
La trasposizione teatrale
La trasposizione teatrale di una storia vera, raccontata da Giovanni Grasso, si presenta come un’opera interpretata da attori di grande esperienza e tecnica solida. Tuttavia, nonostante le premesse, lo spettacolo lascia poco allo spettatore. Dalla storia di Leo Katzenberger, Giovanni Grasso scrive il libro Il caso Kaufmann, modificando il nome del personaggio reale e Piero Maccarinelli lo porta sulle scene.
Una sobria narrazione
La regia sembra essere più interessata a contenere ogni eccesso interpretativo, restituendo la narrazione con toni misurati e una sobrietà che, se da un lato evita melodrammi, dall’altro rischia di appiattire l’emozione. La trasposizione del testo è libera, ma l’incipit, a parte qualche piccolo e insignificante taglio, è proposto quasi fedelmente.
La storia di Lehman Kazenberger
Giovanni Grasso, giornalista e autore, si adopera per raccontare con il suo consueto garbo l’ingiusta condanna a morte del commerciante ebreo Lehman Kaufmann, accusato di aver insidiato una giovane ariana. L’accusa di inquinamento razziale è il risultato del crescendo di tensioni razziali degli anni Trenta, un periodo in cui molti hanno assistito in silenzio, mentre altri hanno parlato.
Personaggi e ambientazione
La vicenda si svolge a Norimberga, dove la giovane ventenne Irene Seidel, amante della fotografia artistica, arriva dalla Polonia. Suo padre, amico fraterno di Lehman, accetta che la figlia torni a vivere in Germania sotto il controllo del fedele amico. Lehman, ebreo e vedovo da sei anni, instaura con Irene un rapporto stretto che non sfocia mai nell’amore fisico, ma rimane un legame profondo come quello fra un padre e una figlia.
L’accusa e il processo
Questo rapporto, e la sua apparente ambiguità, diventa un’arma nelle mani della governante di casa Kaufmann, Eva, rimasta senza lavoro a causa delle leggi razziali introdotte nel 1934 in Germania che vietano agli ariani di lavorare presso persone ebree. Leo è costretto a rinunciare a Eva dopo anni di fedele collaborazione, e la donna, senza comprendere le conseguenze del suo gesto, denuncia per ripicca la frequentazione tra Leo e Irene. Il processo ai due vedrà Leo condannato a morte e Irene ai lavori forzati. La drammaturgia è centrata sulla formazione dell’accusa in capo ai due attraverso il racconto dell’ebreo.
Scenografia e Costumi
Le scene scarne e le luci radenti e dall’alto conferiscono al racconto la brutale e scura atmosfera di cui la storia è intrisa. I costumi sono essenziali e la sintesi della pièce è incarnata da Franco Branciaroli/Lehman Kaufmann nel suo spiegazzato abito dell’uomo ebreo, troppo grande per lui, come l’ingiustizia che lo ha travolto. Un attore così “grande” è calato nel ruolo del “piccolo” uomo rassegnato alla protervia del potere.
Lo stesso registro in tono minore è di Irene/Viola Graziosi, del cappellano/Stefano Santospago e del giudice nazista Rothenberger/Graziano Piazza. Per tutti il coinvolgimento nei ruoli è profondo ma risulta poco incisivo.
Le scelte del regista Piero Maccarinelli
La regia di questa trasposizione teatrale sembra soffrire di una eccessiva prudenza. Il regista opta per una narrazione sobria e misurata, evitando qualsiasi forma di eccesso interpretativo. Questa scelta, se da un lato può essere vista come un tentativo di mantenere la dignità e il rispetto della storia, dall’altro rischia di privare lo spettacolo di quella passione necessaria a coinvolgere pienamente lo spettatore. Le interpretazioni degli attori appaiono troppo controllate e private dello slancio emotivo che avrebbe conferito maggiore peso alla sofferenza interiore dei personaggi.
La chiusa, fra l’oscurità del palco e i sussurri degli attori, è poco efficace, eccessivamente tranciante, come la ghigliottina che, forse, recide anche le aspettative del pubblico.
Il caso Kaufmann
di Giovanni Grasso
regia Piero Maccarinelli
con Franco Branciaroli, Stefano Santospago, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella
scene Domenico Franchi
luci Cesare Agoni
musiche Antonio Di Pofi
costumi Gianluca Sbicca
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli.
Andato in scena al Piccolo Teatro Grassi – Teatro d’Europa.