Israele affronta l’isolamento internazionale

Israele affronta l'isolamento internazionale

Chi pensava che il capo di Hezbollah avrebbe dichiarato guerra a Israele nel suo discorso del 3 novembre, certamente sottovalutava le capacità strategiche di Nasrallah. Dare inizio a un conflitto aperto in questo momento avrebbe rafforzato l’argomentazione di Tel Aviv secondo la quale la sopravvivenza dello Stato ebraico è costantemente minacciata dall’accerchiamento che i Paesi arabi possono porre in atto nei momenti più difficili.

Inoltre avrebbe attenuato le proteste che un po’ in tutto il mondo montano contro la durezza dell’aggressione ebraica a Gaza. In altre parole, sarebbe stato un autogol strategico. Israele e il suo capo di governo perdono consensi all’interno e all’estero e il numero crescente delle vittime palestinesi – Hamas o non Hamas – in qualche modo giustificherebbe un intervento militare dal Libano o da altri Paesi confinanti. Ma per il momento è opportuno lasciare scivolare Israele nel discredito diffuso. Per altro Nasrallah non ha escluso l’intervento militare, dicendo solamente che le sue milizie per il momento non sono pronte.

Lo scenario internazionale è mutato dalla guerra fredda

La guerra di logoramento che si combatte a Gaza indebolisce ogni giorno di più psicologicamente e materialmente Israele. Gli Usa non sono mai stati tanto prudenti nell’appoggiare Tel Aviv in tempo di guerra e ciò può essere spiegato solo facendo riferimento al mutamento sostanziale dello scenario mediorientale negli ultimi anni. I conflitti del 1948, 1956, 1967, 1973 e 1982 scoppiarono in piena guerra fredda.

I sovietici sostenevano i Paesi islamici in lotta con Israele e gli Usa furono costretti a combattere “per procura” contro l’Urss aiutando massicciamente Tel Aviv. Oggi la situazione è diversa. La guerra per procura – e neanche tanto – si sta già combattendo in Ucraina, e in Estremo Oriente le continue minacce cinesi a Taiwan e ai Paesi alleati degli Usa impongono a Washington uno sforzo supplementare di sorveglianza. Un eventuale impegno militare Usa in Medio Oriente metterebbe a dura prova la pur poderosa macchina bellica statunitense.

Per completare il quadro lo stesso giorno in cui il capo di Hamas incontrava la guida spirituale dell’Iran Alì Khamenei, in Israele il ministro del patrimonio culturale Amichay Eliyahu, dichiarava possibile l’uso della bomba atomica su Gaza. Dichiarazione smentita successivamente e proibizione per Eliyahu di partecipare alle riunioni del governo. Ma per la prima volta si parla di armi nucleari. È un avvertimento per l’Iran?

I dati aggiornati sul conflitto: OCHA  United Nations Office for tyhe Coordinations of Humanitarians Affairs

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