Corpi straordinari, naked, nudes, dressed, crossdressed

Corpi straordinari, naked, nudes, dressed, crossdressed
"Split" di Lucy Guerin, Photo Gregory Lorenzutti, https://lucyguerininc.com/works/split
Corpi straordinari
Roberto Bolle, foto Luca Manfredi, via Instagram

La bellezza: è la Dea sempre invocata da Roberto Bolle, il più bel ballerino italiano per i/le fan. Che tipo di bellezza? Una bellezza nuova, che scolpisce ognuno dei 654 muscoli del corpo umano, in dettaglio. Il libro fotografico, edito da Rizzoli, che l’étoile d’Italia si è regalato per i suoi bellissimi 50 anni è la bandiera di un’estetica del nuovo millennio, firmata da maestri dello scatto d’arte, capaci di fare del corpo un’opera eternata – parole di Bolle stesso – tra cui Bruce Weber, Annie Leibovitz, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel, Mario Testino, Karl Lagerfeld.

 

Tutte le testimonianze VIP, di colleghi/e e compagni/e della scena, del balletto, della televisione, concordano sulla dedizione con cui Roberto Bolle crea il suo corpo, lo cura, lo mette nelle condizioni ideali per danzare al meglio, con l’umiltà di lavorare duro ogni giorno, sempre duttile e gentile.

Nel ricco volume, b/n, trasversale alle età della vita – certo speciale – di un ragazzo “baciato dalla Fata” come lui, l’umiltà di Narciso e il trionfo della queerness, si danno la mano.

Friedemann Vogel, Photo by Younsik Kim

Lo stesso piacere cultuale della muscolatura ben tornita, esaltata con luci caravaggesche, è condiviso da Friedemann Vogel, stella planetaria di Stoccarda, Davide Dato, italiano a Vienna, il russo free lance Vladimir Malakhov, lo spagnolo Sergio Bernal.

Sergio Bernal, Photo Malcolm Levinkind

Ora tale piacere riguarda anche ballerine-ultracorpi come Polina Semionova, étoile a Berlino, e Misty Copeland, principal afrodiscendente dell’American Ballet Theatre, e prima di loro Sylvie Guillem, ex ginnasta, non più eteree, come le “antiche” ballerine classiche, cigni e silfidi fatte d’aria quali la leggendaria Anna Pavlova o la squisita Carla Fracci di Giselle.

Polina Semionova in “Caravaggio” di Mauro Bigonzetti, via Instagram
Corpi medianici

François Chaignaud, performer danzante-persona fuori da ogni canone, protagonista di Bolero, un corto di Nans Laborde-Jourdàa, vincitore della Queer Palm a Cannes, nei veli di Isadora Duncan – coach di autenticità Elisabeth Schwartz – sulle note di Chopin, con Romain Louveau al pianoforte, si trasfigura, facendo rivivere medianicamente, con slancio toccante, la straordinaria creatura dei primi del 900, nelle linee sciolte a piedi nudi, inebriata di musica e di desiderio.

“Último helecho” un spectacle de Nina Laisné avec François Chaignaud et Nadia Larcher

Dopo aver dedicato una creazione perfetta all’Orlando mutante di Virgina Woolf, vista anche alla Triennale di Milano, al Festival Oriente Occidente di Rovereto, alle Berliner Festspiele e alla Biennale de Danse de Lyon, Chaignaud ha regalato Último Helecho (felce indigena della Sierra), realizzato con la regista transgender Nina Laisné e la musicista e cantante Nadia Larcher: un magnifico viaggio barocco nel vasto mondo dei balli argentini più popolari e più eleganti, con una piccola orchestra comprensiva di bandoneon, antichi tromboni, cornetta wacrapuco, serpentone, tiorba, sachaguitarra, percussioni folk. Si danza senza età, senza genere, senza appartenenze a mode specifiche, in una immaginosa miscellanea di mondi.

Corpi svestiti

Svestire il corpo danzante non è un novità; le avanguardie del Novecento osarono farlo, con l’intento di rivelare la bellezza naturale della persona, sana, allenata, all’aria aperta – la Körperkultur tedesca – oppure attirando avventori nei cabaret berlinesi come Anita Berber,

Anita Berber

donna fatale maledetta, la danzatrice nuda “depravata” della Repubblica di Weimar, o ancora con l’obiettivo di rivelare l’essenza vera del movimento teatrale, senza l’impedimento del costume, suscitando all’epoca non poco scandalo, come accadde per il Fauno su Debussy e per il biblico e plastico Giuseppe il bello dell’innovatore Kasian Goleizovsky (Mosca, 1925).

Ai giorni nostri, Lucy Guerin, artista australiana, ha messo in scena un doppio solo, Split, per una ballerina vestita e una svestita, che danzano la stessa coreografia in spazi sempre più rigorosamente circoscritti.

A Milano Oltre, festival imprescindibile che quest’anno è incentrato su “danza e moda”, il glorioso Cullberg Ballet, fondato dalla geniale pioniera Birgit e glorificato dal figlio Mats Ek, grande narratore e re-maker di balletti come Giselle e Bella addormentata in chiave odierna, porta Exposure della coreografa greca Alexandra Bachzetsis; il proposito è già nel titolo: qui il nudo è il costume di scena, potente e vulnerabile.

Corpi vestiti

Intrecciare la bellezza del costume e quella della danza; consentire il movimento con design e materiali mirati per raccontare i corpi con la moda: la sfida è stata raccolta da tanti stilisti, come complici, cocreatori, sponsor. La lista delle accoppiate stilismo-coreografia è lunghissima ormai, a cominciare da Mademoiselle Coco Chanel per Le train bleu dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev.

Dopo questa avventura felice, ecco Yves Saint-Laurent per Roland Petit (Notre-Dame de Paris) e Gianni Versace per Maurice Béjart nelle notti bianche a Pietroburgo e per  William Forsythe con corte gonne gialle a pieghe (Herman Schmerman); e poi

Jean-Paul Gaultier con Régine Chopinot (Le défilé), Cristian Lacroix con Karole Armitage (The Tarnished Angels) e anche con Blanca Li (Shéhérazade), Vivienne Westwood con Asley Page al capodanno viennese 2014, Bodymap con Michael Clark, tra crossdressing, zeppe e oblò sul sedere.

Gianni Versace per Maurice Béjart, Photo Centre national du costume et de la scène

Recentemente le coppie d’oro sono: Hofesh Schechter con Chanel; Sharon Eyal con Dior-Maria Grazia Chiuri, Anne Teresa De Keersmaeker con Dries Van Noten, Sasha Waltz e anche Benjamin Millepid con Iris Van Herpen. Roberto Capucci ha ideato un pantalone avvolgente cremisi e oro con le alette ai fianchi, tra bolero e flamenco, per Sergio Bernal.

Valentino ha disegnato per il New York City Ballet; Wayne McGregor ha curato una sfilata per Moschino. Scena e passerella vanno a braccetto.

Antonio Marras è andato oltre, creando l’installazione Manus Manus al Teatro Elfo Puccini di Milano e ideando anche un’altra produzione site specific a Gorizia, Città Europea della Cultura, per il festival Visavì, installazioni immersive, un panorama da abitare da spettatori partecipativi.

Corpi inconfondibili

Per i suoi 100 anni la compagnia di Martha Graham pubblica un volume che già in copertina rimanda al suo gusto per le “gonne ballabili”, soprannominate le “Marthe”, ben riconoscibile a prima vista, come le t-shirt e i calzini bianchi per gli uomini moderni di George Balanchine, oppure i calzini, le frange e i guanti di William Forsythe o i tacchi e i vestiti da sera vintage di Pina Bausch.

Martha e Forsythe hanno talvolta immaginato loro stessi i costumi o non costumi delle proprie danze, di cui sono direttori responsabili in toto.

Non più artigiani al servizio del musicista o dell’artista visuale, gli autori e autrici della coreografia di oggi sono il primus inter pares tra i molti talenti che collaborano per celebrare la bellezza della danza, con il suono, il colore, la forma, la luce, in cerca di libertà per ogni corpo. Moda e danza, insieme, includono il mondo.

La copertina del volume per i 100 anni della Martha Graham Dance Company
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ELISA GUZZO VACCARINO
Laureata in filosofia, ha insegnato storia ed estetica della danza in università italiane e straniere e alla scuola di ballo della Scala di Milano. Si occupa di danza per Quotidiano Nazionale, periodici e riviste specializzate, scrivendo anche libri. Collabora con la Biennale Danza di Venezia e il Premio Carla Fendi di Spoleto. È membro del Consiglio Superiore dello Spettacolo presso il Ministero dei Beni Culturali.