Les Faits di Roth e altre traduzioni francesi

Libri tradotti in francese di autori stranieri, foto bianco e nero di editore Gaston Gallimard
Nella foto: Gaston Gallimard
Libri tradotti in francese: di nuovo Philip Roth

Dopo un lungo periodo di paralisi, l’editoria francese ha iniziato di nuovo a pubblicare alcuni libri tradotti di autori stranieri, tra cui The Facts di Philip Roth, in una nuova traduzione. Questo testo è già uscito negli Stati-Uniti nel 1988. Ed è stato  pubblicato in Francia da Gallimard nel 1990. In questo libro, Roth cerca di scrivere un’autobiografia che non rispetta le norme delle biografie classiche. Per capire la sua strategia, basta tenere presente che queste pagine sono indirizzate a uno dei suoi personaggi, Nathan Zucherman. In queste circostanze, l’autore espone la sua visione dell’autobiografia: «Mano a mano che parlava, mi dicevo: questo modo che ha la gente di riscrivere la storia della propia vita, queste vite di tutti che fanno una storia». Ed anche un ripensamento della sua esperienza letteraria.

É un’opera di valore che rivela il cammino particolare, tortuoso, ma affascinante, del suo modo di intendere la letteratura. Ma, quando si legge con attenzione questo progetto di rinnovamento, si capisce che il suo metodo serve solo a poter dire delle cose intime che vanno un po’ al di là di quello che un autore può rivelare di se stesso. Due anni dopo la sua morte, Gallimard decide di pubblicare Les Faits di Philip Roth tradotto da Josée Kamoun. É difficile capirne la ragione. Ma il recente mondo editoriale francese dimostra che è si tratta di una pratica comune e anche ossessiva.

Prendiamo qualche esempio famoso di libri tradotti in francese. Per cominciare, parliamo di Dante Alighieri. Ci sono state nella storia numerose traduzioni della Divina Commedia. Tra l’altro quella di Lamennais, l’autore di Paroles d’un croyant (1834) e quella del professor André Pezard in vecchio francese nel 1965. Di recente, ci sono state tre versioni: quella di Jacqueline Risset (Editions du Seuil), che ha tentato di trascrivere Dante in un linguaggio poetico moderno. Poi l’edizione di Vegliante, sicuramente la più accurata (Editions Imprimerie Nationale) e quella di Didier-Marc Garin (Editions de la Différence) d’una grande mediocrità. Si potrebbe scrivere un libro solamente su queste diverse versioni in versi o in prosa.

Mille e una traduzione

Si potrebbe anche discutere delle varie traduzioni in francese delle Mille e Una Notte. Il primo a fare questo lavoro è lo scrittore e orientalista Antoine Galland (1646-1715), bibliotecario che ha viaggiato molto in Oriente per cercare libri preziosi per la biblioteca del re. Galland ha scoperto un manoscritto arabo del quattrocento e ha tradotto i primi racconti che sono stati pubblicati nel 1704. Sei altri volumi escono fino al 1709. Poi, dopo avere conosciuto un sapiente prete maronita ad Aleppo, scrive altri quattro volumi tra il 1712 e il 1717.

Tutte le edizioni europee, a cominciare dall’Inghilterra, sono frutto del suo bel lavoro. É un capolavoro letterario che ha fatto conoscere questa opera omnia della letteratura arabo-persiana. Meno bella, la traduzione del dottor Joseph-Charles Madrus (1868-1949), grande erudito e conoscitore della civiltà orientale, che ha il merito di aver realizzato l’edizione completa, uscita in vari volumi a partire dal 1900.

La più recente, del 2006, è nata dalla collaborazione di André Miquel e di Jamel Eddine Benchelikh e appare nella prestigiosa collana de La Pléiade. Non c’é dubbio che i due professori hanno lavorato su testi completi e autentici con grande cura, ma questa ricerca scientifica ha completamente distrutto le enormi qualità poetiche di questa raccolta. Hanno voluto soprattuto usare il modo di trascrizione attuale dei nomi arabi, che non consente al lettore di capire di cosa si tratti. É un mostro illegibile, riservato ai soli specialisti per i propri studi.

Ma, ahimé, la celebre Bibliothèque de La Pléiade si è fermata a questa strana avventura. Si possono citare tante opere che hanno subìto una sorte simile.

Altri “grandi classici”

Sempre a proposito di libri stranieri tradotti in francese, l’opera completa di Franz Kafka è conosciuta in Francia sin dal 1962 grazie a Marthe Robert (autore d’un libro importante, Seul comme Kafka). Dal 1976 al 1989, La Pléiade pubblica quattro volumi con la sua corrispondenza e il suo giornale intimo con le traduzioni della stessa Marthe Robert, Alexandre Vialatte (scrittore, autore di Mon Kafka) e Claude Durand (professore, autore d’un biografia di Kafka). Quest’edizione ha reso celebre Kafka, conosciuto solo grazie a pochi libri. Ma la direzione di questa collana decide di farne una nuova edizione sotto la direzione di Jean-Pierre Lefebvre, tutti romanzi tradotti da lui e racconti tradotti da vari universitari, come Bernard Lortholary, che ha curato un’altra edizione per Flammarion. Da allora, tante case editrici hanno pubblicato testi di Kafka, senza interruzione, nel bene e nel male. Il mondo accademico ha fatto man bassa sul povero Kafka.

Don Quichotte è stato tradotto nella stessa collana sotto la direzione di Claude Alaigre, Jean Canavaggio e Michel Moner nel 2001. Ma Les Editions du Seuil ha puntato a fare una versione in due volumi dello stesso libro sotto la direzione di Aline Shulman con una traduzione peggiore.

Ultimo evento noto di questo genere che coinvolge libri stranieri tradotti in francese: la Bibliothèque de La Pléiade pubblica sei tomi dell’opera di Fédor Dostoïevski tra il 1950 e il 1956, ai quali si sono aggiunti Récits, chroniques et polémiques nel 1969 più un «Album» fuori commercio. Les Editions Actes-Sud hanno realizzato le opere romazesche complete dello scrittore russo nella collana «Thesaurus» in tre volumi tra il 2015 e il 2016. La stampa ha in generale considerato questa traduzione migliore della precedente. Qualsiasi amante della prosa di Dostoïevski può smarrirsi: non è male, ma c’è di meglio.

Si protrebbe anche parlare di Herman Melville e del suo Moby Dyck, di tutta l’opera di Henry James e di tanti altri.

Una sciapa monomania?

Quello che non si comprende è che sarebbe importante fare uscire libri tradotti di autori stranieri ancora sconosciuti, oppure non ristampati da tantissimo tempo. Sembra una farsa grottesca con maggiori sottintesi mercantili. Ma sopratutto una specie di monomania che Sigmund Freud non ha studiato. É una macchina infernale devastante, perché spesso si perde il valore del testo francese che rimane, al tempo stesso, il più vicino all’originale. Ma, in Francia, c’é un sindacato dei traduttori, che ha un certo potere. Per concludere, posso raccontarvi un ultimo aneddoto. La Pléiade (sempre lei!) ha voluto tradurre di nuovo tutti i suoi libri. Il risultato? Un disastro. Si è perso tutto lo spirito sottile della lingua ceca. Il francese è corretto, certo, ma è come un piatto senza sale. Forse sarebbe stato meglio correggere le traduzioni fatte da professionisti validi, magari con qualche errore, nelle prime edizioni…