Coronavirus e sistemi autoritari

L'immagine mostra una affollata via cinese e sospesa sulle teste delle metaforicamente incombe una grande struttura verde che riproduce la struttura di un virus-

Il South China Morning è un giornale cinese redatto e stampato a Hong Kong. Per questa ragione gode di una certa libertà di critica nei confronti di Pechino e talvolta acutamente rivela le falle non tanto del Partito Stato di Xi Jinping, ma del sistema politico in sé, notoriamente e coscientemente autoritario. Ciò è avvenuto qualche giorno fa a proposito del ritardo con cui le autorità colpevolmente hanno impedito ai cittadini e ai governi dei Paesi esteri di prendere le dovuta precauzioni contro il diffondersi dell’epidemia.

In un sistema autoritario l’unica sicurezza di cui gode un qualunque funzionario di fronte all’autorità è fare esattamente ciò che gli viene ordinato dal diretto superiore. Ogni iniziativa personale è passibile di censura, se non peggio. Secondo la logica del sistema autoritario il funzionario che ha qualcosa da rilevare deve rapportarsi al suo superiore, il quale deve fare altrettanto con il proprio superiore, e così via. Quando le informazioni di allerta saranno arrivate al vertice, al quale spetta prendere le decisioni importanti, non solo saranno passati giorni preziosi, ma le notizie possono essere state modificate o distorte in buona o mala fede da qualcuno dei funzionari intermedi.

Ma questo non è tutto. Il cittadino cinese che viene a sapere con 10 giorni di ritardo di essere stato tenuto all’oscuro di informazioni di estrema gravità per la sua salute, non potrà fidarsi in futuro dello Stato e si comporterà volentieri o malvolentieri in un determinato modo solo se costretto da un sistema poliziesco. Così l’autoritarismo si avvita su se stesso e alimenta al tempo stesso sfiducia del cittadino e violenza nei suoi confronti. Ne consegue che le reazioni della popolazione possono essere le più incontrollate, come ad esempio tutelarsi da pericoli che non sono tali e ignorare le giuste cautele che le istituzioni, sebbene in ritardo, iniziano a suggerire.

Ancora una volta gli incensatori delle meravigliose sorti progressive della Repubblica Popolare Cinese dovrebbero riflettere su ciò che pensano, dicono e scrivono. Perché se oggi si parla di una epidemia che sarà combattuta e vinta, domani si potrebbe parlare di una guerra atomica che sicuramente nessuno vincerebbe. La democrazia non è un’opzione di cui si può fare a meno. Come diceva Winston Churchill è un pessimo sistema, migliore di tutti gli altri.