russe

Per tornare all’Ucraina, nel panorama italiano che pullula di Gala, soprattutto quelli a cura di Roberto Bolle e quelli a cura di Daniele Cipriani, l’Ambasciata del paese in lotta contro l’attacco di Putin non manca di protestare se tra gli artisti in scena spuntano nomi russi, anche di fuorusciti come Olga Smirnova.

Se Anna Neterbko, naturalizzata austriaca, canta all’inaugurazione della Scala nella Forza del destino, forse occorre prepararsi a rivalutare le ragioni dell’arte di Tersicore rispetto a quelle della guerra. E magari usare l’arte del canto, della musica e della danza come grimaldello di bellezza e pace contro la logica cieca e feroce delle armi.

(Testo aggiornato. Riproduzione riservata)