Giornata del Contemporaneo/ Emanuele Magri, Elena Santoro

Giornata del Contemporaneo/ Emanuele Magri, Elena Santoro
Icarus di Giorgio Andreatta Calò (per cover Amaci)

 Diciottesima edizione della Giornata del Contemporaneo, iniziativa Amaci

Giubilo per un’arte di solito giudicata ostica dalla gente. Ma vale la pena, specie in questa giornata celebrativa di Amaci, valutarne la vitalità. Fyinpaper, per la circostanza promuove, a Milano, via Boltraffio 16, una doppia personale di Emanuele Magri e di Elena Santoro, entrambi attivi nel capoluogo lombardo.

Una processualità complessa, tra antropologia e scienza, presiede alle installazioni di Emanuele Magri col titolo “Distopic Gardens”. Una ricerca sperimentale, ma non autoreferenziale, sulla fotografia è quanto persegue da circa 20 anni Elena Santoro.  Per questa occasione, l’artista presenta, fra le sue linee di investigazione, quella intitolata “Polaroid” condotta appunto con quel tipo di “camera”.

 

Elena Santoro, opera della serie Polaroid (2017-2020)

Le parole del curatore

Qui di seguito l’introduzione critica fatta da Alberto Friedenberg per questa mostra, da lui curata, e che ha per titolo “Stratificazioni, Geografie e viaggi interiori :

Elena Santoro e Emanuele Magri raccontano l’interiorità senza rinunciare al coraggio. Dopo la grande crisi del 2008, con una conversione, l’arte contemporanea si è concentrata sull’interiore che risulta poco o per nulla comprensibile se studiato con la prospettiva della superficie. Quest’operazione ha comportato delle conseguenze inaspettate. Non è un caso che siamo nei nuovi anni Venti che, per la loro drammaticità, assomigliano a quelli del secolo scorso.

Allora erano stati preceduti da una guerra e c’era stata una pandemia, un collasso della fabbrica sociale e un calo vertiginoso delle certezze. Sebbene la situazione per il momento non sia così drammatica, la sfera interiore, il dentro, le sue gallerie, i suoi corridoi sono la preoccupazione dei due artisti. Il passaggio dal “tutto fuori al tutto dentro” è diventato sempre più forte e potente, ha cambiato la nostra sensibilità e connota l’arte del terzo decennio della globalizzazione.

Emanuele Magri, Contaminazioni

 

L’Arte dei nuovi anni Venti è pervasa da una immagine tutta mentale, come è il caso di Elena Santoro. L’opera nasce addirittura dalla superficie retrostante dei supporti fotografici. Il lavoro dell’artista arriva a connotare la superficie esterna con un denso lavoro di scoperta. Il risultato è esattamente diverso da quelle opere che si definiscono per l’esteriorità (si pensi alle statue di Jeff Koons); qui invece l’opera nasce da una lavorazione dei suoi strati fino ad arrivare alla superficie.

Una pratica gestuale che utilizza strumenti con carattere apologetico della società contemporanea. Si tratta della polaroid, e del congelatore. Grazie a queste processualità, Elena Santoro ferma la maturazione, per subito accelerare o ritardare la produzione dell’immagine. Magri affonda invece nella distopia interiore utilizzando esperimenti falliti di scienziati offuscati dalle ambizioni. Il formicolare di altre creature non è altro che la rappresentazione di un sottomondo che conquista sempre maggiore incidenza nella nostra vita.

I suoi “Distopic Gardens” sono come il sabato pomeriggio in cui, invece di rappresentare l’inizio sereno di un week end, si dà spazio a disagi e malattie a causa della fuga di mostri da esperimenti sbagliati. E ciò fino alla diffusione di virus anche mortali. Talvolta Magri colloca la sua sequenza di immagini horror su un supporto decisamente innocente, il foulard per proteggersi da vento pioggia o sole. Un capo di abbigliamento tra leggera vanità e protezione.

Non aspettiamoci da Elena Santoro e Emanuele Magri una drammaturgia dolorosa con attestazioni esistenziali seguite dal gesto falsamente eroico. Ci offrono invece un mondo quotidiano a cui siamo abituati e in cui partecipiamo e lentamente veniamo avvelenati con confidenza e ansia limitata.

Giornata del Contemporaneo (organizzazione Amaci)

Inaugurazione: sabato 8 ottobre, Milano, via Boltraffio 16, ore 15.30-18.30.  La mostra, apertasi il 29 settembre, sarà ancora visitabile fino al 12 ottobre, su appuntamento (tel: 335 254 142).

 

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