Anche questa volta è sfuggita a monsignor Delpini arcivescovo di Milano l’ascesa al seggio cardinalizio con diritto di voto al concistoro e al conclave. Papa Francesco ha deluso le aspettative della Diocesi Ambrosiana. Il Corriere della Sera ha deciso per un commento sottotono al contrario delle volte precedenti, quando l’indignazione del commentatore politico Massimo Franco era stata vibrante. Una caduta di status incredibile, sebbene Milano sia accompagnata in questa sorte da Venezia, Torino, Genova, Napoli, Palermo, anch’esse senza seggio con diritto di voto.
La diocesi Ambrosiana figura sempre al primo posto nella classifica della ricchezza patrimoniale e per la molteplicità delle iniziative in campo universitario e della sanità. Segue al secondo Bologna, grazie alla donazione della famiglia Manini della FAAC. Diocesi di uguale ricchezza si contano solo in Germania lungo il Reno e negli USA.
Cala la presenza dell’Europa nel conclave
Monsignor Zuppi, uomo di papa Francesco, arcivescovo di Bologna, è diventato il presidente della Conferenza episcopale italiana. Due le nomine al seggio cardinalizio di prelati italiani in questa tornata. La prima del vescovo di Como Oscar Cantoni e la seconda del prefetto apostolico a Ulan Bator in Mongolia Giorgio Marengo. Due scelte volutamente lontane dalle grandi città italiane. Papa Francesco vuole una diminuzione di peso dell’Italia e dell’Europa e mira a una composizione del conclave che meglio rispecchi le prospettive del Cattolicesimo nei diversi continenti. Con questa nuova tornata di nomine l’Europa precipita a 54 elettori. Aumenta invece quella di Americhe a 38 elettori, Asia a 20, Oceania a 3 e Africa a 17.
Ruggine tra Papa Francesco e la Diocesi Ambrosiana
La ruggine tra Papa Francesco e la diocesi di Milano non si può ascrivere solo alla competizione del cardinal Scola al soglio pontificio, candidatura risultata poi sconfitta proprio da quella di papa Bergoglio. La chiesa ambrosiana negli ultimi trent’anni è diventata una minoranza nella città con pochi fedeli e molto patrimonio. Dopo il cardinal Martini vescovo dal 1979 al 2002, segue Dionigi Tettamanzi. Dal 2011 al 2017 è arcivescovo di Milano Angelo Scola. Gli succede Maria Enrico Delpini, ma del seggio cardinalizio con diritto di voto neanche l’ombra. Le perplessità di Papa Francesco sulla chiesa ambrosiana non diminuiscono. Molto probabilmente monsignor Delpini concluderà la carriera con solo il titolo di cardinale onorario, come è avvenuto ad altri vescovi ultraottantenni.
Una strategia poco comprensibile
L’appannamento della chiesa ambrosiana è dovuto a una caduta catastrofica del numero dei fedeli e delle vocazioni. L’impegno economico e sociale forse non è stato spiegato e senz’altro ha giocato l’incertezza degli obiettivi e gli anni tumultuosi. C’è stata una mancanza di dibattito, una patina di grigiore che hanno reso molto spesso la diocesi simile a un qualunque altro imprenditore facendo fraintendere completamente le proprie intenzioni. I fedeli e parte del clero poco hanno compreso la strategia della diocesi. Non c’è documento di bilancio consolidato, conto economico, conto capitale che racconti quel che succede. Tutti i sindaci che si sono succeduti e le forze politiche locali, spaventati che la diminuzione dei fedeli trascinasse la diocesi in una crisi con l’abbandono di spazi e edifici come quello dell’industria, hanno approvato qualsiasi iniziativa di repurposing del patrimonio sul modello attuato dai cattolici USA.
La diocesi era molto presente nella sanità con Don Verzè, ma è andata male. Un riposizionamento del patrimonio e delle iniziative della diocesi è preferibile a qualsiasi riduzione e spostamento di risorse in altri paesi o continenti. La flessibilità del Comune sull’allargamento dell’Università Cattolica e il rafforzamento della vocazione educativa nel campo universitario avevano proprio questo come punto centrale. Tuttavia Papa Francesco e la Diocesi Ambrosiana continuano a capirsi poco.